La poesia

La poesia LO SCAFFALE La poesia dì Giovanni Tenia POESIE 1956-1988 Antonio Porta Oscar Mondadori pp. 196, L. 12.000 OMAGGIO A EMILIO VILLA A cura di Giacinto Spagnoletti Fondazione Piazzolla pp. 198, s.i.p. PORTA E VILLA Dal nomade passeggero ai milanese di Roma DUE percorsi complessivi. Il primo, dedicato ad Antonio Porta (1935-1989), è un'antologia a cura di Niva Lorenzini, che nella Postfazione commenta criticamente le tappe di un viaggio testuale di molte trasformazioni ma di sostanziale fedeltà («nomade» e «passeggero», come sottolinea Maurizio Cucchi nell'Introduzione). Attraverso i tanti «passi passaggi» che vanno da Calendario (1956) a // giardiniere contro il becchino ( 1988) si disegnano le tappe di una «sfida della comunicazione», di una «progressione verso la "semplicità"» capace di fondere l'esperienza centrale della neoavanguardia nell'oltre di una poesia senz'altro determinazioni. Il secondo è dedicato a Villa, al poeta ottantaquattrenne, milanese di Roma, che ha fatto a tempo a cogliere un po' più che la coda della avanguardia surrealista e che si è lungamente rimpiattato dietro reconditi studi di filologia semitica e paleo-greca. Una vera e propria rivelazione, a cui Spagnoletti guida in una lettura sorprendente anche se limitata (dal '47 al '55). Versi lunghi e brevi, rime facili e rotte, timbri e registri giocati tra lingua e dialetto in disarmonie espressionistiche piene di energia. QUADERNO DI TRADUZIONI Giorgio Caproni Einaudi pp. 324 L 30.000 DnAHgaMdpEGssgR TRA APOLLINAIRE E LO RCA Dodici grandi di Francia e Spagna nell'officina di Giorgio Caproni APOLLINAIRE, Char, Frénaud, Prévert, Verlaine, Cadou, Henri Thomas, Lorca, Machado, Théophiie de Viau, Hugo, Baudelaire. Dodici poeti francesi e spagnoli tradotti in gran parte tra gli Anni Sessanta e l'inizio dei Settanta. Il libro, a cura di Enrico Testa (con una «premessa» di Pier Vincenzo Mengaldo), risponde «quasi totalmente» alla volontà dell'autore che lo aveva preparato (non arrivando a pubblicarlo) per una delle auto-antologie sollecitate da Einaudi ai maggiori poeti-traduttori italiani, da Sereni a Luzi a Giudici a Fortini. Un rapporto dialogico di affinità e di scontro in cui ad una voce se ne intreccia un'altra in sostanziale unità («Non ho mai fatto differenza, o posto gerarchie di nobiltà, tra il mio scrivere in proprio e quell'atto che, comunemente, vien chiamato il.tradurre»). Un libro autonomo, dunque, che in nulla dipende dall'esteriorità dell'occasione editoriale e che corrisponde invece ad una convinta vocazione d'officina mentale e "manuale. Il testò à ' fronte permette di gustare in tutta fa sua portata il travaglio della libertà linguistica, della continua invenzione. LE PAROLE NEL CARTOCCIO Giuliana Rocchi Maggioli pp. 190. L 25.000 DIE Paolo Bertolani Edizioni Diabasis pp. 52. s.i.p. V ROCCHI E BERTOLANI Versi «santarcangiolesi» e liriche dalla Serra di Lerici GIULIANA Rocchi (1922-1996) è una voce poetica che appartiene - da Pedretti a Fucci, da Guerra a Baldini - al distretto numeroso e vario dei «santarcangiolesi», il più attivo che si conosca nel dominio della poesia dialettale. Rita Giannini, che si è presa cura dei versi lasciati inediti (la «postfazione» è di Gualtiero De Santi), parla di fogli di carta gialla, da cartoccio, su cui la Rocchi scriveva con la semplicità narrativa delle sue origini umili e battagliere. Semplicità «forte e dolorosa», scrive in una sua testimonianza Tonino Guerra, «come se i versi ad un certo punto si rigirassero come fanno gli uncini». A scarnite lucentezze liriche Paolo Bertolani conduce il suo dialetto di La Serra di Lerici (La Spezia) nell'ultimo libro presentato da Paolo Lagazzi. Un inventario degli amici e dei morti (molte le poesie dedicate). Un dire che convoca gli affetti, o spenti o incrinati o lontani, legandoli al filo del grande inganno. Umori malinconici e saturnini che nella vita non registrano se non abbandoni, lontananze che non si rimarginano, perdite che non risanano, soprassalti che si consumano sulla soglia dell'umana nudità che ci fa «poveri» tutti. MERIDIANO DI GREENWICH Fernando Bandirli Garzanti pp. 130 L 29.000 FERNANDO BANDINI «Le mie smagate ipàllagi, i miei sapienti chiasmi» ALTRA tournure retorica per il vicentino Fernando Bandini, già docente di stilistica e metrica all'Università di Padova, poeta di lungo corso al suo settimo libro, che va legato soprattutto al precedente, Santi di Dicembre (1994). Sia per la compresenza di componimenti in italiano, in dialetto e in latino («epigono» del Pascoli, Bandini è stato più volte premiato al Certamen Hoefftianum dell'Accademia Reale Olandese di Amsterdam e al Certamen Vaticanum della fondazione Latinitas), sia per il recupero sempre più netto di rime e forme che chiudono una colloquialità spesso amara in strutture retoriche classicamente compcste («le mie smagate ipàllagi, i miei sapienti chiasmi»), sia, infine, per la ricorrenza sintomatica della parola «cuore» delegata a registrare i soprassalti di una vecchiaia più prossima di ogni altra stagione umana al senso apocalittico della fine e - con la geografia celeste delle stelle più fredde - al richiamo sotterraneo («ctonio») della memoria. Mai rinunciando a frugare («vescica/gonfia di vento») nella «frattura d'ombra che da sempre divide/l'essere e la parola». FABBRICHE LUMIERE Luca Ragagnin Bompiani pp. 108. L 12.000 CONVIVIO DEI POVERI Giovanni Falsetti Editrice Flaminia pp. 80. L 16.000 CINEMA E PAESAGGIO I cult di Luca Ragagnin e le Marche di Falsetti TERZO libro poetico per Luca Ragagnin, trentatreenne torinese, che ha esordito nel '96 con L'angelo impara a cadere da Crocettie Piccoli crolli sinfonici da Scheiwiller. Accompagnato da una nota un po' folle di Enrico Ghezzi, è appena uscito nella nuova collana «in Versi» che Aldo Nove cura per Bompiani. Un'opera che nasce all'insegna del cinema e che, nel rispetto della convenzione, è distribuita in due tempi con intervallo. Un commentario-ideario scritto sul risvolto di famosi film di culto, da Anemie cinema (1926) di Marcel Duchamp a Killing Zoe (1993) di Roger Avary. Più la «suite» Thirty-Two Short Films About Glenn Gould di Francois Girard. Decalcomanie che nel caso di Girard diventano suggerimenti brevi e fulminanti. Per Giovanni Falsetti, introdotto da Massimo Raffaeli, si tratta di un esordio. Entro un'avventura paesistica marchigiana, con voci che vanno da Leopardi a Scataglini (cui il libro è dedicato), si collocano tempi stagioni lacerazioni dolori. Cinque poemetti come «canti» impastati di lingua e di dialetto, di senso della catastrofe e di coraggio dell'utopia.

Luoghi citati: Amsterdam, Francia, Greenwich Fernando Bandirli, La Spezia, Lerici, Marche, Roma, Spagna