IL MAESTRO DI SCHERMA COLPITO AL CUORE di Sergio Pent

IL MAESTRO DI SCHERMA COLPITO AL CUORE IL MAESTRO DI SCHERMA COLPITO AL CUORE ONOSTANTE il battage pubblicitario riferito ai trionfi internazionali e l'ampio ventaglio di critiche incoraggianti decretato alle italiche traduzioni, dalle nostre parti il neo-Dumas spagnolo Arturo PérezReverte non ha ancora trovato le giuste correnti d'aria del decollo. Forse è il solito discorso di diffidenze congenite nei confronti di orse pur nella patria adottiva delle gromanzi di dubbia catalogazione, o forse - pur nella patria adottiva delle tele-lacrime - non si è ancora riscoperto il gusto totalmente gratuito del racconto d'appendice modernizzato con qualche inevitabile ciliegina intellettuale. Se un punto a favore dell'autore possiamo segnarlo, lo vorremmo motorizzare verso l'etichetta produttiva del feuilleton, di cui Pérez-Reverte è senza dubbio novello e disinvolto artefice, ricco di idee e suggestioni, in grado di gestire un attento confronto tra vetuste fascinazioni popolari e recenti produzioni a tutto schermo. Se «Il Club Dumas» cedeva talvolta il passo a intellettualizzazioni troppo artificiose, «La pelle del tamburo» poteva risultare una maliosa love story mediterranea in abiti talari, ovviamente più suggerita che azzardata. Quei due romanzi confermarono il successo europeo dell'autore, che già aveva prodotto alcuni testi in grado di esiliarlo dalla professione giornalistica: «La tavola fiamminga», pastiche invero piuttosto arzigogolato sul mondo dei falsari e dei mercanti d'arte, e prima ancora questo «Il maestro di scherma» che, nella sua genuina semplicità, abbiamo invece apprezzato su tutti. Non è questione di gusti faciloni, ma lo spirito decadente e romantico di questo romanzo colpisce dritto al cuore, senza troppi accadimenti, solo con la struggente parabola d'amore - possibile ma non probabile - di un vecchio maèstro d'armi esiliato ai confini d'un mon¬ do nuovo e moderno, senz'anima. Pérez-Reverte gioca di stocco sulle sensazioni, e se i riferimenti accorati rivolti alla storia dell'epoca lasciano un ricordo didattico in un lettore extra-ispanico, coinvolgono invece - e appassionano - le schermaglie del cinquantasettenne madrileno Jaiine Astarloa, catturato in un gioco di cui non conosce alcuna regola. Foglia cadente dall'albero della tradizione, il maestro sopravvive impartendo lezioni alla nobile gioventù, che considera ormai la scherma uno «spot» anziché uno stile di vita. Nella Madrid del 1868 si cospira contro la regina Isabella LI, ma i clamori politici non sfiorano l'esistenza solitaria di Astarloa, che difende con fierezza il mondo ormai quasi anacronistico in cui ha sempre creduto. Quando la bella, sensuale, sconosciuta Adela di Otero lo contatta per farsi insegnare un colpo segreto - la stoccata da duecento scudi - il vecchio maestro rimette in moto la circolazione dei sensi, anche se tra dialo- ghi, sguardi e congetture è l'illusione a vincere sui fatti. La morte del nobile de Ayala, che gli aveva affidato un plico di documenti segreti, mette in allarme lo spadaccino, improvvisamente al centro di una congiura politica e di un complotto a lui totalmente estraneo. Quando anche la fascinosa Adela si ritrova imbrigliata dagli eventi, al vecchio maestro non resta che riacciuffare al volo i ricordi e misurarsi con la penombra del suo tramonto, alla ricerca del colpo unico, perfetto. Un riassunto più suggerito che analizzato, ma è il solo modo per rendere viva la nebbiosa, dolente storia così ben cantata da PérezReverte: più che l'incalzare dei fatti e del fioretto, è la lenta peregrinazione dei sentimenti a decretare l'atmosfera del romanzo, tanto ricco di sensazioni impolverate da risultare un inatteso esempio di passioni dipinte allo stato puro: uomodonna, odio-amore, giovinezzavecchiaia, senza sniffate alteranti. Godibile nella sua linearità, il racconto si chiude su un duello che è un esistenziale duello d'amore impossibile: ogni colpo di fioretto è un passo in più verso la fine di un'illusione, e di un mondo. Una scena davvero unica nel catturare tra dolore, rancore e nostalgia tutte le sensazioni di un addio: alla giovinezza, alle ultime impennate di orgoglio virile, ai ricordi. Il canuto Astarloa rimane poi a confrontarsi allo specchio con se stesso, mentre fuori dal palazzo il tempo, ignaro delle singole sconfitte, muove i suoi passi verso nuove rivoluzioni. Sergio Pent IL MAESTRO DI SCHERMA Arturo Pérez-Reverte trad. di Paola Tommasinelli Tropea pp. 284. L 32.000

Persone citate: Arturo Pérez-reverte, Arturo Pérezreverte, Astarloa, Ayala, Dumas, Foglia, Otero

Luoghi citati: Madrid