Lacrime di sangue e polemiche

Lacrime di sangue e polemiche «MIRACOLO» IN CALABRIA Un medico conferma: «Liquido non umano». Un sociologo: «Mediocre scherzo di Carnevale» Lacrime di sangue e polemiche Code di fedeli per la Madonnina che piange VIBO VALENTIA DAL NOSTRO INVIATO La Madonna è dolce. E' semplice come una mamma. La Madonna, signora. «Oh, ancora? Adesso l'ho ritirata»/. Apre appena la luce della porta sul nero della strada. Piove come in un diluvio. Pure don Salvatore ora è più tranquillo: «Sono vecchio, non posso stare qui a fare il carabiniere. Meglio tenerla al riparo». Se ne toma in canonica, dice. La pioggia che viene fa un rumore di spilli che picchiano sui vetri, e fa rigagnoli sulla stradina. La signora vorrebbe chiudere la porta: «Non potevo mica lasciarla a rovinarsi, sotto questa pioggia». E quelh che la vogliono vedere? «Oh, troppi. Sono venuti troppi. Domani, li faccio tornare domani. Se sono devoti come me, capiranno». Lei è una piccola donna, e quando si affaccia sulla porta, si asciuga la fronte con un fazzoletto nero. E' tutta vestita di nero. «Maria Assunta Iaconis vedova Esposito». E' la signora che ha fatto questo altarino con la Madonna, proprio sulla porta di casa, un palazzo piantato su una stradina di vallata, a Dasà, paesino da 1400 anùne, Calabria, Vibo Valentia appena qua sotto. Solo che da mercoledì questa statua piange lacrime di sangue. «Le ha viste, no?» Ho visto delle macchie che sembrano sangue. «Non ci sono bisogno di parole, e io sono stanca. E' tutto il giorno che prego e che lavoro». Attorno a lei, altre donne tengono il rosario in mano. Guardano con diffidenza. Una ha un bimbo in braccio. «E' un brutto segno», dice. Il bimbo dorme. E perché? «Perché le Madonne che piangono portano sempre male». Ma come? Non è un miracolo? Le altre donne salutano. C'è una schiera di ombrelli davanti a casa. Anche il parroco è stanco. «C'è troppa cattiveria, ci sono troppi pensieri brutti», dice la mamma. Don Salvatore Santaguida si allontana. Ha fatto su e giù per tutto il giorno con i suoi 85 anni suonati e questa agitazione che gli aspira il fiato e le parole. Lui dice che cerca di capire, che non sa, che aspetta il Vescovo. «Oggi Monsignore non poteva», fa Maria Assunta (Aveva degli esercizi spirituali a Loreto». Non ha ancora detto niente7 La Curia dice di aspettare. Viene domani, annuncia Maria Assunta. Poi ci ripensa: «Ma non è detto. Andiamoci cauti. Bisogna sempre usare il forse». E allora don Salvatore s'agita tutto, s'incammina, stringe mani bagnate come le sue, strizza l'abito, sgocciola. «Io non se, io non riesco a capire», balbetta. La statua l'hanno messa in sala da pranzo, dietro all'«Agenzia delle pratiche autornobiiisti- che e altri affari», così come la presenta Elisabetta Esposito, la figlia di Maria Assunta. «Ma vede, la prima volta, mercoledì, io me ne stavo anche prudente. Però, la seconda volta...» Quando, padre? «Ieri sera». E' successo che le donne hanno messo il fazzoletto sopra le sue lacrime ed era bagnato di sangue. «E allora?» Non so, padre. La statua di gesso con la veste azzurra è così umile. Un segno di croce davanti alla Madonna. «Se qualcuno avesse spruzzato del sangue, si vedeva lo spruzzo e basta. E invece, guardi, lo vede?» Sì. E' tutta una crosta adesso, comimcia dagli occhi e dal naso, poi salta il mento, e fa un rigagnolo che dal pet¬ to scende fino ai piedi. Sangue coagulato, sembra. «Vede? E lei come giudica, questo?». Noi non giudichiamo. Noi guardiamo. E' diverso, padre. «Meno male che l'hanno portata dentro. Non possiamo tenerla fuori. Potrebbero danneggiarla, io sto così in agitazione. Hanno fatto così anche con la Pietà. Mi tocca fare il carabiniere, a controllare, vengo qui appena posso». Le donne si asciugano il viso con il fazzoletto e lo appoggiano sul volto della Madonna. E' tutto il giorno che va avanti così, questa processione infinita, di mamme di nonni, di uomini, di vecchi e ragazzi anche, su per la stradina di curve e di saliscendi che viene da Vibo Valentia fino in cima a Sant'Angelo, e poi da lì piglia a destra, per Dasà. Le donne vengono e pregano, in gruppo, qualche volta cantano. E' una nenia in calabrese, che Antonio Garrì traduce per quelli che non capiscono: «Non mi muovo di qua, se questa Grazia non mi fa...». C'è una signora di 40 anni che è arrivata qui mercoledì e che è tornata adesso, e dice che le è apparsa nel sogno la Madonna: «Mi ha detto vai in questo paese che c'è un miracolo, e allora io ho preso senza sapere niente e sono venuta qui, e io ho visto. Voi non potete scrivere che non è vero, voi non potete inventare, voi non potete parlarne male. Io ho visto». C'è anche un signore che ha lasciato la macchina più sotto ed è venuto su a piedi, strascicando sotto la pioggia. Sta dietro a tutte le donne che pregano in coro, alzando la voce. La nicchia è qui fuori, sulla destra, guardando la casa. Uno spiazzo, questo casermone con i garage sotto, una serranda e una porta a vetri per l'agenzia di pratiche automobilistiche. Poi c'è un cancelletto di ferro, e lì dentro, sopra il basamento in pietra, forma quadrata, due lati aperti e due chiusi, il volto umile e dolce della Madonna. Ed è davvero così semplice che stupisce, così a buon mercato, così comune, così banale. La statua dell'Immacolata Concezione sarà alta un metro. Maria Assunta spiega che l'ha comprata «in un negozio di Lamezia terme». Era in polvere di marmo, tutta bianca. «Io ci ho fatto dipingere il mantello di azzurro». L'ha presa dopo la morte del marito, Achille Esposito, autista, scomparso nell'89. Mercoledì, l'Evento. Elisabetta, la figlia, esce di casa e si accorge che dai due occhi della statua e sotto 0 naso c'è un rivolo rosso che scende giù verso l'addome. Sono le 7 meno un quarto. Elisabetta chiama subito i carabinieri. Arriva il maresciallo e arriva anche una pattuglia del commissariato di Serra San Bru¬ no. Il maresciaho informa il parroco, che cerca di mettersi in contatto con il Vescovo Domenico Tarcisio Cortese. La stessa risposta di oggi: «Monsignore è a Loreto per gb esercizi spirituali». Parla con b vicario, Domenico Monteleone, che gli raccomanda di star calmo, che «se ne parla solo quando torna il vescovo». La voce corre però e la gente comincia a far ressa. Anche la dottoressa Margherita Adamo ha visto il sangue. Corre in farmacia, si fa dare un contenitore sterile, s'infila i guanti e aspba 3 gocce. Le dà ai carabinieri, poi al laboratorio anahsi di Soriano Calabro, il primario, Giuseppe Potenza: «E' sangue». Festa. Calma, però: «Non è sangue umano». Ossia? «Niente. Non posso dire di più perché non ho gb strumenti per giudicare. Non posso fare altre anahsi». Risultato. Polemiche e preghiere. C'è chi protesta, come il sociologo Rocco Turi: «Un mediocre scherzo di carnevale. Chi ha fatto le anahsi abbia b coraggio di dire cos'è. E la Chiesa abbia b coraggio, perfavore, di mettere la parola fine». C'è chi gli ribatte come 0 senatore Luigi Lombardi Satriani: «Uno studioso deve sforzarsi di capbe i fenomeni e i bisogni. Sempre». Parole. La gente sale qui, davanti ah'Immacolata Concezione. Don Bruno Sodaro viene accompagnato da due suore, filma tutto: «E' un messaggio che la Madonna lancia agli uomini. Ci dice di stare attenti, di lasciare la cattiva strada». E donna Maria fa segno di sì. «Io sono una devota, ho fatto tutto con una misera spesa. E' un mio voto personale». Adesso chiude la porta. «La fede non ha bisogno di tante luci». Vero. Purtroppo, siamo noi che ne abbiamo bisogno. «Buonanotte». Ha già chiuso la porta. Pierangelo Sapegno La Curia: se ne parla solo dopo l'arrivo del vescovo Il parroco: un messaggio per farci lasciare la strada cattiva La proprietaria «Se ne è accorta mia figlia, ho subito avvisato parroco e carabinieri» Esposta in un altarino vicino alla porta di casa A sinistra, la Madonna di Dasà. vicino a Vibo Valentia. A destra, la folla di pellegrini