LA KERMESSE MULTIETNICA

LA KERMESSE MULTIETNICA LA KERMESSE MULTIETNICA Un corteo che unisce anche i vip Messaggio di Taribo West, Franca Rame in prima fila QMILANO UANDO Mohamed, che arriva da Marrakech, sfila con quel cartello davanti agli striscioni blu del sindacato di polizia Siulp, più di uno tra gb agenti in borghese sorride e annuisce. E sorride anche Mohamed, che a pennarello ha scritto la sua sfida anche ai poliziotti che adesso non gb fanno paura: «Come si fa a rispettare le regole, se poi ti trattano da sospettato o pericoloso?». Di presunti sospetti come lui, ce ne sono tanti in questo corteo. Arrivano dal Senegal, dal Marocco, dalla Tunisia, dietro agli striscioni dei lavoratori filippini o degli immigrati in trasferta dalla Campania. E poi dietro alle bandiere del sindacato, dei partiti deba sinistra, dei senza bandiera che per una volta sono qui, a sfidare il freddo e questo sole che sembra una presa in giro. «Questo è un corteo meticcio...», si sgolano dal palco in Largo Cairoli, mentre la piazza si riempie di gente di tutti i colori venuta con 250 pullman, sette treni straordinari e pure due charter speciali dalla Sicilia. Fianco a fianco sfilano la senegalese con b vestito del suo Paese, una pipa in bocca e il cartello che dice «Anca mi sun mbanes» e l'étoile della Scala Carla Fracci, tutta in bianco al braccio del marito. La Fracci annuncia che in corteo voleva venire pure U maestro Muti, poi guarda questa Mdano: «Una buona occasione per vedere una città unita. Peccato per b sindaco Albertini...». Dal palco fanno l'elenco di quelh che non ci sono, ma hanno dato la loro adesione. Dal calciatore nigeriano deb'Inter Taribo West che manda un messaggio - «So di essere un privbegiato, non dimentico le mie origini», scrive - a Mbva, da Ottavia Piccolo a Moni Ovadia. E poi la Gialappa's, Dario Fo, Aldo, Giovanni e Giacomo. E Franca Rame, che invece è nebe prime file. «Questa è la Mdano che mi piace... la MUano ancora con il cuore in mano e non solo le mani in tasca a contare i soldi», dice dietro agli occhiali di sole. Promuove, anche se in extremis, il governo per la sanatoria per i 250 mila immigrati, ma poi chiede aiuti per quelh chiusi nel ghetto di via Corelb. «Servono coperte, medicinah, basta poco a volte...», spiega l'attrice mentre appena più indietro, un Giulio che è a Mbano da mezza vita si ricorda di quando sfobò qui dal Polesine. «Mi diedero da mangiare, un cappotto più grande di me e tanto calore. E adesso? Che Mbano è questa che vuole chiudere le porte agb immigrati?», chiede con la ragione della retorica. «Che poi anche Einstein e Cristoforo Colombo, se vogliamo, erano emigranti...», azzarda il paragone il cileno Eduardo Carrasco che su un grande pannello bianco dipinge la città che vorrebbe. A sinistra, a colori scuri, mette il lavavetri, il filo spinato, i manganelli. Dall'altra parte ci sono i colori chiari di questo corteo e le bandiere. «Me lo fa un autografo?», chiedono a Claudio Bisio che porta per mano la figba piccola Alice. Lui firma, e guarda la sua bambina: «Sono qui anche per lei, per il suo futuro... Per questa città che fa schifo e non crea occasioni di integrazione. Non so se questa è una risposta alla manifestazione del Polo, quella per la sicurezza. Questa è un'altra Milano, la città delle occasioni da non perdere». Tutti quelli che lo riconoscono gli danno un volantino. «No, quel giornale non lo prendo, 30 anni fa mi avete sprangato alla Casa dello Studente. Io ero di Avanguardia Operaia», ride. E quello: «Hai visto? C'è anche Cusani...». Replica, Bisio: «Ecco, mi hanno sprangato anche i suoi amici, un po' prima di voi, in piazza Fontana». Sergio Cusani alla sua terza vita, dopo i cortei con il Movimento Studentesco nel '68, dopo l'alta finanza, dopo il carcere e Tangentopoli si ripresenta in jeans, giubbotto e coppola. Paria della legge per il reinserimento dei detenuti che si farà presto, parla di quel 50% di extracomunitari che affollano le carceri e delle parole d'ordine che a lui non piacciono: <Alt.ro che tolleranza zero... Intolleranza zero, bisognerebbe dire». Dietro ai gonfaloni dei Comum c'è anche il sindaco di Vittoria, quello della strage. «Abbiamo ricevuto molta solidarietà. Noi portiamo la nostra, per una società senza barriere», dice Francesco Aiello e stringe mani a tutti, appena impacciato dalla fascia tricolore, mentre a fianco gli passano tre ex giornalisti Rai passati alla politica, Alberto La Volpe, Lucio Manisco o Sandro Curzi. In mezzo al corteo ci sono Ugo Intini, i pensionati del sindacato, le bande musicah, quelli del Leoncavallo che sparano rap con gli altoparlanti dal camion blu, una senegalese che abbraccia Veltroni e gli dice «grazie, fratello» e un marocchino, che si sgola davanti alle telecamere: «Sono un muratore, non siamo tutti spacciatori». Gli homeless vendono il loro giornale, «Scarp de tennis». Gli extracomunitari diffondono migliaia di copie di «Terre di mezzo». E a ricordare che oggi è tm giorno speciale, c'è il cartello che porta al collo un maghrebino con la kefia: «Basta buonismo-paternalisino. Non vogliamo assistenzialismo, ma parità di diritti e di trattamento». Fabio Potetti

Luoghi citati: Campania, Marocco, Milano, Sicilia, Tunisia