Da guardia carceraria a bandito di Paolo Colonnello

Da guardia carceraria a bandito Como, il colpo fatto a viso scoperto, aveva due pistole e tre caricatori Da guardia carceraria a bandito Rapina un casello, poi fugge: ucciso COMO DAL NOSTRO INVIATO E' crollato all'alba, dopo una corsa folle sull'autostrada, colpito dai proiettili sparati dalla mitraglietta di un agente della Stradale. Francesco Boccia, 24 anni, originario di Castellammare di Stabia, agente di custodia nel carcere di Como, è morto dopo 10 ore di coma nel reparto rianimazione dell'ospedale di Legnano. Avrebbe dovuto sposarsi in aprile con M., 23 anni, la fidanzata di sempre, a coronamento di una vita apparentemente senza problemi. Francesco, tre anni di ferma militare come caporale a Verona e da due anni agente di polizia penitenziaria addetto alle scorte dei detenuti, aveva un futuro tranquillo davanti a sé: una casa, una professione, una famiglia unita e perbene che lo aveva sempre aiutato nelle occasioni difficili. Invece l'altra notte, smontato dal turno di guardia, il ragazzo si è tolto la divisa, è salito sulla sua Uno nera e con due pistole e tre caricatori (quella d'ordinanza più un'altra Beretta rubata, sembra, a un collega del carcere), si è diretto verso il casello di Fino Mornasco per una rapina. Forse la prima, comunque l'ultùna della sua vita. Una rapina assurda, compiuta a volto scoperto, senza curarsi nemmeno di camuffare la targa della propria auto e contro un obbiettivo modestissimo, un casello autostradale minore il cui pedaggio fisso per auto è di 900 lire. Erano le 4 e un quarto di notte quando l'agente carcerario ha puntato la pistola d'ordinanza contro l'addetto del casello di Fino e si è fatto consegnare l'incasso: 913 mila lire ni tutto. Poi è ripartito sgommando, verso Como. Un minuto dopo il casellante ha fatto scattare l'allarme. La polizia era già in zona: l'uscita di Fino, così vicina al confine, è tra le più controllate dell'autostrada MilanoComo. Ma Francesco Boccia, nonostante la professione, la dimestichezza con ambienti investigativi e criminali, sembra non curarsi di nulla. L'unico diversivo che mette in atto, dopo aver percorso pochi chilometri verso Como, e quello di fare inversione sull'autostrada per cambiare direzione di marcia, prendendo la corsia per Milano. Anzi, poco dopo la rapina si ferma all'autogrill Lario Ovest vicino a Cadorago, meno di 10 chilometri dal casello di Fino Mornasco. Qui lo intercetta una pattuglia. Francesco appena si accorge dell'arrivo degli agenti risale in auto e riparte a tutta velocità. Inizia l'inseguùnento: prima lungo l'autostrada per Milano poi sulla direttrice verso Varese, 22 chilometri in tutto a 160 all'ora. Il traffico a quell'ora, le 5 del mattino, sull'Autolaghi incomincia a essere sostenuto, ci sono i camion in arrivo dalla Svizzera, i primi pendolari. La pattuglia della polizia non può far altro che tallonarlo. Ma l'agente di custodia, poco prima d'imboccare la deviazione per Varese, all'altezza di Lomazzo, inizia a sparare: alcuni colpi centrano il cofano della pattuglia, altri sfiorano pericolosamente le auto in marcia. Gli automobilisti che assistono alla scena frenano terrorizzati: è il caos. A quel punto la polizia decide di bloccare il traffico sull'autostrada all'altezza di Saranno. In pochi minuti si forma una coda di una decina di chilometri mentre il rapinatore prosegue la l'olle corsa verso Varese ormai in solitudine. Gli agenti iniziano a sparare, colpiscono il serbatoio della Uno. Ancora pochi chilometri e Francesco si deve fermare, in prossimità dell'uscita per Legnano: mette la sua auto di traverso sulla carreggiata e impugna le due pistole. Spara all'impazzata, almeno una ventina di colpi. Ma non fa in tempo a uscire dall'auto. I poliziotti, gli equipaggi di due pattuglie, rispondono al fuoco con i mitra. Per qualche minuto sull'autostrada è mi inferno. Finché il rapinatore si affloscia sul volante crivellato di colpi alla testa. Tutt'intorno è silenzio. Gli agenti, anni in pugno, si awicmano con cautela: pensano di aver a che fare con un pericoloso pregiudicato, invece scoprono con sorpresa che quel giovane coperto di sangue ò quasi un collega. Francesco respira ancora. Viene chiamata un'ambulanza che lo trasporta al pronto soccorso dell'ospedale di Legnano dove viene giudicato «clinicamente morto». Un'agonia che dura fino alle 16,30, pochi minuti prima dell'arrivo dei famigliari e della fidanzata, partiti in mattinata da Napoli e che ora davanti a quel coipo senza vita non sanno trovare ragioni. La tragedia di Francesco Boccia rimane un mistero, su cui indaga il sostituto procuratore di Como, Daniela Meliota. Paolo Colonnello Inseguito per ventidue chilometri dagli agenti sull'Autolaghi Il giovane poi blocca l'auto e comincia a sparare Aveva 24 anni, era stimato dai colleghi e doveva sposarsi ad aprile: è morto per un bottino di 900 mila lire

Persone citate: Beretta, Daniela Meliota, Fino, Francesco Boccia, Lario