«L'offensiva sarà totale »

«L'offensiva sarà totale » «L'offensiva sarà totale » Pambianco: è la riscossa francese MILANO. «I blitz di Arnault? E' ovvio che l'avanzata francese ci deve preoccupare...». Carlo Pambianco, titolare della società principe del tessile-abbigliamento del «made in Italy», non si fa illusioni: anche in tempi di finanza globale, la bandiera nazionale nell'industria del lusso, un mercato da circa 100 mila nuhardi l'anno, conta eccome. E l'Italia perde colpi: non è solo il caso di Gucci, Armani o l'ombra di una cessione di Ferré. Nel solo mese di gennaio ci sono state nel settore una decina di operazioni di acquisizione o fusioni, e l'Italia è più preda che protagonista. E noi italiani stiamo perdendo il derby del lusso. O no? «In realtà noi abbiamo conquistato la leadership una decina di anni fa e la stiamo difendendo con una certa abilità. Se ci limitiamo alla moda e ai suoi accessori, senza contare lo champagne, noi italiani controlliamo circa il 30% del mercato. I francesi non vanno oltre il venticinque per cento». Ma adesso... «(Adesso, grazie ad un'abile campagna acquisti, stanno recuperando il terreno perduto. Anche se, è ovvio, monsieur Arnault pensa ai suoi interessi aziendali e non alla bandiera». Ma perchè quella di Lvmh è la strategia vincente? «Perchè nel mondo del lusso esistono mille sinergie possibili. Mettiamo che io controlli Celine, Gucci e una società spagnola di pelletteria. Ebbene, potrò contrattare le migliori condizioni per la materia prima o per la distribuzione. Senza parlare per la pubblicità: pensate all'impatto di 500-600 miliardi da spendere a livello mondiale per una singola campagna...». Ma Armani... «Dal punto di vista strettamente personale, probabilmente, ci guadagna. Ma mi auguro che senta, sotto sotto, un po' di riconoscenza per questo Paese. Il suo successo nasce innanzitutto a partire da qui, non è vero?». Lo charme di Arnault è irresistibile, però... «Il segreto è la sua intelligenza a non ledere l'indipendenza dei singob creatori. E qui sta il vero segreto: uno come Armani o come Valentino non può far da polo aggregante di altre storie». Perchè? «Ma perchè Armani o Ferré o Va: lentino hanno già scritto la pròpria storia. Non possono fare i curatori di un'antologia. Occorre un personaggio sopra le parti, capace di non intromettersi nelle trame indi viduali». Obiezione: ma perchè dev'essere francese? «Rovesciamo la domanda: che devono fare gli italiani?». Dica... «Primo, capire che la sfida ormai è mondiale per davvero. Secondo, perdere la leadership sul mercato è grave. Ma occorre che ci sia una presa di coscienza da parte di finanziatori e imprese». Partiamo dalla finanza... «Ci vuole più coraggio: finanziare le idee e non solo lo stato patrimoniale. Bisogna avere il coraggio di assumere qualche rischio, altrimenti di che finanza si parla? In Italia c'è l'Hdp. Era'partita bene, poi si è fermata. Non so nemmeno io perché». E gli stilisti? «I produttori devono essere più chiari e trasparenti. Troppo spesso hanno dato la sensazione di tener qualcosa nascosto». Ma, al di sotto delle «griffe», l'Italia è forte nelle lavorazioni a monte... «Non facciamoci ilusioni: persa la leadership nel prodotto a valle, l'onda d'urto si avvertirà anche a monte». [u. b.] Bernard Arnault

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