La valanga uccide 12 volte di Enrico Martinet

La valanga uccide 12 volte Chamonix: un bambino, salvato in extremis, lotta con la morte. I sopravvissuti: «Abbiamo visto un muro bianco» La valanga uccide 12 volte I soccorritori: la neve sembrava marmo CHAMONIX DAL NOSTRO INVIATO E' quasi appeso al bancone d'ingresso dell'ospedale di Chamonix, Abdellatif Bouchaaibi, 11 anni, e chiede a medico e infermiera di vedere il suo amico Raphael. Ma non può, dev'essere accompagnato da un adulto. Aspetterà. Raphael Lagarde lotta con la morte al piano di sopra. E' lì dall'una di notte. Mezz'ora prima l'hanno trovato sotto sei metri di neve, aggrappato al camino dello chalet, in maglietta e pantolicini. Cosciente, al suo primo salvatore, il gendarme del «Crs» Guy Robert, non faceva che mormorare: «Ho freddo». Accanto a lui la furia bianca venuta dal gliiacciaio di Tour, mille metri più in alto, ha ucciso il padre, Gabriel, 43 anni, «pisteur» di Argentière, la donna che viveva con lui, Elisabette, segretaria in uno studio medico e Anouk, 4 anni da compiere, nipotina di Elisabette e figlia d'una guida di Chamonix, Silvain Frendo. Sono tre delle 10 vittime dell'enorme valanga che ha annientato un villaggio di chalet tra le frazioni alte di Argentière, MontRock e Le Tour. La neve ha ucciso i cinque componenti della famiglia Gruyon, coniugi e tre figli tra i 13 e i 16 anni, appena arrivati da una cittadina del centro della Francia. Le altre due vittime sono due fidanzati, Xavier Bourdais e Anne Cuvelier. Sotto quell'inferno candido venuto dal ghiacciaio che lambisce le guglie affilate dei Becs Rou- ges ci sono ancora due persone. Tra queste una ragazza, la fidanzata di un giovane di Chamonix, Jean Ravanel. Accanto alla chiesa di Argentière una signora racconta: «Lui era andato a Chamonix per sbrigare alcune cose e fare spesa. Quando è tornato il villaggio non c'era più». La valanga scesa per un chilometro aveva un fronte di 200 metri e un'altezza di 16. Ha spazzato 17 chalet nel pianoro di Les Poses, ne ha danneggiati altri sei, ha saltato il torrente Buisme e si è infilata nel bosco sull'altro versante. Erano passate da poco le 14 e il soffio che ha seguito la massa devastatrice ha alzato un tornado di neve, mentre continuava a nevicare «come a Natale», dice il titolare dell'albergo «Becs Rouges». A quell'ora lui era sul tetto dell'albergo, sul margine del pianoro di Les Poses, accanto alle case di Mont-Rock. «Buttavo giù la neve, ero preoccupato per il peso sul tetto, ce n'era più di due metri», racconta Peter Borggaarb, 41 anni, danese diventato albergatore: «Un boato mi ha fatto smettere, credevo cadesse la montagna. Nella nebbia ho visto quel muro bianco che get¬ tava via alberi come fiammiferi, poi la nube, la polvere che mi ha investito. Sono sceso e con alcuni dipendenti sono uscito... Non c'era più nulla, solo blocchi di neve, tronchi spezzati, pietre. Siamo andati avanti e abbiamo visto affiorare dei corpi e abbiamo aiutato due persone. Erano sotto choc, non capivano più nulla». Florence Dumanoir vive in uno degh chalet. Ha fatto in tempo a lasciarlo con i due figli. Era in casa con uno di loro. «Ho sentito come un colpo di cannone, ho preso mio figho e sono uscita dallo chalet chiamando l'altro che giocava per fortuna davanti la porta di casa e siamo scappati. Quel terribile tuono ci rincorreva, quando non ho più avuto fiato ci siamo fermati, mi sono girata e la nostra casa non c'era più». Le squadre di soccorso (200 uomini con 10 cani) hanno lavorato tutta la notte. Sonde, pale, ma poi hanno chiamato le ruspe. «La neve sembrava marmo», ricorda Remond Ducros, guida alpina di Chamonix, che lascia la stradina davanti al municipio di Argentière con gh occhi rossi, mentre parla il sottosegretario all'Interno Jean Jack Queyranne: «La montagna è stata crudele. Sono qui per portare la sohdarietà del governo alle famiglie così duramente colpite. Per i soccorsi è stata una notte difficile e anche una notte in cui si è compiuto un miracolo, hanno salvato un ragazzino». E' Raphael a cui la valanga ha strappato quanto aveva. Il suo corpo è ancora freddo (le temperatura era scesa a 30° dopo 10 ore nella valanga), ma sta meglio. Lo dice anche Blaise Agresti, tenente e coordinatore dei soccorsi. Quando la ruspa ha tolto il blocco di neve sopra la testa del ragazzino, Guy Robert si è infilato in quel buco, ha preso Raphael e lo ha issato in superficie. Agresti l'ha avvolto in una coperta e se l'è stretto in braccio correndo verso una motoslitta: «E' vivo!». Negli uffici del Comune di Chamonix vi sono parecchie mappe catastali aperte, carte che indicano gh chalet devastati e quelli lambiti dalla massa di neve. Un territorio in cui le valanghe cadono come meteoriti nella notte di san Lorenzo, ma le mappe sono precise, segnano le zone divise per colore a seconda del pericolo, rosso, blu e bianco. Il bianco è sicurezza, come è il pianoro di Les Poses. «L'ultima valanga lì - dice il sottoprefetto di Bonneville Georges Ambroise - è caduta nel 1908. Era più piccola e non ha raggiunto la zona degli chalet». La zona, ora, diventerà «rossa». Enrico Martinet «Jean è vivo perché era andato via per sbrigare alcune cose e fare spesa. Quando è tornato il villaggio non esisteva più»

Luoghi citati: Comune Di Chamonix, Francia