Israele di Aldo Baquis

Israele Israele Coro di critiche al Presidente TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Sono disposto a incontrare anche il diavolo in persona, per il bene del popolo d'Israele»: così - citando un testo di Vlaa'imir Zeev Jabotinsky, massimo ideologo della destra sionista - il capo dello Stato Ezer Weizman ha cercato di zittire una volta per tutta quanti lo hanno criticato per aver stretto la mano al leader del «Fronte Democratico» palestinese Nayef Hawatmeh, lunedì, durante i funerali di re Hussein. Hawatmeh è per Israele una bestia nera dal 14 maggio 1974, quando un suo commando di fedayn entrò nottetempo in una scuola di Maalot (Galilea), prese in ostaggio 85 bambini e i loro insegnanti e dopo aver disseminato ordigni e bombe a mano - condusse una drammatica trattativa con il governo israeliano. Il tentativo di liberare gli ostaggi di sorpresa fallì e la battaglia si concluse con 25 morti. «Le mani di Hawatmeh grondano ancora del sangue di quei bambini» ha esclamato il ministro degli Esteri, Ariel Sharon. «Anche noi abbiamo combattuto, nemmeno le nostre mani sono pulite», gli ha replicato Weizman, secondo alcune testimonianze. Quasi tutti i dettagli del breve coUoquio Weizman-Hawatmeh sono stati subito rettificati, corretti oppure smentiti. E' stato il palestinese a prendere l'iniziativa, ha detto Arye Shumer, un collaboratore di Weizman. «Manco per sogno, è stato Weizman a tendere la mano, non potevo tirarmi indietro», ha ribattuto ieri Hawatmeh da Amman. Anche sul contenuto del colloquio le versioni divergono. «Hawatmeh ha riconosciuto in Weizman un sincero uomo di pace»; «Non ho mai detto una cosa del genere, e anzi ho confermato che si potrà parlare di pace solo dopo la partenza dei coloni dai Territori e il ritiro dalle alture del Golan», ha replicato il vecchio fedayn. Weizman e Hawatmeh avevano tuttavia alcune cose concrete da discutere. Il leader palestinese - che ha abbandonato la lotta militare da oltre dieci anni - desidera trasferirsi da Damasco nei Territori ma ha bisogno del nulla osta israeliano. Weizman gli ha chiesto di organizzargli un incontro «al volo» con Hafez Assad. Hawatmeh ha allora sussurato qualcosa all'orecchio del presidente siriano che ha replicato imbarazzato, a mezza bocca: «Non adesso, non qua». Come Weizman a Gerusalemme, anche Hawatmeh è stato ieri sconfessato a Damasco dai suoi compagni: «Vuole svendere la causa palestinese» hanno detto indignati gli irriducibili George Habbash e Ahmed Jibril. Aldo Baquis

Luoghi citati: Damasco, Gerusalemme, Israele, Tel Aviv