« Cuba? Val bene una messa»

« Cuba? Val bene una messa» TRA FEDE E TURISMO Primo viaggio ad un anno dalla visita del Papa. Un monsignore: «Ma qui si prega troppo poco» « Cuba? Val bene una messa» Con ipreti-pellegrini nella terra di Castro SANTIAGO DE CUBA DAL NOSTRO INVIATO Gradisce un «Cuba libre», reverendo? Sulla terrazza del Casa Granda l'orchestrina suona una lenta Guàntanamera, i camerieri sorridono più del solito, c'è una strana eccitazione e il canadese in brachette ci mette un niente a capire. «Questa sarà la più bella foto delle mie vacanze!», dico e inquadra. Clic. «Preti a Cuba». Missione dell'Opera Romana Pellegrinaggi, il Vaticano. Il primo pellegrinaggio a un anno dalla visita del Papa. Se andrà bone non sarà l'ultimo. Protagonisti 19 tra sacerdoti, frati e un monsignore di Oltretevere. Sono qui pei incontrare parroci e fedeli, capire o pregare. Mare c spiaggia? Un giorno appena, questa non è una vacanza. Il rum? Soltanto un goccino così per assaggiare, grazio, quant'è buono... Però, gentili signori cubani, ci sono già da risolvere due problemini urgenti. Primo: dove si sarà persa la valigia di don Silvio, cappellano delle suore di Ivrea? Secondo: dov'è la chiesa che non abbiamo ancora detto messa? Per la Cuba di Fidel, e lo scopriranno l'ultimo giorno, il primo pellegrinaggio dell'Opera Romana è come ricevere una delegazione di diplomatici. Le guide si chiamano Alfredo ed Hector e con loro c'è anche Lucas, funzionario del ministero della cultura. Don Ernesto, parroco del Padovano, li squadra subito: ci sarà da fidarsi o sono qui per spiare e controllarci? Lo lasceranno nel dubbio. «La visita di Sua Santità - comincia Alfredo ha aperto gli occhi, le menti e i cuori dei cubani! E' stata un successo enorme! La domenica lo Chiese sono piene, soprattutto di giovani e famiglie! Il Papa, un anno fa, ha parlato ai cubani e nelle sue omelie è stato rivoluzionario! E' con noi contro l'embargo! Poi vi spiegherò, ma sappiate che a Cuba non c'è contraddizione tra l'essere iscritti al partito comunista e frequentare la Chiesa. Ci sono stati errori, incomprensioni, ma soprattutto grazie alla visita di Sua Santità i rapporti tra Stato e Chiesa sono migliorati». Raccontata dalle guide, Cuba è tutta con Fidel e potrà essere tutta con la Chiesa. Del primo aspetto ai pellegrini interessa poco, anche perché non ci credono. Del secondo tutto. Ma le guide devono pur lavorare, no? E dunque che raccontino la storia di Cuba, il dominio spagnolo, la lotta per l'indipendenza, il padre della patria José Marti, le voglie di conquista degli americani, il terrificante Batista e finalmente l'assalto alla caserma Moncada, Fidel, il Che, la Revolucion che va a celebrare i suoi malandati 40 anni. C'è da visitare la caserma Moncada, da qui è partita la Rovolucion, scendere con le macchine fotografiche prego. A don Daniele, parroco sull'isola di Carloforte, Sardegna, non è che vada molto a genio: «La rivoluzione non si fotograia, al massimo si dà un'occhiatina». Don Franco, parroco di Palestrina, ò il pivi attento e si fa fotografare dappertutto: «Io voglio capire il fenomeno del Che Guevara, perché ha tanto seguito in Europa?». Va bene con la Revolucion, ma il pellegrinaggio, le chiese, le orazioni? Monsignor Vittorino, canonico in San Pietro, avrà da lamentarsi: «Ma qui si prega troppo poco!». E allora, cantando il Gloria, il torpedone prende la strada che porta al Santuario della Vergine del Cobre, la patrona di Cuba. Don Remo, parroco a Roma, da bravo assistente spirituale li invita al raccoglimento: «Ci avviciniamo al momento più importante del nostro pellegrinaggio, vi propongo dieci Ave Maria...». Il Santuario è in mezzo alle vecchie miniere di rame, il «cobre» appunto. «Non c'è cubano, ricco o povero, che non voglia venire fin qui», dice monsignor Sandrelli, 78 anni, vescovo italiano. Non c'è cubano che non chieda la grazia alla Patrona. Compresa la madre di Fidel negli anni della revolucion. Compresi tutti i cubani della «Santeria», la religione popolare afrocubana. Per loro questa non è la Madonna del Cobre: è «Ochùn», la dea dell'amore che veste di giallo. I pellegrini celebrano la messa con il vescovo e l'arcivescovo Pedro Meurice. «Per la fine del materialismo e del relativismo», prega Don Mario, altro parroco romano. Il Vescovo è felice, mai visti al Santuario tanti italiani e sacerdoti assieme. «Di solito racconta - gli italiani che vengono sono accompagnati da bellone cubane. Vengono da me a chiedere di sposarli. Ma come vi permettete se in Italia avete moglie e figli!?». Orribile. Che vergogna, che tempi, che moralità, che Paesi. «Ma i cubani, anche se per 40 anni la loro cultura è stata atea prima e laica poi, anche se della Chiesa hanno senti¬ to parlare sempre e solo contro, la fede e la devozione ce l'hanno dentro. Dopo la visita del Papa si sentono più liberi, e il futuro di una Cuba cristiana lo vedo vicino». Questa ci voleva proprio. L'arcivescovo li benedice e ha una cortesia da chiedere: «Lo sapete il Salve gregoriano? E' tanti anni che non lo intono, lo cantiamo insieme adesso?». E come no. L'arcivescovo Meurice è un omone dai modi spicci e dalla faccia allegra. Si mette alla guida della berlina coreana e nella mezz'ora di strada che scende a Santiago racconta la sua Cuba. Un anno fa, davanti al Papa, era stato il più esplicito. Suo l'attacco più duro a «coloro che hanno confuso la Patria con un partito, la Nazione con un processo storico, la cultura con un'ideologia». E' passato un anno e la novità è arrivata a fine dicembre, un biglietto d'auguri (per ii 1999) dal segretario del partito comunista di Santiago. Anni fa avrebbe detto miracolo. «E' cambiato qualcosa nella Chiesa cubana dopo la visita del Santo Padre? Sì, sono arrivati 40 nuovi sacerdoti. Fine. E' cambiata qualcosa nella vita dei cubani? Finché c'è l'embargo non cambierà niente, è pesante per il governo e molto di più per il popolo. La verità? In chi guida questo Paese è mancata la volontà politica di cambiare, forse di rischiare. Ma come dice Fidel ci penseranno i suoi successori...». Anche i pellegrini vogliono sapere. «Quanto guadagni? Ogni quanto ti pagano lo stipendio?». Padre Adriano, il francescano di Torino, è stupito. «Guadagnano dai 5 ai 15 dollari al mese. Meno che nell'Italia degli Anni 50. Ma come fanno?». Don Costantino, parroco a Druogno, Val d'Ossola, è stato tre anni missionario in Africa. «Tra Burundi e Cuba stanno meglio in Burundi». Come se si sentissero osservati, seguiti e controllati, i pellegrini appena possono schizzano a far domande: quanto guadagni? ti senti libero? sei iscritto al partito comunista? Solo don Franco, con il suo quadernetto d'appunti, appena può si siede accanto a chi capita e si presenta con il più semplice dei «Come stai?». Alfredo ed Hector, sul pullman, continuano le lezioni su quanto sei bella Cuba. «La prostituzione l'ha portata il turismo!». Ogni tanto il torpedone ha un sussulto. «Da noi è più facile divorziare che sposarsi». Don Silvio impreca: «Acciderboli che paese!». Ai 19 pellegrini Cuba si presenta forse come non è, ma come vorrebbe piacere. Così dagli alberghi sparisce la peccaminosa fama delle «jinetere», anche se basta scappare di un cento metri e scatta l'abbordaggio. Così, al Tropicana di Santiago non c'è traccia di equivoci spettacolini, ma l'orchestrina che accoghe i pellegrini intona «Piemontesina bella». Così, per cominciare la mattina, c'è l'esibizione del Coro Madrigalista. Quasi a stabilir le gerarchie del gruppo ecco che s'alza monsignor Vittorino. «A nome di tutti vorrei ringraziare la signora o signorina che ha diretto il coro con molta grazia femminile, sentimento religioso e giovinezza cristiana». Padre Edmondo, 82 anni, la metà tra Egitto e Sudan, si risveglia: «Ma che ha detto quello?». Don Ernestro ha registrato tutto. Don Carmelo, siciliano di Agrigento, ha filmato tutto. Don Elio, parroco a Campobasso, è già uscito a fu¬ mare. Monsignore sta ancora parlando. Pellegrinaggio è visitare le chiese, e a San Antonio don Daniele si commuove. Una stamberga di legno e pavimento di terra. «Il Cardinal Ruini per il Giubileo vuole 50 nuove chiese a Roma - dice don Daniele - Ma lasci perdere e pensi a queste che c'è più bisogno!». Qui, verso Baracoa, punta orientale dell'isola, i pellegrini conoscono la Cuba dell'interno, ancora trascurata dal turismo e dal dollaro. Qui c'è padre Valentuio che va in giro su una sgangherata Land Rover del '59. In 21 anni ha celebrato solo cinque matrimoni. I pellegrini mettono don Valentino in un angolo e cominciano le domande. «Dopo la visita del Papa c'era chi pensava che il Castrismo finisse in tre mesi - risponde -. Invece ci vorrà tempo, finirà con lui, e la Chiesa dev'esser pronta. Non c'è borghesia, non ci sono intellettuali, sono scappati tutti. C'è solo il Partito. Non si può prevedere il dopo. Ma noi dobbiamo far sapere che staremo sempre dalla loro parte del popolo». I pellegrini sono considerati ospiti di riguardo. Monsignore si lamenta perché la musica cubana turba il suo riposo? Non c'è bisogno di scomodare il Vaticano, eccole una nuova camera. Ma anche a questi ospiti illustri va riservata la visita a Santa Clara, la città del Che, al mausoleo del Che, al treno blindato di Batista assaltato dal Che, la traduzione dell'ultima lettera del Che a Fidel. Il mausoleo apre solo per loro, ma davanti alla lapide di marmo i pellegrini passano frettolosi. C'è chi vorrebbe tornare in albergo, chi sbadiglia, chi protesta e dice basta. Si ferma il solito don Franco: «C'è un po' di partigianeria nei preti, vero?». Gli altri sono già al museo, la teca più ammirata è la medaghetta di «"El Vaquerito", capitano del Peloton suicida»: è una Madonna. A sera c'è la messa, poi ci sarebbero un concertino cubano e la visita nel negozio che vende tutto sul Che. Vuol venire anche lei, padre Edmon do? «Ancora il Che? Lo possino ammazza!». Giovanni Cerruti m E «Nella nostra Chiesa non è cambiato molto dopo l'appellò del Pontefice Sono arrivati solo 40 sacerdoti» «Italiani in fila nei santuari Chiedono di sposarsi pur avendo moglie e figli» A sinistra l'incontro tra Castro e il papa. Sopra il simbolo dell'Opera Romana Pellegrinaggi. A destra la madonna di Regia Santa