Sorpresa, Monica è cresciuta di Andrea Di Robilant

Sorpresa, Monica è cresciuta Sorpresa, Monica è cresciuta Rivalutata dalla deposizione in tv WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anche le giovani stagiste crescono. All'indomani della deposizione in video al Senato i media americani celebrano la nuova Monica Lewinsky. «Composta e imperturbabile», scrive il Washington Post. «Adulta, serena e pronta per un carriera in giurisprudenza», aggiunge il New York Times. Il collegio dell'accusa ha cercato di mostrare la venticinquenne Lewinsky come una povera ragazza indifesa finita nelle grinfie «dell'uomo più potente del mondo». Ma sono passati più di quattro anni da quella sera del 15 dicembre 1995 quando il destino del Presidente e quello dell'allora stagista s'incrociarono per la prima volta. E come dice il New York Times, il suo aspetto, la sua voce, la scelta delle parole • «tutto ci dice che è cresciuta. E pure in fretta». L'idea che gli americani - e il mondo - si erano fatti di Monica prima di vedere la sua deposizione in video era legata a quelle conversazioni che l'amica-traditrice Linda Tripp registrò segretamente. In quei nastri la Lewinsky era di volta in volta lagnosa, adolescenziale, volgare. Ora parla come una signora. «E perfino la sua voce - conclude il New York Times - è diversa, più modulata, meno acuta e affannosa». Duranto la deposizione Monica non è parsa affatto intimidita dal deputato repubblicano Ed Bryant, che ha condotto l'interrogatorio. Semmai e stato Bryant a dare segni di disagio e imbarazzo ogni volta che le domande si spostavano sugli aspetti intimi della relazione tra l'ex stagista e il Presidente. La Lewinsky ha guadagnato parecchi punti quando ha chiesto al deputato Bryant di farla finita con i suoi continui riferimenti al suo «incontro lascivo» con il Presidente. In un altro episodio saliente, Bryant le ha chiesto di spiegare meglio i «sentimenti contrastanti» che ancora serbava nei confronti del Presidente; lei gli ha risposto stizzita che la domanda era fuori tema. E quando Bryant le ha chiesto se a suo avviso Clinton era «un uomo intelligente», lei lo ha fulminato: «Un presidente intelligente...». Insomma, una venticinquenne che sa il fatto suo. «E del resto», commenta Maureen Dowd, la giornalista più graffiarne di Washington che in passato non è stata affatto tenera nei confronti della Lewinsky, «chiunque riesca a sopravvivere a Bill Clinton, Ken Starr, Lmda Tripp, William Ginsburg (l'eccentrico avvocato col farfallino che la difese nei primi mesi del Sexgate, ndr), i deputati del collegio d'accusa e il mostro dei media è destinato a venirne fuori più forte e più furbo». Andrea di Robilant Monica Lewinsky dopo la deposizione in Senato

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