Scrittore ti voglio parlare di Giuseppe Culicchia

Scrittore ti voglio parlare Scrittore ti voglio parlare CARO scrittore ti voglio parlare, anzi, alla c.a. del sig. Culicchia Giuseppe, mi infastidiscono i tuoi scritti, mi irritano: ma per chi scrivi? Ogni venerdì quando leggo TorinoSette cerco di evitare le tue «rubriche» (?!) come la peste, poi però finisco sempre col leggerle (la lingua batte...). Vuoi spiegarci, per piacere (anzi, spiegarmi), che cazzo scrivi? Cosa vedi? Dove lo vedi? 0 se usi qualcosa di artificiale? Sei ben lontano da «Tutti Giù Per Terra»; d'altronde le intuizioni, dici, raramente si ripetono. «Dado dado...»: ma per favore! Probabilmente sei una persona simpatica (?), cerca però di scrivere per tutti, tenendoti ben strette le tue seghe mentali. Con affettuosa critica, Carlo. Caro Carlo, che dire? Tanto affetto mi confonde. Frequenti irritazioni, però, sono dannose. Dicono che il riso e il buonumore allunghino la vita, perciò, se tanto mi dà tanto... Visto che non riesci a non leggere queste righe e che quindi continui ad irritarti ogni venerdì, iscriviti almeno a una piscina comunale: una bella nuotata distende i nervi, e il venerdì pomeriggio, per quanto mi risulta, le piscine sono aperte.Scrittore Caro Scrittore ti voglio parlare, sono un ventisettenne di Ivrea che per motivi di viaggio telefona alcune volte dalla sala telefoni della stazione di Porta Susa. Ho notato che la sala è frequentata da due tipologie di utenti: coloro che telefonano e coloro che non telefonano. Questi ultimi, uomini e donne, percorrono la sala in maniera regolare (dal primo all'ultimo telefono e viceversa) alla ricerca di qualche scheda telefonica dimenticata. Di recente una signora più intraprendente, vedendomi avvicinare a un telefono, mi ha chiesto gentilmente se avevo delle schede esaurite; alla mia risposta negativa mi ha allora domandato se poteva attendere la fine della telefonata nel caso la scheda si esaurisse. Esiste poi un individuo che staziona all'ingresso della sala senza aprire bocca e tiene bene in vista un mazzo di schede nuove. Che sia una specie di spacciatore di schede? E la signora? Ciao, Enrico. Caro Enrico, la malattia di cui tu mi segnali un focolaio in quel di Porta Susa a Torino è piuttosto diffusa. Ricordo l'estate scorsa in Sicilia, nell'isola bellissima e selvaggia di Marettimo, che amo quasi quanto la cassata prodotta a Marsala dalla pasticceria De Gaetano, nugoli di ragazzini abbronzati ma anche appostati nei pressi delle due cabine telefoniche del luogo, dalle quali nessuno poteva chiamare la terraferma con un minimo di privacy: proprio a causa, si capisce, della locale caccia alla scheda telefonica usata (tra l'altro, quelle della Telecom Italia sono d'abitudine bruttissime, soprattutto se paragonate ai modelli francesi, tedeschi o scandinavi). Credo però che il tipo di cui mi scrivi non sia affatto uno spacciatore: nel qual caso, è evidente, le schede in suo possesso sarebbero usate. Piuttosto deve trattarsi di un semplice utente Telecom, che come te NON colleziona schede telefoniche usate; forse l'idea che qualcuno le collezioni gli ha dato per qualche ragione fastidio, o magari non sopporta, da semplice «telefonatore», i pur gentili pressing effettuati dai collezionisti. In ogni caso, quel suo esibire palesemente un mazzo di schede nuove è chiaramente una provocazione: come dire ai collezionisti QUESTE, GUARDATELE BENE, NON LE AVRETE MAI. La signora, per quanto ne sappiamo allo stato attuale delle cose, potrebbe mascherare invece dietro la sua apparente gentilezza propositi omicidi (nei confronti del provocatore). Se ti capita di assistere a una qualsiasi mossa sospetta, fammelo sapere. Ciao. Caro Scrittore ti voglio parlare, in tutta la segnaletica stradale cittadina c'è un'unica via la cui denominazione non è affidata, da un punto di vista cromatico, al canonico nero su bianco: nei pressi dello stadio «Delle Alpi», infatti, la scritta «corso Grande Torino» è rossa. Mi sai dire perché? Ciao, Omar. Caro Omar, innanzitutto una precisazione: la scritta «corso Grande Torino» non è rossa ma granata. Ti sembrerà una questione di sfumature, eppure talvolta l'essenziale sta proprio nelle sfumature. Il fatto che sia granata, di per sé, dovrebbe anche chiarirti il motivo per cui in quell'unico caso si è saggiamente evitato di usare il classico nero su bianco, o bianconero che dir si voglia. Ciao. di Giuseppe Culicchia

Persone citate: Culicchia Giuseppe, De Gaetano

Luoghi citati: Ivrea, Marsala, Sicilia, Torino