Predatore fossile
Predatore fossile L'ITTIOSAURO DI PELLESTRINA Predatore fossile Vecchio di 150 milioni di a E jf un ittiosauro e non un coccodrillo, come si era ipotizzato in un primo tempo, il fossile trovato lo scorso anno a Pellestrina e ora conservato nel Museo Civico della Laguna Sud di Chioggia, a pochi chilometri da Venezia. Si tratta di un reperto rarissimo in Italia, dice Paolo Reggiani, paleontologo restauratore dell'Università di Padova. Un corpo dalla forma idrodinamica, simile ad un delfino, che gli consentiva un nuoto veloce, con una muscolatura adatta allo scatto. Solo la coda è verticale, come quella di uno squalo e non orizzontale come nei cetacei. Questo rettile, i cui resti fossili sono racchiusi in un masso di tre tonnellate, risale a circa 150 milioni di anni fa. Gli ittiosauri misuravano mediamente da uno a otto metri, anche se una specie europea si ritiene potesse raggiungere la lunghezza di 15 metri, dal momento che qualche cranio di questa aveva le dimensioni di due metri. Erano rettili il cui corpo, dal punto di vista morfologico, rappresenta il miglior adattamento acquatico mai realizzato. Avevano un cranio allungato, posteriormente globoso e anteriormente provvisto di un lungo rostro, dotato di numerosi denti conici acuminati, grandi occhi e, nella bocca, denti grandi e aguzzi. Gli arti erano trasformati in pinne pelviche e pettorali con funzione stabilizzante, formate da un elevato numero di falangi e talvolta di dita (iperfalangia e iperdattilia). Predatori avidissimi, si nutrivano di pesci e di cefalopodi, fra cui numerose ammoniti e nautili che sono stati rintracciati nello stomaco dei fossili. Partorivano prole viva, che però si sviluppava nel corpo materno, erano cioè ovovivipari e questo è confermato dal fatto che sono stati trovati, nel famoso giacimento di Holzmaden, in Germania, scheletri di femmine morte durante il parto e con gli embrioni ancora conservati nel ventre. Le numerose ferite riscontrate in costole rotte si ritiene fossero dovute soprattutto alle lotte per la conquista della femmina. In Italia è noto il giacimento di Besano in Lombardia, dove furono rinvenuti rettili che presentavano già caratteri di adattamento acquatico. Gli ittiosauri non furono i primi a tentare il mare; altri prima di loro avevano cercato di affrontarlo, ma furono essi che lo dominarono per oltre 100 milioni di anni e quello degli ittiosauri (sottoclasse ittiopterigi) è il più importante ordine di rettili che abbia mai popolato il mare, dal Triassico medio al Cretaceo. Si estinsero parecchi milioni di anni prima dei dinosauri, probabilmente perché sterminati dagli squali loro predatori. L'ittiosauro ritrovato è stato classificato come Ophthalmosaurus, un ittiosauro del Giurassico superiore, dagli occhi enormi, che conduceva vita notturna. Per saperne di più abbiamo chiesto a Fabrizio Bizzarrini, paleontologo conserva¬ tore onorario del Museo di Storia Naturale di Venezia, perché questo ritrovamento è importante. Che cosa ha di eccezionale? «I terreni giurassici e cretacei italiani - spiega Bizzarrini - sono tradizionalmente considerati poveri di resti fossili di Rettili. In particolare la presenza di Ittiosauri del Giurassico italiano era finora nota in due soli reperti di un certo interesse: un frammento di rostro lungo 12 cm rinvenuto nei Lessini nel 1881, di cui fino ad oggi non è stato possibile dare una classificazione attendibile e i resti di colonna vertebrale e di rostro rinvenuti 20 anni fa nel Comune di Genga presso Ancona. Anche di quest'ultimo ritrovamento non è stato possibile fornire una classificazione e una descrizione dettagliata. Di qui l'importanza dell'Ittiosauro di Pellestrina che appare più completo dei precedenti». Quanta parte di questo rettile si pensa di poter recuperare e ricostruire dal masso che lo contiene? «E' stato finora possibile evidenziare le ossa craniche, esclusa l'area occipitale, parte del cinto scapolare, le vertebre della regione cervicale, permettendo così una diagnosi sistematica del reperto all'interno delle Ophthalmosauridae. La località di provenienza poi è particolarmente interessante. Il masso proviene infatti dai livelli di Rosso Ammonitico di Sasso Asiago nell'Altopiano dei Sette Comuni, dove sono stati recentemente rinvenuti anche resti di coccodrilli marini e di pesci». Che risonanza ha avuto nel mondo paleontologico, in genere fra chi s'interessa di questi ritrovamenti, la scoperta? «Non ho ancora pubblicato alcuna nota su questo Rettile. Siamo perciò in una fase in cui domina la curiosità e l'attesa dei dati della ricerca più che una valutazione sulla sua importanza». Come e quando verrà esposto in modo definitivo nel piccolo Museo di Chioggia? Vista l'importanza del reperto, Alessandra Toniolo, direttrice del Museo, ha deciso di esporlo al pubblico appena terminata la prima fase di preparazione. Franca Fabris Non un coccodrillo come ipotizzato in un primo tempo ma un reperto rarissimo in Italia Un rettile estinto molto tempo prima dei dinosauri, forse sterminato dagli squali le a si riere la al moanio di ioni di il cui ungato, e anten lungo si denti i occhi randi e importante ordine di rettili che A fianco lo scheletro dell'ittiosauro, e nel disegno in alto, una ricostruzione di animali marini preistorici abbia mai popolato il mare, dal Triassico medio al Cretaceo. tore onorario del Museo di Storia Naturale di Venezia, perché cm rinvenuto nei Lessini nel 1881, di cui fino ad oggi non è Quanta parte di questo rettile si pensa di poter recuperare e infamonl'AltdovrinvdrillChmonre fritroho A fianco lo scheletro dell'ittiosauro, e nel disegno in alto, una ricostruzione di animali marini preistorici
Persone citate: Alessandra Toniolo, Fabrizio Bizzarrini, Franca Fabris, Paolo Reggiani, Sasso Asiago
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