POLIFILO un D'Annunzio del Rinascimento di Giorgio Manganelli

POLIFILO un D'Annunzio del Rinascimento POLIFILO un D'Annunzio del Rinascimento HYPNERO- TOMACHIA POLIPHILI Francesco Colonna 2 voli. pp. 466 epp. CIX-1206 L 250.000 Giorgio Manganelli che per anni ha cercato di convincere i suoi editori a pubblicarlo, questo Polifilo - come di solito si abbrevia dal nome del protagonista, la Hypnerotomachia Poliphili, e cioè la Guerra d'amore in sogno - sarebbe piaciuto moltissimo, ne avrebbe scritto magnificando la curatela filologica e, soprattutto, la bellezza tipografica dell'edizione adelphiana; così come avrebbe sedotto un suo lontano «consanguineo», Vittorio Itnbriani, che da sempre l'ammirava quasi identificando nel manierismo antitoscano una sua ideologica antitoscanità. Ma pochi altri l'hanno letto, respinti dalle difficoltà di un volgare irto di latinismi eterogenei e speziato di settentrionalismi, stremati dalla fatica di una sintassi convoluta, partecipiale e ipotattica. Ora la prima traduzione integrale dell'opera in una lingua moderna (dopo quella francese del secolo scorso dovuta a Claude Popelin, un altro devoto fanatico), se da una parte toglie la possibilità di divertirsi per quel lessico ecletticogergale, per quell'idioletto volutamente criptico, dall'altra rende praticabile la lettura di un viaggio di cui non si conoscono bene le iniziatiche finalità. Se è vero che l'allegoria della lettura racconta l'impossibilità della lettura, significando qualcosa di diverso da quello che rappresenta, il percorso onirico del Polifilo è una frenesia allegorica, un tentativo balzano di interpretare il reale attraverso segni e indizi, anche figurativi, i cui significati spesso restano insondati nella mente del suo misterioso autore, sulla cui identità si è a lungo dibattuto. In un acrostico che si risolve unendo le iniziali dei trentotto capitoli del libro si legge: PoliamJhUer Franciscus Columna peramavit. E per la maggior parte degli studiosi e soprattutto per Giovanni Pozzi, che negli anni ha dedicato al Polifilo oltre che una monumentale edizione critica (Padova, 1964), vari saggi - e ne rammento i due della raccolta Sull'orlo del visibile parlare - si tratta di un frate domenicano del convento dei Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, sua città natale e finale, a parte i soggiorni a Treviso e a Padova. Della sua lunga vita, un po' emarginata e un po' rampante, poco si conosce. Sembra a lui riferirsi il protagonista di ima novella di Bandello anche se l'esempio non chiarisce il delirio di archeologia, di fantasia e di erudizione, da cui questo hapax letterario e editoriale nasce, quali avventure intellettuali abbiano originato il mostro, sia pure il genitore suo Francesco Colonna veneto o un altrettanto incognito Colonna da Palestrina, come altri sostengono con poca fortuna, per non parlare di un tale Felice Feliciano. Ma, infine, di che cosa parla questo strambo romance, ritenuto il capolavoro della stampa rinascimentale, grazie all'ingegno tipografico di Aldo Manuzio e alle splendide xilografie che lo illustrano non in modo ornamentale ma come parte integrante del testo? Racconta di un sogno aurorale, in cui il protagonista come Dante nella sua Commedia, si ritrova in «una invia e opaca Silva», che molto lo preoccupa. Dopo aver visto e minuziosamente descritto mirabili e simbolici monumenti, nonché epigrafi, statue, suppellettili e vegetali ; dopo varie peripezie e sintomatici incontri, tra cui tcinque legiadre damigelle» che significano i cinque sensi, raggiunge una deliziosa località, in cui incontra la donna parte i soggiorni a Treviso e a Padova. Della sua lunga vita, un po' emarginata e un po' rampante, poco si conosce. Sembra a lui riferirsi il protagonista di ima novella di Bandello anche se l'esempio non chiarisce il delirio di archeologia, di fantasia e di erudizione, da cui questo hapax letterario e editoriale nasce, quali avventure intellettuali abbiano originato il mostro, sia pure il genitore suo Francesco Colonna veneto o un altrettanto incognito Colonna da Palestrina, come altri sostengono con poca fortuna, per non parlare di un tale Felice Feliciano. Ma, infine, di che cosa parla questo strambo romance, ritenuto il capolavoro della stampa rinascimentale, grazie all'ingegno tipografico di Aldo Manuzio e alle splendide xilografie che lo illustrano non in modo ornamentale ma come parte integrante del testo? Racconta di un sogno aurorale, in cui il protagonista come Dante nella sua Commedia, si ritrova in «una invia e opaca Silva», che molto lo preoccupa. Dopo aver visto e minuziosamente descritto mirabili e simbolici monumenti, nonché epigrafi, statue, suppellettili e vegetali ; dopo varie peripezie e sintomatici incontri, tra cui tcinque legiadre damigelle» che significano i cinque sensi, raggiunge una deliziosa località, in cui incontra la donna HYPNERO- TOMACHIA POLIPHILI Francesco Colonna 2 voli. pp. 466 epp. CIX-1206 L 250.000 una m la[ Miope Due ir, che il «Hypnei Poi Lacas Ac ha rif l'edizic del

Luoghi citati: Padova, Palestrina, Treviso, Venezia