NEL CONVIVIO DI MAGRIS LA DIFFICILE FELICITA'

NEL CONVIVIO DI MAGRIS LA DIFFICILE FELICITA' NEL CONVIVIO DI MAGRIS LA DIFFICILE FELICITA' « Utopia e disincanto»: una scommessa intellettuale e morale OME definire il senso, l'impressione dominante di Utopia e disincanto? Leggendo questi scritti in cui Claudio Magris dà un'altra volta la sua misura di saggista (pochi oggi possono stargli alla pari...) si apprezza ovviamente la sua intelligenza, la familiarità con le grandi figure della letteratura: non soltanto di lingua tedesca, della quale ci ha offerto nuove chiavi interpretative. E già questo, sottraendolo all'ambito specialistico, aprendolo a un illimitato «convivio» intellettuale e morale, lo rivela compiuto scrittore. Al di là, voglio dire, dell'impegno più propriamente creativo che si esprime nella narrativa, da Danubio a Microcosmi. Con una analoga capacità di andare al fondo dei problemi e delle situazioni che più ci toccano in quanto uomini, di rendere onore al vero della letteratura, alla sua peculiare forma di conoscenza. Colpisce soprattutto in Utopia e disincanto che le letture, l'esercizio critico vengano sempre ri¬ condotti al paragone della vita che scorre, siano impastati, a scorno di ogni pretesa olimpicità, con il sudore e il sangue, con le gioie e le sofferenze degli uomini comuni, con i loro interrogativi lancinanti o inespressi, rimossi. Nasce da questa presa terra il criterio dell'utopia e del disincanto, un binomio che Magris mette in luce negli scrittori che gli sono cari. Non si tratta di una contrapposizione e neanche di una alternanza fra i due termini, ma di una compresenza solidale e necessaria. Disincanto è la persuasione che il mondo non può essere redento una volta per tutte, che l'uomo - a livello individuale e collettivo - deve sottoporsi a uno sforzo costante e spesso delusivo per rimuovere il masso di Sisifo. Utopia significa non arrendersi davanti aDe difficoltà, come Mose, che non raggiunse la Terra Promessa ma non rinunciò a inseguirla. Siamo cioè alla «ricerca ritrosa della felicità», una espressione che vale a definire anche il timbro di queste pagine, il loro trattenuto fervore. Ancora, disincanto è un ossimoro di per sé esaustivo, una contraddizione che soltanto la poesia sa risolvere: è il distogliersi da un incanto che tuttavia esiste e potrebbe riapparire quando meno lo si aspetta. Disincanto è il diniego che, quando più sembra inesorabile, sa dire di sì al sabiano calore della vita. Anche quando sembra osteggiarla, mentre denuncia in realtà le sue mistificazioni, le aporie estreme del disordine costituito (cito Bernanos) e della trasgressività selvaggia. Dostoevskij assume su di sé, come un «Messia peccatore», tutte le bassezze del mondo, ma voltandosi sempre indietro, verso una possibile risalita. La grandezza di Erasmo nel suo contraddittorio con Lutero sul libero e servo arbitrio, sta nella «simbiosi di fede e ironia». Stevenson, come un guardiano del vale a definire anche il timbro di queste pagine, il loro trattenuto fervore. Ancora, disincanto è un ossimoro di per sé esaustivo, una contraddizione che soltanto la poesia sa risolvere: è il distogliersi da un incanto che tuttavia esiste e potrebbe riapparire quando meno lo si aspetta. Disincanto è il diniego che, quando più sembra inesorabile, sa dire di sì al sabiano calore della vita. Anche quando sembra osteggiarla, mentre denuncia in realtà le sue mistificazioni, le aporie estreme del disordine costituito (cito Bernanos) e della trasgressività selvaggia. Dostoevskij assume su di sé, come un «Messia peccatore», tutte le bassezze del mondo, ma voltandosi sempre indietro, verso una possibile risalita. La grandezza di Erasmo nel suo contraddittorio con Lutero sul libero e servo arbitrio, sta nella «simbiosi di fede e ironia». Stevenson, come un guardiano del faro, si sente avvolto da una luce tenuta alta sul mare scuro: e in quel mare si cala con «il pigho fanciullesco del ragazzo che si tuffa sfidando le onde con allegro coraggio». Un esempio di come la più tesa e sottile argomentazione, retoricamente scaltrita, possa comporsi nella sintesi fulminante di una immagine. Proporrei, a dimostrare la sua capacità di abbracciare diversi mondi espressivi, a sollecitare la «poliedrica ricchezza e incompiutezza» di un testo, i capitoli su Antigone, archetipo dilacerato tra legge degli dei e legge degli uomini (talora inestricabili) e II Novantatre di Victor Hugo, che scopre nella Rivoluzione, proprio al culmine dei suoi orrori, il senso di un riscatto. Fatte le scelte stilistiche e morali, Magris non sente complessi reverenziali per i suoi autori, e per la stessa letteratura quando pretende di dare scacco alla vita astraendosi in regioni superiori. Borges come uomo sa essere gretto e meschino, fornisce agli imitatori pretesti per sterili funambolismi: mentre tutta la sua opera «è pervasa dalla malinconica consapevolezza che la letteratura non può salvare la vita». Junger è uno scrittore notevole, ma soltanto quando è «cattivo», quando celebra la «prova del fuoco», non quando si atteggia a patriarca ammansito dall'alto dei suoi cento anni (perché -chiosa Magris - l'età non porta necessariamente saggezza, «spesso non porta altro che l'età»). Hanna Arendt, così intrepida e veggente dentro i mali del secolo, non si accorge che la sua passione per l'indegno Heidegger può toccare la banalità del Kitsch. Il libro di Magris ci difende dall'iperbole nelle sue varie manifestazioni, non si nasconde che cultura e letteratura possono diventare, anziché un vigoroso antidoto, uno sterile, consolatorio placebo; che vengono esaltate da altre qualità umane come la gentilezza, la tenerezza, la sensuosa inesauribile curiosità, la disposizione all'allegria... Sembra un paradosso per un libro di tanto spessore, che parla di scrittori e di altri libri, che ha tutte le carte in regola per gusto e sapienza, ma uno dei suoi pregi maggiori è di tenerci compagnia, con il pigho confidenziale di un amico. Lorenzo Mondo A colloquio con scrittori di ogni epoca, un omaggio al vero della letteratura, alla sua peculiare forma di conoscenza Fra la persuasione che il mondo non può essere redento una volta per tutte e la ricerca della Terra promessa UTOPIA E DISINCANTO Claudio Magris Garzanti pp. 326 L. 36.000

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