Matvejevic piange sul Mediterraneo un mare che univa e ora divide

Matvejevic piange sul Mediterraneo un mare che univa e ora divide Matvejevic piange sul Mediterraneo un mare che univa e ora divide GRANDE» per i fenici e gli ebrei, «Superiore» e «Molto verde» per i sumeri e gli egizi, «Nostro» per i greci e i romani, «Tenebroso» per gli arabi: il mare che solo nei primi secoli dopo Cristo fu universalmente riconosciuto come MediteiTaneo, è stato più un crocevia di «civiltà ammassate», in preda agli scompigli della storia come ha scritto Fernand Braudel che il catalizzatore di un insieme omogeneo. Lo sappiamo da tempo. Secondo Predrag Matvejevic non ne siamo però abbastanza consapevoli per impedire che neU'immaginario collettivo, e nella politica europea, gli stereotipi della «civiltà mediterranea» prevalgano sulle prospettive future. «Il mare che dovrebbe unire è diventato la frontiera tra Nord e Sud... L'Europa non se ne occupa... Manca un vero progetto per il Mediterraneo» - accusa 10 slavista russo croato pensando all'(Altra Europa» che sembra far parte di un Terzo mondo costituito da «resti dell'Impero sovietico, Jugosla via disgregata, confini dei Balcani, deh'Albania e forse anche di Bulgaria, Romania, Grecia e Turchia». Ma è soprattutto la tragedia dei Balcani che gli sta a cuore. Le lezioni svolte lo scorso anno al Collège de France, ora pubblicate col titolo 11 Mediterraneo e l'Europa, costituiscono infatti l'approdo di un viaggio che prende il via dal passato abbracciando il paesaggio. Mentre procede l'osservazione di coste, isole, insenature e golfi, riaffiorano civiltà scomparse, lingue e costumi stratificati con il succedersi delle dominazioni. L'inquieta diffidenza di egizi, ebrei e cristiani per gli abissi marini popolati di mostri e l'audacia dei greci testimoniata dagli eroi del mito; la caratterizzazione dei popoli in continentali e insulari, già in Erodoto e Platone, con elementi distintivi non sempre coerenti; l'isolamento insulare e r«insulomania»; o ancora il predominio di Genova e di Venezia, la sopravvivenza della loro centralità e la «sparizione» di Adria o l'ingiusta sottovalutazione di magnifici luoghi che entreranno nella storia solo per le devastazioni odierne: sono alcuni degli esempi con cui l'autore dimostra che «non esiste una sola cultura mediterranea». Allora, meglio realizzare una cultura intermediterranea alternativa o condividere una visione differenziata? Matvejevié non ha risposte, ma sa che la soluzione non potrà dipendere solo da un'Europa «meno eurocentrica e più aperta al suo "Terzo mondo", più culturale che commerciale». Nelle periferie dove con il crollo dei sistemi «è esplosa la società», pesa a suo parere il silenzio degli intellettuali. Malessere, rigurgiti nazionalistici, disillusione rispetto alla cultura che si sottomette al nazionalismo, tradimenti di chierici che non dissenidi ì tono e di ex dissidenti così consenzienti da occupare posti di potere, ecco quel che ritarda, anche, la pratica democratica. Quanto al suo impegno, Matvejevic lo ribadisce in queste lezioni a metà tra saggio, narrazione e compianto. Il fascino, e il limite, del testo è in tale ibrido poco in linea con la tradizione del prestigioso Collège. L'intreccio di erudizione, riflessione politica e squarci poetici cattura, certe considerazioni sull'idealizzazione dell'Europa Centrale o sul conflitto tra cattolicesimo e cristianesimo ortodosso sono' incisive. Peccato che citazioni filologiche, mitologiche e storiografiche si affollino così rapidamente da frustrare il lettore curioso. Paola Decina Lombardi UN LIBRO AL GIORNO Predrag Matvejevié Il Mediterraneo e l'Europa Lezioni al Collège de France Garzanti Pagine 135, lire 16 mila

Persone citate: Fernand Braudel, France Garzanti, Giorno Predrag, Matvejevic, Paola Decina Lombardi, Platone, Predrag Matvejevic