Romanzo programmato per chiudere un cerchio di Lorenzo Mondo

Romanzo programmato per chiudere un cerchio F PANE AL PANE =1 Romanzo programmato per chiudere un cerchio RANCO De Longis si è sparato, prima che la macchina da lui montata compisse tutti i suoi giri, prima di verificare la tenuta del suo «caso». Qualunque cosa si proponesse, non ha saputo attendere, o non ha creduto che ne valesse la pena. Da settimane andava pubblicando sui principali giornali italiani delle manchettes pubblicitarie sul suo misterioso libro, intitolato «Il cerchio», che un improbabile «Times» accreditava come «capolavoro assoluto della letteratura moderna»: un romanzo che, stando sempre al «soffietto» promozionale, aveva venduto in due mesi 3.802.833 copie, non una di più né una di meno. Negli ultimi giorni aveva rincarato la dose, affermando che negli Stati Uniti ne aveva diffuse 7 milioni. Spiegava il successo agli increduli con la sua professione di cornmmercialista, che lo metteva in contatto con molte aziende, disposte a comprare lotti di libri per regalarli in occasione delle feste, scaricandoli dalle tasse. Non si capisce come i suoi clienti avessero lo stomaco di usare a mo' di strenna la storia di un malato di cancro senza speranza. Ma tant'è, i libri - e non solo quelli di De Longis - si regalano anche senza averli letti e senza pretendere che siano letti. Non è comunque^, il marchingegno finanziario,' che qui interessa, ma semmai le possibili motivazioni della costosa impresa. Sappiamo che vari editori avevano respinto i suoi scritti. E' possibile che abbia voluto, per smisurato desiderio di rivalsa, costruire da solo e dal niente un best-seller, oscurare le tirature di Umberto Eco? Fargliela vedere, agli editori e a se stesso? Sedotto dal mestiere «secondo» della letteratura, non gli bastava evidentemente di colI tivarla in segreto, come vizio o I ascesi, aveva bisogno di esibire al mondo le sue creazioni. Fin qui, non era diverso da tanti altri scriventi, per quanto meno provveduti finanziariamente di lui. Ma perché si è sparato? Una eventuale depressione non spiega niente, è soltanto la conseguenza magari abnorme di altre cause. Forse ha considerato che soltanto un numero trascurabile di quei milioni di lettori virtuali avevano sfogliato le sue pagine, che nonostante l'insolenza del gesto il suo libro intristiva né più né meno che al fondo di un cassetto. Forse, e questo sarebbe il dramma più vero, aveva capito che non c'è parola scritta, per quanto tenera come un primo amore, sofferta come una confessione, che basti da sola a salvare la vita, a ricomporre, chissà, una personalità scissa. C'è chi si è ucciso perché nessuno pubblicava i suoi libri, dolorosamente offeso perché aveva coscienza di quanto valessero. Penso al caso di uno scrittore vero, Guido Morselli, n dottor De Longis, al contrario, sembra avere scritto il suo ultimo libro (non a caso una aspettazione della morte) e averlo promosso con un incalzante battage, per uccidersi, per proiettare l'attenzione dei pubblico sulla propria fine. Un romanzo programmato per promuovere una sia pur fittizia identità; per chiudere appunto «il cerchio» di una candida, immedicabile, disperazione. Lorenzo Mondo ido |

Persone citate: De Longis, Guido Morselli, Umberto Eco

Luoghi citati: Stati Uniti