Comincia la conta tra i cattolici di Guido Tiberga
Comincia la conta tra i cattolici Comincia la conta tra i cattolici Egli intellettuali scelgono il Professore ROMA. (Alzati che si sta alzando, la canzone popolare...». La canzone di Ivano Fossati, promossa sul campo inno dell'Ulivo per le elezioni del '96, probabilmente tornerà ad essere soltanto un bel pezzo di rock italiano. Quell'aggettivo, «popolare», potrebbe essere scomodo in vista della corsa a Strasburgo. Venerdì sera, nel giardino di Palazzo Rospigliosi, un gruppetto di ulivisti doc discuteva eli come si sarebbe dovuta chiamare la lista nell'eventualità che Franco Marini fosse entrato nella porta «lasciata aperta» dal Professore. «Democratici per l'Ulivo», pretendeva uno. «Forse sarebbe meglio Democratici e popolari per l'Ulivo», suggeriva un'altra, aggiungendo un significativo «almeno quello...». «Popolari e democratici», d'altro canto, è il nome ufficiale del gruppo che unisce a Montecitorio mariniani e prodiani, separati da un muro invisibile che qualcuno ha cominciato a saltare. Maria Pia Valetto se n'è andata con un comunicato sibillino che dedicava due righe a ricordare l'amicizia della sua famiglia con Scalfaro. Claudio Bressa, un tempo portavoce dei deputati vicini al Professore, ha salutato la banda sbattendo la porta contro la «liturgia del nuovismo» celebrata da Prodi. Potrebbe essere l'inizio di un esodo, lasciano capire nei corridoi di Piazza del Gesù. «Molti stanno per prendere la stessa decisione», confi- dano le persone più vicine al segretario. «Le perplessità di questi amici sono anche le mie», ammette Pierluigi Castagnetti, prodiano doc, l'uomo che contese a Marini la segreteria in una battaglia all'ultimo voto. «Noi siamo un partito abituato alle divisioni. Ma quando se ne andò Buttigliene, lo fece per passare a uno schieramento politico che aveva altre idee e altri programmi. Ora è diverso: gli obiettivi sono identici, è lo strumento per ottenerli a essere diverso. Lui ha scelto la personalizzazione della politica. Una scelta pericolosa, che può sfuggire di mano». Anche a Prodi? ((Anche a lui, al di là delle intenzioni». Di «rottura», Castagnetti non vuole nemmeno sentire parlare. «Continuo a sperare che lo scontro finisca con il voto del 13 aprile. E che dal 14 si possa tornare insieme», dice. E se non fosse possibile? «Vedrete che lo sarà», taglia corto. Ma la risposta più probabile salta fuori dal suo commento al «salto» di Bressa e Valetto: «Io sono un popolare, e se qualcuno si iscrive al Ppi . non posso che essere contento». Il battesimo dei Democratici non più popolari divide i politici, e fin qui non c'è da stupirsi. Ma ai due lati del muro cominciano a schierarsi pure gli intellettuali. E persino i vescovi, almeno quelli più avvezzi a stare sui media, con monsignor Grillo a lamentare «il disagio» dei cattolici di fronte alle frammentazioni, e monsignor Casale - l'arcivescovo di Foggia che in estate andò a benedire una «festa rossa» di Bertinotti - ad applaudire la lista «che farà chiarezza nel centrosinistra». Per il treno di Prodi hanno già staccato il biglietto uomini come Paolo Flores D'Arcais («Una lista dell'Italia di cui essere orgogliosi»), Gianni Vattimo («Potrei pure candidarmi»), Ferdinando Adornato («E' l'unica iniziativa che prefigura, in Italia, un'alleanza moderna). Altri potrebbero farlo presto, da Umberto Eco al circolo bolognese del Mulino, che non a caso Prodi ha incontrato ieri. Un incontro simbolico, dato che il Professore aveva trascorso così anche il giorno successivo alla nascita del suo «primo» Ulivo. «Ma della lista non si è parlato frena Edmondo Berselli, segretario generale del Mulino -. L'intervento di Prodi è stato in linea con le convenzioni che regolano il nostro gruppo, fatto di persone che su molte cose la pensano in maniera diver¬ sa». Un'offensiva di cervelli cui il Ppi ha risposto ieri dalle pagine del «Popolo». Un'inchiesta tra gli intellettuali più organici al partito, concordi nel bocciare senza appello il progetto dell'ex compagno di strada. «Questo Prodi-2 mette a rischio se stesso e il progetto originario dell'Ulivo», sentenzia Gabriele De Rosa, il direttore dell'Istituto Sturzo, identificando nei «risentimenti» il vero motore del progetto. Quello del «Popolo» è un coro, dove sulla stessa musica di De Rosa canta anche Vincenzo Cappelletti, ex direttore generale della Treccani («Prodi ha compromesso quanto di ancora valido c'era nell'Ulivo»). A far da controcanto, dall'interno del mondo cattolico, lo storico Pietro Scoppola, che confida all'«Espresso»: «Darò il mio sostegno perché questa nuova aggregazione prefigura un confronto tra coalizioni, superando le vecchie entità di partito». 0 di qua o di là, insomma. Possibilità di mediare? Poche. «Competition is competition», direbbe Prodi, soprattutto tra cattolici. Guido Tiberga Castagnetti: «Siamo un partito abituato alle divisioni» Ma nel Ppi ci sono anche nuovi arrivi: Valetto e Bressa Da sinistra: Maria Pia Valetto e Gianclaudio Bressa Da sinistra: Pierluigi Castagnetti e Paolo Flores d'Arcais
Luoghi citati: Foggia, Italia, Roma, Strasburgo
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