Telecom senza freni in Borsa spinta da nuove voci di R. Ipp.

Telecom senza freni in Borsa spinta da nuove voci Ieri consiglio a Torino mentre la Moratti incontrava D'Alema sulla pay tv. Per il gruppo in arrivo un nuovo direttore generale? Telecom senza freni in Borsa spinta da nuove voci In settimana ha guadagnato il 6,42%. Bernabò riorganizza la direzione strategica ROMA. L'evidente oggetto del desiderio. La Telecom è sempre più ambita. Le sue azioni ormai passano di mano con furia incredibile. Nella sola giornata di ieri ne sono state scambiate per mille e 30 miliardi e in pratica ha cambiato proprietà l'l,l% del capitale. Inevitabile il record: grazie all'aumento di ieri pari al 2,38% e a quello della settimana pari al 6,42%, il titolo ha raggiunto il tetto di 8,82 euro, ovvero 17.078 lire. Quindici mesi fa chi comprò le azioni in occasione della privatizzazione le pagò 10.908 lire. Che succede allora? Sono in tanti a chiederselo. Sono in tanti a stare all'erta. Di sicuro c'è che il ministero del Tesoro si appresta a vendere la quota rimasta in suo possesso che dovrebbe valere il 3,15% della Telecom: si tratta dei pacchetti non ceduti all'At&t e all'Unisource a causa delle mancate alleanze e di quello che resta dopo l'assegnazione delle azioni gratuite date in premio a chi ha conservato per un anno le azioni acquistate con la privatizzazione. Questo 3,15% (di cui viene chiesta una fetta dai dipendenti azionisti) ovviamente può influenzare gli equilibri fra i soci. La quota è più piccola, ma senza dubbio consistente, rispetto a quelle detenute complessivamente dal nucleo stabile, cioè il gruppo di azionisti che determina la gestione (dall'Ifil alle Generali, dalla Compagnia San Paolo alrUnicredit). E' nell'ordine delle cose pertanto che possa cambiare qualcosa nell'assetto societario. Tanto che si sente ripetere con insistenza la parola scalata: qualcuno compra per contare di più o addirittura immaginando di conquistare la Telecom. Le voci si moltiplicano: da quelle (smentite ma ricorrenti) relative a una cordata guidata dall'Olivetti di Roberto Colaninno a quelle (altrettanto smentite) su un ipotetico interesse del gruppo britannico Bt. Ma che qualcuno compri è comunque un dato di fatto. Al mistero sulle operazioni finanziarie si accompagna poi il mistero sulla struttura di vertice della società. L'amministratore delegato Franco Bernabè, in carica da due mesi e mezzo, fa della riservatezza una bandiera. Ironizzando, invita a scrivere «bocche cucite al tonnine del consiglio» di amministrazione riunitosi a Torino. Ed è immaginabile che l'invito a tenere le bocche cucite sia stato rivolto ai consiglieri. Tuttavia è trapelato (senza conferme) che è stata riorganizzata la direzione strategie e sviluppo internazionale, di cui è responsabile Francesco De Leo (uno dei tre direttori generali insieme a Fulvio Conti e Massimo Sarmi). Bernabè avrebbe avocato a sé alcune competenze. Queste indiscrezioni hanno alimentato molte ipotesi. C'è chi sostiene che il depotenziamento della direzione internazionale anticiperebbe quello delle altre due. E che De Leo e Conti si appresterebbero a lasciare la Telecom, Sarmi avrebbe un altro incarico e sarebbe nominato un direttore generale unico. L'amministratore delegato tiene la bocca cucita anche sull'accordo con il re delle tv Rupert Murdoch al quale ha venduto 1' 80% della televisione a pagamento Stream, ma il contratto definitivo non è ancora firmato. Mentre a Torino si riuniva il cda, a Roma il presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha ricevuto per un'ora Letizia Moratti, ambasciatore europeo di Murdoch. Non ci sarebbero novità nelle posizioni di D'Alema (il cui governo ha emanato il decreto contro il monopolio delle trasmissioni tv a pagamento delle partite di calcio di serie A) e della Moratti (che contesta il decreto), [r. ipp.]

Luoghi citati: Roma, San Paolo, Torino