Complotto di pentiti, boomerang per Dell'Utri di Lirio Abbate

Complotto di pentiti, boomerang per Dell'Utri I magistrati sulla richiesta di rinvio a giudizio: sono indiscrezioni arbitrarie e non vere Complotto di pentiti, boomerang per Dell'Utri Inchiesta della Procura di Palermo su presunti depistaggi PALERMO. Un complotto di pentiti e dichiarazioni depistanti rischiano di trascinare il deputato di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, davanti all'esame della Camera dei Deputati, che sarà chiamata a decidere sulla sua libertà. Intanto, dopo le indiscrezioni pubblicate ieri, la procura di Palermo ha diffuso un comunicato in cui ha precisato che le notizie su di lui «costituiscono unicamente la ripetizione e l'amplificazione delle tesi sostenute in un'intervista, concessa qualche giorno fa, all'imputato Marcello Dell'Utri, ripetizione che oggi (ieri, ndr) viene arricchita da un cumulo di particolari e presunte indiscrezioni tanto arbitrario quanto non rispondente al vero». Il fascicolo di indagini su cui il gip di Palermo sta lavorando porta il numero 5971/97. Si tratta di un'inchiesta parallela avviata dalla procura di Giancarlo Caselli che tende a far luce su un «complotto» ordito tra alcuni collaboratori di giustizia per screditare le indagini dei magistrati palermitani e «risollevare» le sorti giudiziarie dell'ex presidente di Pubhtaha. Il deputato di Forza Italia aveva denunciato il 22 settembre scorso, nell'udienza del processo in cui è imputato a Palermo per concorso in associazione mafiosa, un presunto complotto di pentiti: «Contro di me e Berlusconi sono state concordate false accuse da parte di tre collaboratori: Di Carlo, Gughelmini e Onorato. Mi ha informato il detenuto pugliese Cosimo'Cirfeta». Il contropiede giudiziario compiuto lo scorso anno dall'imputato rischia adesso di trasformarsi in un boomerang. Dopo le denunce di Cirfeta, affiliato alla Sacra Corona unita, che ha riferito di incontri fra i tre pentiti, con l'obiettivo di calunniare Berlusconi e Dell'Utri, i magistrati hanno avviato un'indagine. Verbali di decine di testimoni, bobine magnetiche, tabulati di traffico telefonico, intercettazioni, esiti di pedinamenti, fotografie in cui vi sono incontri ritenuti «anomali» e oggetti regalati ai familiari di alcuni pentiti: sono i risultati di questa indagine, ora all'esame del giudice per le indagini preliminari. La difesa del deputato commentò la denuncia in aula delle tesi di Cirfeta osservando che «il nome di Dell'Utri diventa la chiave per assicurarsi benevolenza da parte dello Stato e ottenere la libertà». In seguito, la dichiarazione del pentito pugliese in mesi di indagini è stata smontata dall'accusa: cinque collaboratori, tre dei quali chiamati in causa proprio da Cirfeta, lo avrebbero contraddetto, e uno di essi avrebbe sostenuto l'maffidabilità del collaboratore. «Cirfeta mi fece capire - ha detto Angelo Izzo, uno dei tre pentiti che lo smentisce - che l'ipotesi dell'accordo era solo una sua supposizione». Tutti gli altri. Franco Di Carlo, Francesco Onorato e Giuseppe Gughelmini, hanno smentito le tesi di Cirfeta, definendolo «poco raccomandabile», drogato e «assuntore di psicofarmaci miscelati a vino per sballare». L'indagine ha dunque assunto un indi¬ rizzo diametralmente opposto a quello «disegnato» da Dell'Utri. Un contributo all'inchiesta è stato fornito anche dalle dichiarazioni ritenute preziose del collaboratore di giustizia Vincenzo La Piana, pregiudicato per traffico di cocaina, che ha iniziato a raccontare fatti e circostanze dalla primavera scorsa, vissuti in prima persona durante la detenzione. Il quadro complessivo che sarebbe stato delineato negli atti inviati al gip disegnerebbe alla fine un'attività d'inquinamento e condizionamento probatorio al quale Dell'Utri potrebbe non essere estraneo, anche se non sarebbero emerse prove di passaggi di denaro dell'imputato ad eventuali testi «corrotti». Gli accertamenti ancora in corso, tendono a verificare se il deputato abbia incontrato più di un collaboratore di giustizia, utilizzando per questi rapporti anche alcuni avvocati. Lirio Abbate

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