A Palazzo Madama arriva lo sciopero

A Palazzo Madama arriva lo sciopero Funzionari e impiegati uniti contro «il progressivo depotenziamento» amministrativo A Palazzo Madama arriva lo sciopero L. ROMA UNEDI', per un'ora, sciopero al Senato. E' il primo «deliberato unitariamente», annunciano le nove organizzazioni sindacali di Palazzo Madama, per attirare l'attenzione sul «profondo malessere» in cui versa l'amnùnistrazione e sulla «grave anomalia» deUe relazioni sindacah. E' uno sciopero «simboUco», si legge nell'assai rispettosa lettera inviata il 27 febbraio al presidente Mancino, che comunque non impedirà «la prestazione dei servizi minimi essenziaU» (portineria, buvette, ambulatori). Senza differenze di qualifica o di casta, funzionari, impiegati, documentaristi, stenografi e segretarie segnalano «U progressivo depotenziamento» amministrativo del Senato. Tanto più nei confronti deUa politica espansiva perseguita daUa Camera. Per una volta i sindacati interni non bussano - almeno espUcitamente - a quattrini. GU stipendi sono qui già piuttosto alti, periodicamente esposti al pubbhco ludibrio in tabelline pubblicate dai giornali. Il punto della protesta riguarda piuttosto lo stato degU uffici, che appaiono in brutte condizioni. Per oltre un anno, prima, durante e dopo la Bicamerale, il Senato è vissuto in una condizione di incertezza. O almeno: tra modello esistente, «camera deUe regioni», «se- natino» e quant'altro la più vana fantasia riformatrice andava disegnando nessuno se l'è sentita di scommettere sul destino di Palazzo Madama. E quindi nessuno in pratica vi ha da aUora messo mano. Non solo, ma più o meno nello stesso periodo un rapporto della Andersen Consulting ha indicato le numerose disfunzioni deUa struttura con una tale severità da concludersi nel seguente modo: «E' ora di dare un po' d'aria aUe stanze». Il coUegio dei questori, a questo punto (il diessino Forceri, la socialista Manieri e U berlusconiano GriUo) ha cominciato a lavorare su un drastico progetto di rinnovamento che però i dipendenti non sono ancora riusciti a comprendere neUe sue linee. Il segretario generale Donato NociUa, fine giurista, ma poco adatto alla gestione, si barcamena - il che non giova a nessuno, nemme¬ no a lui. Se non contro segretario e questori, quindi, con qualche ragionevole semplificazione si può dire che lo sciopero è dedicato a loro. Il presidente Mancino si mantiene al di sopra deUa mischia, e comunque non può scavalcare i suoi colleghi e il vertice deUa burocrazia. Nel frattempo - e ritornando alla pur cortese proclamazione dello sciopero - il personale di ruolo è diminuito del 20 per cento. Su 16 Servizi, 11 sono privi di direzione: non di rado i dirigenti se ne vanno (chi aUa presidenza del Consiglio e chi aU'ente porto di Bari; chi aUa corte dei Conti, chi negU uffici legislativi dei ministeri), oppure muoiono. Ma in entrambi i casi non sono stati sostituiti. Non c'è più un responsabile del personale, ad esempio, così come sono da tempo scoperti altri Servizi decisivi tipo Bilancio e Drafting (tecnica di scrittura deUe leggi), già fiori aU'occhieUo deUa gestione Spadolini. Concorsi non se ne fanno ormai dal 1991. In alcuni settori si utiUzza personale avventizio - anche se a un determinato UveUo (studi e ricerche, per dire) solo i funzionari dell'amministrazione possono garantire, come è sempre accaduto, assoluta imparzialità. Filippo Ceccarelli Si vive nell'incertezza del futuro, tra «senatino» e «camera delle regioni»

Persone citate: Andersen, Filippo Ceccarelli, Forceri, Mancino, Manieri, Spadolini

Luoghi citati: Bari, Roma