Passa in Parlamento la riforma elettrica

Passa in Parlamento la riforma elettrica Netta spaccatura nel fronte comunista Passa in Parlamento la riforma elettrica Toccherà ad una spa gestire la rete ma l'Enel rimarrà una holding unica ROMA. Alla fine Nerio Nesi commenta amareggiato: «Siamo di fronte a una deriva liberista». Leonardo Caponi invece è soddisfatto: «Siamo riusciti a bloccare lo "spezzatino" elettrico». Le commissioni Industria hanno appena dato parere favorevole al decreto per la liberalizzazione del riassetto elettrico. Ma le reazioni dei due presidenti delle commissioni, rispettivamente di Camera e Senato ma entrambi del Pdci, sono opposte. E' Nesi a spiegare il motivo della diversità di giudizio: «Il nodo è sulla soglia antitrust e sulla vendita dei 15.000 megawatt di potenza dell'Enel». I no al parere favorevole sono giunti anche da Fi e Lega Nord. Ma la posizione più critica è quella di An che non ha partecipato al voto e ha chiesto al governo di ritirare lo schema di decreto. «Vi è un'effettiva volontà - ha dichiarato il responsabile economico Manlio Contento - di non avviare la privatizzazione dell'Enel e di non volere alcuna apertura del mercato in Italia». Quindi al di là del via libera delle commissioni, sul decreto presentato dal ministro dell'Industria Bersani si è consumata un'ennesima battaglia politica. Queste le modifiche richieste dalla Camera. L'Enel dovrà essere «una holding industriale unitaria» con «almeno il 50% della capacità produttiva del mercato» e la cessione degli impianti dovrà «creare sia ottimali condizioni di mercato che tener conto delle ricadute occupazionali». E ancora: per la gestione della rete dovrà essere utilizzata la forma della spa ma «bisognerà anche favorire la partecipazione di tutti gli operatori del mercato" al capitale della società propriei^ria»fj Inoltre, tra^^.'osservazioni contenute ne8à|i$fiz2a di parere presentata dal relatore Ruggero Ruggeri (Ppi) si chiede di specificare che «il servizio elettrico è un servizio pubblico» e che «per garantirlo, il mercato vincolato deve organizzarsi con una tariffa unica nazionale, non massima, con l'acquirente unico». E anche il sì della commissione Industria del Senato è arrivato con «delle osservazioni». La gestione della rete non dovrà essere affidata a un ente pubblico come prevede il testo del decreto Bersani ma «a una società per azioni controllata almeno in una prima fase interamente dal Tesoro». L'Enel tuttavia dovrà rimanere un gruppo industriale che controlla strategicamente le attività operative attraverso la costituzione di «una sola società per ciascuna delle funzioni di produzione, proprietà della rete e distribuzione». Sulla cessione degli impianti, invece, il parere afferma che «è indispensabile prevedere tempi adeguati per la predisposizione dei piani». E inoltre è necessario garantire che la vendita «non obblighi l'Enel a scendere al di sotto della soglia antitrust richiamata». Infine alcune clausule: reciprocità con gli altri Stati dell'Ue e garanzie nei confronti degli impiegati. Dunque anche dal Senato vi è la richiesta che l'Enel rimanga una «holding industriale» e che venga garantita «la sua unitarietà, integrità e verticalità» ma «il testo - puntualizza ancora Nesi - è migliore». Ora il nodo del riassetto del sistema elettrico e dell'Enel torna al governo. L'esecutivo dovrà infatti nei prossimi giorni decidere se e come accogliere le raccomandazioni di Camera e Senato. Il testo finale del decreto legislativo dovrà essere poi presentato al Consiglio dei ministri per il varo della prima riforma del settore dopo trent'anni. Con ogni probabilità la decisione sarà presa il 12 febbraio. I tempi infatti sono stretti: il governo ha tempo fino al 19, giorno in cui i sindacati dei lavoratori elettrici (100 mila circa) per protestare contro il riassetto elettrico hanno proclamato uno sciopero. Giovanni Lamberti

Persone citate: Bersani, Giovanni Lamberti, Leonardo Caponi, Manlio Contento, Nerio Nesi, Nesi, Ruggero Ruggeri

Luoghi citati: Italia, Roma