La società svizzera

La società svizzera La società svizzera «No agli allarmismi» ma ritira ilprodotto MILANO. Gli ultimi panettoni li avevano venduti due giorni fa, con la tradizionale promozione di san Biagio. Ma a quanto ammontino le perdite, dopo quei due dolci natalizi Motta al topicida fatti trovare dagli ecoterroristi dell'Alf, alla Nestlé non lo vogliono dire. E intanto incrociano le dita, dopo l'ultima minaccia, quella alle barrette al cioccolato fatte arrivare a Bologna, con quel volantino minaccioso, firmato ancora una volta dall'Animai Liberation Front. «Abbiamo deciso di ritirare il prodotto in tutta la zona di Bologna», fanno sapere dalla sede centrale della multinazionale svizzera. Dove arrivano le chiamate dei giornalisti alla ricerca di un commento, le telefonate dei distributori che vogliono sapere come comportarsi e quelle dei primi utenti, allarmati dalla nuova minaccia. «Non abbiamo nulla da dire», fanno muro negli uffici al settimo piano della palazzina di vetro e cemento a fianco del Naviglio. «Non c'è da fare allarmismo, anche il magistrato di Bologna è stato chiaro», spiegano quelli dell'ufficio stampa, alle prese con questa grana che arriva a un mese dalla pubblicazione del rapporto annuale del Gruppo, oltre tremila miliardi di fatturato nel '97, 120 miliardi solo nei panettoni ma non l'anno scorso. Quando, per l'attacco degli ecoterroristi, i danni per la mancata vendita del dolce natalizio hanno provocato perdite a bilancio per decine di miliardi, forse cinquanta. «No, dati non ne vogliamo fornire», insistono all'ufficio stampa. Perché hanno deciso di fronteggiare l'attacco degli animalisti, seguendo la linea del silenzio. Per non fornire appigli alla pubblicità negativa. Per non cadere nella trappola dell'Animai Liberation Front. Che di trappola si tratti, alla Nestlé sono convinti. E anche agli inquirenti bolognesi, i vertici del colosso alimentare hanno spiegato che difficilmente le barrette di cioccolato possono essere manipolate, senza che un consumatore se ne accorga. «Il prodotto è solido, non si può siringare con un topicida come avevano fatto con quei due panettoni. C'è la stagnola attorno alla barretta, ci vuol poco a lacerarla», giurano. Mentre scaricano sul sistema dei media, la responsabilità degli allarmismi, che l'azienda rischia di pagare a caro prezzo. Quanto incida sui bilanci della multinazionale quello specifico prodotto, nessuno vuole dirlo. Ma si sa che non è un prodotto di punta, pur essendo tra i primi tre in commercio in Italia: milioni di barrette al cioccolato, di cui 55 sarebbero state contaminate nella zona di Bologna, secondo la minaccia dell'Alf. Una minaccia non credibile, ma che nessuno vuole sottovalutare. Per ora, i dirigenti della Nestlé, non vogliono affrontare il discorso sulla ripercussione nella produzione. A Natale, dopo l'emergenza panettoni, venne chiusa per alcuni giorni la fabbrica di San Martino Buonalbergo in provincia di Verona e 400 dipendenti, molti stagionali con contratto a termine, vennero messi in mobilità. Adesso si aspettano gli sviluppi della vicenda, che finiscano i controlli per ora senza esito disposti dalla magistratura di Bologna. Ma negli stabilimenti di Intra in provincia di Verbania e a Perugia, gli unici del gruppo dove si produce cioccolato, sono in molti a trattenere il fiato. [f. poi.] 0

Persone citate: Motta