Americani e inglesi, fugo dall'Iraq di Foto Reuters

Americani e inglesi, fugo dall'Iraq GOLFO PERSICO E Saddam accusa: i jet attaccano obiettivi civili fuori dalle «no fly zone» Americani e inglesi, fugo dall'Iraq VOnu sgombera i suoi funzionari: troppi rischi NEW YORK. Cresce la tensione nella guerra a bassa intensità tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Iraq: il governo iracheno ha affermato di non poter più garantire la sicurezza dell'ormai sparuto drappello di funzionari americani e britannici rimasti nel Paese ed il Palazzo di vetro ha deciso il loro ritiro. L'annuncio è stato dato ieri all'Onu: «Le minacce specifiche riguardavano quelle due nazionalità», ha dichiarato il portavoce deU'Onu Fred Eckhard. Il rappresentante delle Nazioni Unite ha specificato che la decisione è stata presa dal capo della sicurezza dell'Orni, il sottosegretario Benon Sevan. All'inizio di gennaio, dopo i raid di «Desert Fox», le Nazioni Unite avevano respinto un orarne di espulsione di 14 britannici e di mi operatore umanitario americano insistendo sul fatto che la composizione dello staff Onu è di responsabilità esclusiva del Palazzo di vetro. Ma ora questa decisione è stata rivista mettendo, come è ovvio, in primo piano la sicurezza dei funzionari. Una recente lettera dell'Onu chiedeva garanzie che Baghdad non ha fornito: di qui l'ordine di ieri a chi è rimasto di lasciare il Paese. L'espulsione decretata da Saddam a gennaio esentava due americani: il vicedirettore del Pam (Programma alimentare mondiale) e il segretario dell'inviato speciale Onu in Iraq Prakash Shah. Eckhard tuttavia ha detto che l'attuale ordine di evacuazione riguarda tutti, senza eccezioni. Il portavoce ha aggiunto che molti di quanti si trovavano sulla «lista nera» irachena hanno già lasciato il Paese o si accingono a farlo: i britannici lavoravano nelle provìnce del Nord dove la maggioranza della popolazione è di origine curda e dove l'Iraq non esercita il totale controllo. L'ordine di ritiro dei funzionari Onu testimonia un'escalation della tensione all'interno del Paese. Martedì, lanciando un altro segnale ostile, Baghdad aveva dichiarato guerra a tutti i prodotti che recano la bandiera americana. Ieri intanto, presumibilmente in seguito alla nuova strategia Usa che nei giorni scorsi non ha dato tregua alla contraerea irachena, Baghdad ha ritirato una buona parte dei missili contraerei dalle zone di non volo. I ricognitori Usa hanno fotogra¬ fato le truppe irachene che smantellavano i missili e li trasportavano verso la regione centrale dove non vi sono restrizioni sul volo. I missili erano stati installati nel territorio pattugliato dai jet americani e britannici in dicembre, dopo i quattro giorni di bombardamenti punitivi ordinati dal presidente Bill Clinton. Baghdad ieri ha accusato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna di aver attaccato obiettivi civili fuori dalle «no-fly-zone». Queste affermazioni giungono a poche ore dalle accuse mosse da un portavoce militare iracheno - e respinte da Riad - ai «piloti sauditi» che avrebbero preso parte a un attacco di «aerei nemici» contro un magazzino di alimenti nella città di Neyf, a 160 chilometri dalla capitale. «Stati Uniti e Gran Bretagna hanno attaccato negli ultimi giorni diversi obiettivi civili al di fuori delle zone di esclusione aerea», ha detto un parlamentare iracheno. «La comunità internazionale deve conoscere i veri motivi dei continui attacchi statunitensi e britannici contro obiettivi che non hanno alcuna relazione con i quotidia¬ ni voli nelle cosiddette zone di esclusione aerea», ha detto il capo della Commissione esteri del parlamento, Wisam al Bayati. «Piloti sauditi hanno partecipato per la prima volta agli attacchi degli aerei nemici quando questi hanno bombardato il magazzino di aumenti di Nayf», ha aggiunto l'esponente politico. «Bisogna chiedere al presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che relazione c'è tra questo tipo di obiettivi e la sicurezza degli aerei americani che pattugliano la no-fly-zone nel Sud dell'Iraq), ha chiesto ironicamente il parlamentare. Intanto i servizi di Difesa civile iracheni ieri hanno fatto brillare due bombe statunitensi sganciate dai jet su un'installazione petrolifera della provincia di Dhi Qar, nel Sud del Paese. Secondo l'agenzia di stampa «Ina», ogni ordigno pesava circa una tonnellata ed era matrizzato sull'impianto di Nasiriva, 375 chilometri a Sud di Baghdad. L'«Ina» ha scritto che negli ultimi giorni i servizi di Difesa hanno fatto brillare circa 10 missili caduti nella stessa zona e mai esplosi. [Agi-Ansa] Il governo di Baghdad aveva comunicato di non poter più garantire la loro sicurezza L'esercito ritira buona parte dei missili dalle postazioni contraeree martellate nei raid Un ragazzo seduto sui pneumatici in un magazzino di ricambi auto a Baghdad: a causa dell'embargo i ricambi sono diventati introvabili e gli iracheni lamentano che le vecchie auto rappresentano un pericolo [foto reuters]

Persone citate: Benon Sevan, Bill Clinton, Eckhard, Fred Eckhard, Prakash Shah