TUTTO GIÀ' DECISO?

TUTTO GIÀ' DECISO? LA NOTA ROMANA TUTTO GIÀ' DECISO? LA classica formula «climabuono-ma-restano-problemi-seri» con cui si è concluso l'incontro di ieri tra Franco Marini e Romano Prodi dice, per quanto rituale, davvero tutto. Neppure un'ora dopo l'uscita del comunicato congiunto, che rinviava a un nuovo definitivo incontro tra i due venerdì prossimo, il portavoce dei parlamentari prodiani Franco Monaco ha annunciato che, proprio venerdì, il professore presenterà a Roma la sua nuova lista per le elezioni europee. «Lista aperta», ha aggiunto Monaco, a significare che c'è sempre posto per i popolari di Marini. Solo che, a questo punto, si tratterebbe per Marini di aderire alla lista di Prodi. Non sembra molto probabile. SUBURRA. L'incontro tra i due, più volte rinviato e preceduto da polemiche anche molto aspre, è stato circondato da un certo alone di segreto. C'è voluto un po' per scoprire il luogo, poi identificato nella casa romana di Prodi, nella vecchia suburra dove possedeva i suoi immobili il ricco Crasso. Sembra che il clima sia stato davvero buono, non solo nel senso dell'educazione (come è ovvio), ma anche in quello che ciascuno dei due partecipanti ha avuto molta cura di non dare l'impressione di star facendo il gioco del cerino. Ciò non ha comunque impedito che, dopo l'incontro, Marini notasse che Prodi «è sempre stato permaloso e testardo»; né che Prodi confidasse a un suo collaboratore che Marini «vuol fare il segretario fermo sui principi come Amintore Fanfani e rischia di fare la stessa fine». PREGIUDIZIALI INCROCIATE. Gli informatori ufficiali hanno rivelato che due sono state le questioni principali attorno a cui è ruotato l'incontro: ' il problema dei rapporti con il partito popolare europeo (Ppe) e quello del referendum. In realtà ce n'è stata almeno mia terza di ùnportanza non inferiore alle prime due. Ma andiamo con ordine. Basta un breve riflessione sui primi due punti per capire che < è trattato di pregiudiziali incrociate, nel senso che, sul primo, si è trattato di una condizione posta da Marini a Prodi e, sul secondo, di una condizione posta da Prodi a Marini. In altre parole, Marini ha chiesto a Prodi di impegnarsi a dare battaglia all'interno del Ppe, scivolato troppo a destra sia per l'uno che per l'altro. Prodi ha risposto di non credere in una battaglia «entrista» nel Ppe e di essere sì pronto a entrare nel «gruppo Athena» (il sottogruppo che raccoglie i vecchi popolari di sinistra), ma solo per poi raccordarsi con socialisti e liberaldemocratici per dar vita a Strasburgo a un gruppone di centrosmistra chiamato «partito democratico europeo». Il che, a parte la promiscuità con i socialisti (inaccettabile per Marini), presuppone anche la spaccatura del Ppe. Poi Prodi, promotore del prossimo referendum sulla legge elettorale, ha chiesto a Marini di rinunciare, se non al prcporzionalismo, almeno a far parte dei comitati per il «no». Marini ha aperto le braccia, dicendo «Sai, questa è una posizione assunta dal partito, vedrò cosa posso fare». Cioè poco. Ma un terzo problema ha agitato ancora di più le acque della riunione: Marini, usando la formula, che Prodi odia, «tutti i partiti del centrosinistra», gli ha proposto di entrare lui in un listone che comprenda Ppi, Dini, Maccanico... e anche l'Udr di Cossiga e Mastella. Prodi ha accolto questa richiesta come l'invito a rinnegare pubblicamente TUlivo. Ebe finito il discorso, almeno per adesso. APPUNTAMENTO A STRASBURGO. Così, probabilmente, Prodi andrà per conto suo in Europa a tentare di costruire il partito democratico a Strasburgo, dove forse ritroverà un altro vecchio appassionato dell'idea di un partito democratico: Walter Veltroni. Paolo Passarmi e-mail:paopass@tin.it

Luoghi citati: Europa, Monaco, Ppe, Roma, Strasburgo