«Conti in regola, grazie ai tassi»

«Conti in regola, grazie ai tassi» «Conti in regola, grazie ai tassi» Ciampi: non c'è crescita, ma risparmiamo di più che il nostro piano è stato elaborato sulla base di previsioni fatte cinque mesi fa, cifre che avremmo dovuto riesaminare a maggio in vista della preparazione del Dpef». Nel frattempo, aggiunge Ciampi, le cose sono cambiate. «Ci sono state due notizie, una cattiva ed una buona. La prima è che la crescita economica si sta dimostrando inferiore alle previsioni. La seconda è che la discesa dei tassi di interesse è stata più marcata del previsto. Sulla base di questi nuovi elementi ho comunque confermato nella lettera a de Silguy gli obiettivi programmati, e dunque l'impegno di arrivare ad un rapporto fra deficit e pil dell' 1 per cento entro il 2001». Ieri mattina de Silguy ha chiamato Ciampi per un nuovo confronto sui programmi e i due hanno concordato la caffusione di un comunicato in cui l'Italia riawalorasse l'impegno a raggiungere gh obiettivi di politica fiscale indicali nel piano di stabilità europea. Il ministro non si sbottona oltra sulla telefonata con reurocommissario, ma - parlando con i suoi collaboratori - si è detto convinto che il francese fosse soddisfatto. Alle otto di sera il testo inviato dai fax del ministero del Tesoro è apparso sulle agenzie di stampa eliminando, almeno per il momento, ogni ulteriore margine per le polemica. La verità con cui bisogna comunque misurarsi è il rapporto della commissione Ue presentato ieri da de Silguy in cui, elaborando le cifre sinora in possesso di Bruxelles, si deduce che gli sforzi di risanamento operati dal governo italiano non sono sufficienti, e che servono misure di riequilibrio. Fatti i conti, dall'esecutivo euro¬ peo è piovuta la cifra di 8-9 mila rniliardi di .lire come indicatore di una possibile manovra correttiva che Roma potrebbe essere costretta a mettere in cantiere. Vero o falso? «Neanche per sogno - risponde Ciampi - non capisco proprio da dove spunti questa cifra. E' un fatto che c'è stato un rallentamento dell'economia e che questo crea problemi ai conti pubblici, ma il miglioramento sul fronte della spesa per interessi sarà di pari importo se non superiore. Abbiamo preparato il nostro programma pensando di avere un tasso di interesse del 4,5 per cento e ora siamo al 3 per cento. Non si tratta di previsioni, il risparmio c'è già». Gh esperti del Tesoro vengono in sostegno al ministro con un esempio molto semplice. In questi giorni, spiegano, scadono 1000 miliar¬ di di titoli emessi cinque anni fa al 12 per cento. Il tasso di sconto è al 3 per cento e consente a via XX Settembre di rinnovarli al 3,2; se fosse stato al 4,5, il nuovo prezzo pagato ai risparmiatori sarebbe stato del 4,7%. Come si vede, è la morale, lo Stato paga già meno. Ciampi si cruccia per l'economia che non riparte, per i posti di lavoro difficili da creare, per le entrate che potrebbe non essere al livello atteso. Ma il risultato sul fronte dei tassi gli dà sollievo. «Questa è l'altra faccia della medaglia della minor crescita, ma sono tranquillo», dice. E conclude: «La ragione per cui mi sento tranquillo è che 0 saldo fra la crescita che non c'è e le minori uscite per pagare il debito sarà alto. Sarà alto e sarà a nostro vantaggio». Marco Zatterin Mario Draghi direttore generale del Tesoro J IPOTESI di una manovra correttiva da 9 mila miliardi è rimbalzata per tutta la giornata fra Roma e Bruxelles, ha spaventato per un poco Piazza Affari, e alla fine è svanita sotto il fuoco congiunto del Tesoro e della Commissione Ue. Nella lunga e quasi sempre travagliata storia dei rapporti fra Roma e Bruxelles è l'ennesimo capitolo scritto a colpi di indiscrezioni, cWarimenti, promesse, minacce ed impegni. Eppure Carlo Azeglio Ciampi, al termine di una giornata di contatti telefonici serrati con Yves Thibault de Silguy, ostenta la serenità di chi ripone fiducia nei numeri che sa leggere sino in fondo. Nessuna manovra, dice: non c'è nulla di previsto, anche se il governo è impegnato a rispettare i patti con tutte le iniziative che si rivelassaro necessarie. E' una puntata difficile e piena di insidie, un passaggio della telenovela economico-finanziaria avviata il primo maggio scorso quando l'Italia è stata ammessa al club esclusivo della moneta unica. Il prossimo episodio è in calendario per l'8 febbraio, giorno in cui il consiglio Ecofin dovrà approvare il programma di stabilità italiano, esprimendo dunque il suo voto sul percorso disegnato da Roma per calzare gli stretti parametri di virtuosità legati alla partecipazione all'euro. In questo modo il verdetto traduce in orientamento politico i pareri predisposti dalla Cornmissione europea e il comitato economico e finanziario (l'organismo che rappresenta a livello tecnico i Tesori e le bance centrali). Si tratta di documenti che sviscerano le economie nazionali senza troppe concessioni alla diplomazia, documenti che dovrebbero(rimanere segreti e che sono finiti sui giornali. Succede quasi sempre ed è successo anche ieri. E così de Silguy si è trovato costretto ad ammettere che era vero, c'era effettivamente un rapporto in cui si dubitava delle capacità dell'Italia di farcela. Cosa che, ovviamente, è diventata «notizia» in un baleno. Racconta il ininistro del Tesoro: «Il 27 gennaio ho inviato una lettera a de Silguy per illustrare nei dettagli il programma italiano. Venerdì ho informato del fatto il Consiglio dei ministri e Bassanini lo ha annunciato ufficialmente. Al commissario europeo volevo spiegare RETROSCENA LA STRATEGIA DEL TESORO

Persone citate: Bassanini, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Marco Zatterin, Mario Draghi, Yves Thibault

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Roma