Il «Getty» restituisce opere rubate di Lorenzo Soria

Il «Getty» restituisce opere rubate BENI CULTURALI L'ARTE PREDATA li museo californiano rimanda in Italia tre reperti archeologici Il «Getty» restituisce opere rubate La Germania si adegua: torna una Venere LOS ANGELES I L Getty Museum, il Museo nato B dalla collezione privata del petroliere J. Paul Getty jr. e diventato nell'arco di soli 20 anni uno dei più ammirati e influenti al mondo, lo aveva già annunciato quattro anni fa: «Da questo momento ogni volta che entreremo in possesso di una scultura o qualunque altro oggetto di dubbia provenienza lo restituiremo al Paese di origine». Una decisione naturalmente bene accolta, che però era rimasta alle parole. Ieri sono arrivati anche i fatti, anzi tre: il «Getty» ha comunicato la restituzione alle autorità italiane di tre pezzi entrati nella sua collezione archeologica attraverso fonti e mezzi illegittimi. Si tratta di un calice di terracotta dipinto da Onesimo e firmato dal vasaio Eufronio nel 480 a.C, di una testa di Diadumeno di Policleto del II secolo d.C. e di un torso del dio Metra. I tre pezzi sono già arrivati in Italia, dentro delle casse spedite al museo archeologico di Villa Giulia che verranno aperte sa¬ bato, quando l'inviato del Museo californiano arriverà apposta a Roma per l'occasione, di qui il rappresentante del «Getty» volerà in Germania, dove presenzierà ad una cerimonia di restituzione di due quadri intitolati «La battaglia di Costantino» e «L'Erode dormiente». Nella sua breve storia, il «Getty» ha saputo conquistarsi un ruolo di preminenza, anche perché grazie a un fondo di dotazione che si aggira sui 5 miliardi di dollari è il Museo più ricco del mondo. Ma assieme con l'aminirazione dei collezionisti e degli amanti dell'arte, il museo californiano si è spesso guadagnato la loro ira. L'hanno spesso accusato di arroganza, di comportarsi come un volgare e fastidioso parvenu dell'arte. Si è dovuto anche difendere dall'accusa di rapacità, di avere saccheggiato con troppa disinvoltura il patrimonio artistico di altri Paesi. Nell'88, in particolare, il Getty si è trovato al centro di una furiosa polemica con il governo italiano per aver acquistato per 20 milioni di dollari una statua di Afrodite portata via dai tombaroli di Aidone, nei pressi di Enna, e mai restituita. Costruita la nuova sede a Brentwood in una collina da dove si domina la città e lasciate al vecchio museo di Malibù solo le opere antiche, 0 «Getty» vuole adesso soprattutto il rispetto dei suoi pari. Di qui, il cambio di politica. «Abbiamo deciso che compriamo solo oggetti di provata provenienza», spiega Marion Trae, la direttrice della sezione archeologica del Museo. «E se otterremo informazioni secondo cui i pezzi acquistati sono di dubbia provenienza, allora li restituiremo immediatamente ai Paesi di origine». Quando la sovrintendente alle opere dell'Etruria Meridionale ha segnalato che il calice era stato probabilmente portato via in modo illegale dagli scavi di Cerveteri, il «Getty» ha dunque deciso rispondendo imme¬ diatamente alle sue richieste. Il Museo ha avuto anche dubbi sugli altri due pezzi arrivati nel frattempo a Roma: il torso sarebbe appartenuto alla collezione giustiniana mentre la testa di Diadumeno sarebbe stata rubata nel magazzino degli scavi di Venosa, presso Potenza. Mentre si appresta ad aprire le casse del «Getty», il ministro per i Beni Culturali, Mario Bindioli Osio, si troverà presto impegnato a partecipare ad altre cerimonie simili. Tra circa un mese si appresta a ricevere una coppa rubata al museo di Napoli negli Anni 60 e finita nelle mani di un collezionista svedese che ha deciso di restituirla. Il ministero degli Esteri tedesco ha consegnato a Bindioli un fascicolo che consentirà di localizzare quattro opere archeologiche e 13 dipinti portati via dall'Italia durante la guerra. Tra gli altri, una Venere capitolina donata da Balbo a Goering e un ritratto del Parmigianino venduto a Hitler. Lorenzo Soria Afrodite, la statua al centro nell'88 della polemica fra il governo italiano e il Museo Getty L'opera fu portata via dai tombaroli di Aidone, e mai restituita