Un terzo incomodo nel Kosovo

Un terzo incomodo nel Kosovo «Secessione se avrà uno status uguale al nostro». L'Esercito di liberazione conferma la partecipazione al negoziato ma si spacca Un terzo incomodo nel Kosovo Il Montenegro pone le sue condizioni ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie i rappresentanti dell'Uck hanno annunciato ieri la loro partecipazione ai negoziati di sabato, nel castello di Rambouillet, in Francia. E' stato il portavoce, Jakup Krasniqi, a confermare la disponibilità dei guerriglieri a sedersi al tavolo delle trattative. Dopo una riunione dei comandanti militari del Kosovo centrale, è stata presa la decisione di mandare una delegazione in Francia, ha spiegato Krasniqi. «Abbiamo alcune obiezioni sul documento proposto dal Gruppo di contatto, presenteremo le nostre richieste», ha aggiunto. Soltanto poche oie prima il leader politico dell'Uck, Adem Demaqi, si era dichiarato contrario ai negoziati di Rarnbouillet. «Ci chiedono di negoziare qualcosa che non è negoziabile: l'indipendenza. Andare in Francia significa rifare lo stesso errore di Rugova, quando lo scorso 15 maggio ha accettato di incontrarsi con Milosevic» aveva detto Demaqi. Ignorando i consigli dell'autorevole leader politico i co- mandanti delle milizie kosovare hanno accettato l'invito della comunità internazionale. Ma la loro decisione fa sorgere il dubbio su chi sia veramente alla guida dell'Uck, e se l'esistenza di varie fazioni tra gh indipendentisti albanesi non costituisca di per sé una minaccia al successo della conferenza. «L'Uck vuole un protettorato internazionale per tre anni. Al termine di questo periodo, che servirà per preparare il futuro assetto del Kosovo, il popolo sarà invitato a vo¬ tare in un referendum per l'autodeterminazione o l'indipendenza» ha spiegato Krasniqi. Ufficialmente sarà il Parlamento jugoslavo a decidere, domani, se i serbi siederanno al tavolo delle trattative in Francia. Ma è difficile credere che Milosevic sia disposto ad accettare l'autonomia del Kosovo così come proposta nel documento del Gruppo di contatto. Secondo il Financial Times, che ha pubblicato stralci del piano, la Serbia perderebbe infatti ogni autorità della regione, mentre il totale controllo dovrebbe passare al capo della missione dell'Osce nel Kosovo, William Walker. Quello stesso Walker proclamato «persona non grata» da Belgrado, che voleva cacciarlo dal Paese e che soltanto all'ultimo momento, in seguito alle forti pressioni intemazionali, ha congelato l'ordine di espulsione. A quanto scrive il quotidiano britannico, il capo dei verificatori dell'Osce avrebbe il diritto di rimuovere o reclutare funzionari dell'amministra¬ zione pubblica e della giustizia. Gli toccherebbe inoltre organizzare elezioni entro nove mesi. Il piano prevede un periodo ad interim di tre anni, senza però specificare lo status finale del Kosovo. «Milosevic potrebbe mettere in crisi la conferenza di Rambouillet, presentando un suo piano di spartizione del Kosovo». Questa volta è il Times di Londra a svelare i timori dei diplomatici occidentah. Secondo il giornale il presidente jugoslavo intenderebbe proporre anche uno scambio di territori. Alla Serbia andrebbe il 40% del Kosovo, agli albanesi il resto, oppure Belgrado potrebbe cedere il Kosovo in cambio della Republika Srpska, l'entità serba di Bosnia. Tutti e due gli scenari fanno comunque venire i brividi all'Occidente, conclude il Times. A complicare la situazione è ùitervenuto ieri il presidente montenegrino Milo Djukanovic, il quale ha annunciato che non parteciperà ai negoziati di Rambouillet. Lo faremo soltanto se verrà raggiunto un accordo sullo status del Kosovo a scapito del Montenegro, ha spiegato: un Kosovo terza Repubblica della Federazione jugoslava è inaccettabile per il Montenegro, che in questo caso, riaprirebbe la questione della sua permanenza in uno Stato comune con la Serbia. Ingrid Badurina Una pattuglia serba al confine albanese segnala «Tutto OK» ai commilitoni

Persone citate: Adem Demaqi, Jakup Krasniqi, Krasniqi, Milo Djukanovic, Milosevic, Rugova, William Walker