L' uomo da venti miliardi di dollari
L' uomo da venti miliardi di dollari L' uomo da venti miliardi di dollari Nel suo impero giornali e network di tutto il mondo WASHINGTON. The Mercer Hotel, Manhattan: è una delle mete favorite di Madonna e DiCaprio e di molte altre star. E, quindi, non è certo il posto dove ci si aspetterebbe di trovare un tycoon di 67 anni, separato di recente e con simpatie conservatrici. Eppure è lì che Rupert Murdoch, il più spregiudicato magnate dei media, ha deciso di prendere momentaneamente casa. Il '98 è stato un anno straordinario per la sua News Corp. Con successi come «Titanic», «The Full Monty» e «Tutti pazzi per Mary» la Twentieth Century Fox ha raccolto nel '98 dodici Oscar e ha incassato oltre un miliardo di dollari. Inoltre, ha comprato i diritti per mandare in onda tutto lo sport nell'area di New York ed è arrivato vicino ad acquisire il controllo del canale sportivo della Disney, la Espn. Il suo «New York Post», poi, è l'unico che nella metropoli sia riuscito ad aumentare le vendite. Il potere di Murdoch è di dimensioni incalcolabili: un impero, in continua crescita, composto da società sparse nei cinque continenti e di cinque tipi diversi di media, 'in grado di fatturare 18,9 rniliardi di dollari l'anno. Oggi controlla 122 giornali in Australia, Gran Bretagna e Usa, case editrici, reti tv, compreso il network Fox, tv via satellite come la Star-tv e la BSkyB, gli studios della Twentieth Century Fox, oltre a una serie di servizi «home video» e «on line». Nato in Australia, Murdoch ha creato il meglio e il peggio della cultura popolare, da «A Current Affair» ai «Simpsons», da «X Files» fino a «Beverly Hills 90210». Agli occhi dei suoi nemici Murdoch è diventato una figura odiata, di proporzioni ormai stravaganti. Un famoso editorialista americano, Mike Royko, ha scritto che con i suoi giornali non valeva neanche la pena di avvolgerci il pesce. «Se a Murdoch verrà data la cittadinanza Usa, allora dovremo fare un piccolo cambiamento nella Statua della Libertà - ha detto -. Invece della torcia, bisognerà rifare la mano e mettere dritto il dito medio». Un altro che lo detesta è Ted Turner, l'inventore della Cnn. «Ho perfino pensato di ucciderlo», ha dichiarato una volta. Ma che cosa lo rende così dete¬ stabile? Il fatto che sia diventato la quintessenza del «barone» predatore dei nostri tempi e il fatto che ciò che produce e distribuisce (il «prodotto», come lo chiama lui con linguaggio neutro) abbia il potere di influenzare le menti di tutti. Nel '91, però, Murdoch fu vicino a perdere tutto, a causa del suo stesso espansionismo: si ritrovò con debiti per 8,8 miliardi di dollari. Neil'81 comprò i due quotidiani inglesi più vicini all'establishment, il «Times» e il «Sunday Times» e cominciò il martellamento sulla casa reale. Un po' alla volta il successo in Gran Bretagna lo ha spinto verso l'intrattenimento globale. Ad affascinarlo sono le possibilità della tecnologia satellitare. In America Murdoch ha cominciato nel '77 con l'acquisto del «New York Post», del «New York» e del «Village Voice», settimanale di sinistra. Ma poi si è concentrato su Hollywood. Per 575 milioni di dollari ha comprato la Twentieth Century Fox. Murdoch voleva creare un sistema di produzione e distribuzione capace non solo di rivaleg- giare con gli altri giganti Usa, ma anche di creare sinergie con le sue altre società sparse nel mondo. Come il suo predecessore William Randolph Hearst, come il William Paley, il fondatore della Cbs, o come Henry Luce, creatore di «Time», Murdoch è convinto di aver costruito qualcosa che durerà nel tempo. Ed è anche convinto di non aver affatto imposto un monopolio, ma di aver allargato il potenziale informativo mondiale, aprendo la strada per tanti altri imitatori. Ciò a cui ha dato vita rappresenta la più grande concentrazione di potere mai esistita sulle parole e sulle immagini. Ma proprio per questo potrebbe rivelarsi molto vulnerabile. «Tu lavori, come fa lui, nel mondo sempre mutevole dell'informazione e sei costantemente rninacciato dalla maledizione dell'obsolescenza», ha commentato Andrew Neil. «Ma sono convinto che Rupert pensi di poter battere anche quella. E credo che Rupert, nel profondo del suo cuore, sia sicuro di essere diventato immortale». Nicholas Fraser Copyright «George» - «La Stampa» Possiede 122 testate in Usa, Gran Bretagna e Australia, case editrici, emittenti via etere e satellite. E' sua la Twentieth Century Fox con la quale nel '98 ha vinto dodici Oscar Rupert Murdoch il più grande magnate dei media, un impero in continua crescita, composto da società sparse nei cinque continenti
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