Nessuna pay tv avrà tutto il caldo

Nessuna pay tv avrà tutto il caldo Il decreto riguarderà solo le partite di serie A: «Vogliamo fermare i monopoli, non Murdoch» Nessuna pay tv avrà tutto il caldo Il governo fissa un tetto del 60%, ma il decoder sarà unico ROMA. Il pallone non può essere monopolizzato. Nessuna televisione a pagamento può avere l'esclusiva del calcio. Per impedire posizioni dominanti il governo di Massimo D'AÌema si è affrettato a varare nuove regole antitrust. Il consiglio dei rninistri le ha introdotte con un decreto legge per farle diventare subito efficaci. Il provvedimento riguarda solo la serie A, il campionato più importante: un singolo operatore può disporre di non più del 60% dei diritti del calcio e in pratica può trasmettere al massimo le partite di undici squadre su diciotto. Il tetto vale solo per la nuova tv, quella digitale che entra nelle case con il satellite ed è criptata, cioè non ricevibile senza il pagamento di un abbonamento. Il decreto vede la luce dopo l'irruzione sul mercato italiano del re della tv Rupert Murdoch, pronto a firmare l'acquisizione dell'80% della Stream, la tv a pagamento creata dalla Telecom Italia. Murdoch (in azione con la News Corp Europe guidata da Letizia Moratti) punta a comprare in blocco i diritti delle partite di calcio offrendo 4200 miliardi. Vuole strapparli a Telepiù (controllata dalla francese Canalplus alleatasi con la Rai) che ha già nel cassetto i contratti con le squadre più importanti. «Non è stato varato un decreto anti Murdoch» ci tiene però a precisare il ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale. Spiega Cardinale: «Non abbiamo concepito una legge prò o contro nessuno, né Murdoch né Canalplus; abbiamo fatto una legge per il Paese». L'intenzione è «evitare posizioni di predominio nel mercato». Incalza il sottosegretario Vincenzo Vita (il primo a ipotizzare un tetto ai diritti del calcio): «Era importante porre un limite alla concentrazione in atto nella tv digitale, attraverso un accaparramento di diritti nel calcio codificato». Aggiunge l'altro sottosegretario, Michele Lauria: «Nessuno ha voluto demonizzare Murdoch o favorire uno dei competitori». Protesta l'opposizione di centrodestra. In una nota congiunta di Paolo Romani per Forza Ita¬ lia, Mario Landolfi per An e Marco Follini per il Ccd è definito un «segno di arroganza» il ricorso al decreto per introdurre regole antitrust. E sempre per il Polo Marco Taradash ritiene che si limita la libertà d'impresa. Soddisfatto invece Roberto Zaccaria, presidente Rai: «E' essenziale la concorrenza, ma sancita da regole», mentre per la Fininvest Fedele Confalonieri parla di «eccesso di regolamentazione». La Lega calcio riunirà l'assemblea per il 4 febbraio. La formula antitrust approvata dal consiglio dei ministri è il frutto di mia laboriosa ricerca. Scartata l'idea, originariamente sostenuta dalla maggioranza di centrosinistra, di prendere in considerazione tutti i tornei di calcio e la serie B: la disposizione antitrust sarebbe risultata poco incisiva. Si è intervenuti solo per la serie A e solo per il calcio criptato: le partite in chiaro, cioè in onda sulle tradizionali tv sono visibili da chiunque. Per gustarsi tutta la serie A criptata non basta un abbonamento. Inoltre si è deciso che il tetto antitrust fa rife¬ rimento ai diritti di trasmissione, in pratica alle partite (ovvero alle squadre). Si è ritenuto impraticabile assumere come base il valore dei diritti (opinabili) o il numero degli abbonati di ogni pay tv (verificabili a posteriori). Può però accadere che un operatore disponga dei contratti di poche squadre ma con forte richiamo di pubblico conquistando oltre il 60% di abbonamenti: anche se il tetto antitrust non è superato, si verifica una posizione dominante che può essere arginata. Il decreto indica infatti il 60% come soglia massima, ma l'Autorità delle comunicazioni può fissare limiti inferiori dopo aver consultato l'Antitrust. Cardinale fa presente che «la deroga è possibile tenendo conto delle condizioni del mercato». Aggiunge Vita: «Il tetto può essere rivisto verso il basso». E se fosse presente sul mercato un solo operatore, i contratti di acquisto dei diritti del calcio sono limitati a tre anni per consentire l'arrivo di concorrenti. Per favorire la competizione fra più pay tv, il decreto impone il decoder aperto: l'apparecchio con il quale si captano le trasmissioni via satellite deve consentire di ricevere i segnali di piattaforme concorrenti. Nel decoder devono essere inseribili le differenti schede consegnate all'atto dell'abbonamento e con le quali si accede alla tv digitale. Lo standard unico sarà obbligatorio dal 1° gennaio 2000, con vantaggi secondo Cardinale per l'esportazione di apparecchi. Il decreto legge è stato emanato anche per rimediare al fatto che domani sarebbero scadute le concessioni per le tv via etere, che in teoria rischiavano l'oscuramento. Le concessioni sono prorogate al 31 luglio per le tv nazionali e al 31 dicembre perle locali. Le emittenti provinciali o interprovinciali che cessano l'attività ricevono un indenizzo rispettivamente di 100 o 180 milioni. Sono state poi disciplinate le televendite, che entro tre anni saranno possibili solo via satellite. Roberto Ippolito CHI SCENDE IN CAMPO STRIAMI TELEPIU* SOCI Creata dalla Telecom Italia che ha concordato la vendita fino all'80% alla News Corp Europe di Rupert Murdoch guidata da Letizia Moratti. Possibile l'ingresso con il 10% della francese Tf 1. OFFERTA PER IL CALCIO Murdoch punta a comprare in blocco i diritti di trasmissione delle partite mettendo nel piatto 4200 miliardi. SOCI ControHata dalla francese Canalplus che dispone del 90% e ha raggiunto l'accordo per il passaggio del 10% alla Rai {che potrà incrementare la quota anche con altri partner). La Fininvest detiene il 10%. OFFERTA PER IL CALCIO Dispone già dei contratti per i diritti di trasmissione delle partite di calcio delle maggiori squadre di serie A. Un'immagine di uno studio televisivo americano

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