«Vinceremo anche senza l'appoggio di Roma»

«Vinceremo anche senza l'appoggio di Roma» Ramazza, il leader ds locale, attacca Sabattini: ha suggerito al Ppi gli argomenti per porre veti «Vinceremo anche senza l'appoggio di Roma» La Quercia bolognese difende la sua candidata Bartolini BOLOGNA. ((A Bologna noi non perderemo e Giorgio Guazzaloca non vincerà, pensarlo è una solenne sciocchezza». Alessandro Ramazza è giovane, ma non ha l'aria di un «ragazzetto». Da settimane cerca di restare a galla sul fiume dei veleni che si è scaricato nella palazzina a due piani di via della Beverara, dove si è trasferita quel che resta della federazione comunista più grande d'Europa, diventata la federazione più litigiosa d'Italia. L'aria del segretario dei Ds è piuttosto di chi non ha nessuna intenzione di mollare. Lo sfogo del parlamentare diessino Sergio Sabattini, per tre anni segretario del Pds di Bologna, che ha liquidato i suoi compagni dirigenti di partito come «ragazzetti che vogliono assolutamente un posto», è apparso come un assist a favore degli oppositori di Silvia Bartolini, la candidata a sindaco della Quercia. «Ricordando la sua militan- za femminista, ha anche suggerito ai popolari gli argomenti per porre veti», commentano in via della Beverara. Del ragionamento di Sabattini, Ramazza non condivide nulla. Respinge tutte le accuse, bollandole come «offese personali e e anche una lista a rivista» modi che vengono adoperati quando non si vuole discutere di politica ma solo chiudere la bocca a chi invece di politica vuole continuare a discutere». Invoca la «fase di transizione» per spiegare che la città sta cambiando e con essa il suo sistema politico: «Il bipolarismo è arrivato anche a Bologna, certi schemi consociativi che funzionavano quando qui eravamo governo e a Roma opposizione vanno superati». E sembra veramente convinto che le lacerazioni di queste settimane facciano parte del prezzo da pagare alla trasparenza di partito: «I vec¬ chi metodi non sono più utili, prima le decisioni venivano prese dall'alto e le grandi tempeste restavano dentro le stanze. Oggi, non possono più esserci cooptazioni dall'alto e le nostre stanze non sono più chiuse. Servono nuovi metodi, che però non stanno scritti da nessuna parte, e la cosa riguarda noi come l'intera coalizione». A preoccupare Ramazza, prima che gli scontri interni («Sto lavorando perché si smetta di litigare») è l'ipotesi, non tanto remota, di una lista Prodi-Di Pietro in versione Due Torri. Se così fosse, da città natale, laboratorio politico del nuovo centro sinistra, Bologna diventerebbe la città delle prove tecniche di morte dell'Ulivo. «Sento uno sferragliare di treni e fischi di capistazione che mi convincono poco. Sento parlare di treni europei e anche di treni locali, ma non capisco qual'è la stazione di arrivo: è l'unità della coalizione o sono le liste autonome? Prodi si limita a non commentare e i richiami alla massima unità del coordinatore provinciale dell'Ulivo sono troppo generici. Mi chiedo: cosa hanno intenzione di fare?». Una lista bolognese Prodi-Di Pietro non potrebbe essere liquidata come un fatto locale: «Questa è la città dove la sinistra ha il maggiore insediamento ed è anche la città di Prodi. Se l'Ulivo diventasse una cosa diversa da quello che abbiamo conosciuto finora, l'alleanza andrebbe riconsiderata». Per Bologna potrebbe voler dire una nuova giunta: dentro Rifondazione Comunista, fuori i popolari? «Non voglio questo. Io voglio l'unità dell'Ulivo e della coalizione. Voglio che si discuta in maniera chiara tra tutti i partner, senza veti e pregiudiziali». Silvia Bartolini, 38 anni, grintosa e cordiale, resta la candidata sindaco numero uno: «E' la migliore candidatura, quella che può interpretare e raccogliere le aspirazioni di rinnovamento della città. Sabattini può anche non essere d'accordo, ma i Ds la sosterranno fino in fondo». Se passerà indenne il mese che ancora la separa alla competizione elettorale e vincerà il duello con Guastaloca, il leader dei commercianti su cui il. Polo fa affidamento per rompere la «maledizione» bolognese di un sindaco comunista e postcomunista, la Bartolini potrebbe essere la prima donna a guidare una grande area metropolitana. Un risultato l'ha già ottenuto: ha raccolto l'adesione delle donne dell'Ulivo, popolari comprese. Da via della Beverara si guarda a lei come alla donna del miracolo. L'unica che può ricomporre la coalizione, impedire la nascita di liste autonome, frenare l'astensionismo. In una parola: vincere. Marisa Ostolani «Questa è la città "rossa" e anche la città di Prodi. Se lui fa una lista con Di Pietro, l'alleanza va rivista» Il sindaco di Bologna Walter Vitali