Drogo a lud rosse: 19 condanne
Drogo a lud rosse: 19 condanne Il traffico era gestito da persone incensurate che acquistavano gli stupefacenti all'estero Drogo a lud rosse: 19 condanne Cocaina e ecstasy nei locali notturni RIVOLI. La droga veniva spacciata tra i tavoli di ristoranti o in locali hard, specializzati nello scambio di coppie. Un traffico miliardario gestito da persone incensurate, titolari di locali assieme a camerieri e altri dipendenti, autotrasportatori e camionisti. Cocaina e hashish arrivavano dal Marocco, passando per la Spagna, l'ecstasy dall'Olanda. L'operazione «Spanish» che smantellò l'organizzazione nel '96, portò in carcere una trentina di persone (ora tutte in libertà). Nei giorni scorsi 19 imputati (difesi dagli avvocati Zancan, D'Antino, Sateriale, Lo Greco, Foti, Sangiorgio, Mazzuchetti) sono stati condannati con rito abbreviato davanti al gip Piera Caprioglio. La pena più alta, 8 anni, l'ha avuta Roberto Terzi, indicato come promotore, dirigente, finanziatore dell'associazione, assieme ad Alberto Mattalia (3 anni e 10 mesi) ed altri come i fratelli Claudio e Marco Sarasso (assistiti dall'avvocato Tosi) che sono stati condannati a 5 e 3 anni di reclusione. E tre anni ha avuto anche l'autotrasportatore Francesco Rizzi (avvocato Perga) che aveva trovato il sistema di rendere lucrosi i suoi frequenti viaggi in Spagna. Dove c'era il «nonno», e cioè Bernardo Chionetti (stralciato) di Mondovì, approdato dalle parti di Malaga e punto di riferimento per chi voleva acquistare droga in terra iberica. L'inchiesta coordinata dal pm Donatella Masia aveva portato alla luce tre gruppi che gestivano il traffico (è stata sequestrata droga per circa un miliardo) ma che avevano frequenti contatti e scambi tra loro. I più importanti erano quelli di Terzi-Mattalia e dei fratelli Sarasso. Meno peso sembrava avere il giro che faceva capo a Rizzi che trattava soprattutto hashish. Le indagini avevano preso avvio nel '95 dall'arresto di un ristoratore di Pianezza. Controllando le sue telefonate i carabinieri di Rivoli erano risaliti ai fratelli Sarasso. E, pedinando questi, erano arrivati aduna delle «menti» del gruppo, Alberto Mattalia (avvocato Polleri). Viveva con la sua compagna, Lolly, in un alloggio di corso Caio Plinio, ma si muoveva come un fantasma: non aveva residenza, nè indirizzo. Nè auto intestate. Lo tradì il telefono. Che usava per fissare appuntamenti con i clienti in locali hard, con scambi di coppie. La droga arrivava in Italia nascosta nei camion, che erano preceduti nei punti «caldi», vicino alla frontiera, da una staffetta. Una parte del «carico» veniva smistata nel milanese e nel bergamasco. Qualcuno aveva cercato di raggiungere le coste marocchine con una barca che aveva fatto però naufragio. Alberto Mattalia, 3 anni e 10 mesi
Persone citate: Alberto Mattalia, Bernardo Chionetti, Donatella Masia, Francesco Rizzi, Marco Sarasso, Piera Caprioglio, Roberto Terzi
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