Sulll' Enel privata cresce lo scontro
Sulll' Enel privata cresce lo scontro Il presidente dell'Antitrust, Tesauro: privatizzare in fretta per liberalizzare il mercato Sulll' Enel privata cresce lo scontro // decreto Bersani in Senato. Tanti no allo «spezzatino» IDs precisano: sono solo correzioni fisiologiche ROMA. Non ci può essere una reale liberalizzazione del mercato elettrico senza la privatizzazione dell'Enel. Giuseppe Tesauro, presidente dell'antitrust, non ha dubbi e intervenendo ad un'audizione sul decreto di riforma del settore, auspica così una accelerazione del processo di dismissioni. Va bene dunque quanto previsto dal decreto di riforma, messo a punto dal governo, che ridisegna la struttura dell'Enel trasformandola in una holding con più società operative per ogni ramo di attività ma a patto, dice, che queste siano «collocate al più presto sul mercato, considerando transitoria l'appartenenza allo stesso gruppo». Tesauro auspica anche ulteriori intereventi migliorativi. A cominciare dal tetto antitrust, previsto nella misura del 50 per cento (dal 2003) deh'energia prodotta ed importata in Itaha, con l'obbligo per l'Enel di cedere 15 mila megawatt. Una condizione quest'ultima però «non sufficiente a soddisfare gli obiettivi di apertura del mercato tenuto conto che, anche seguito di tale dismissione, escluse le importazioni, l'Enel manterrebbe una quota del 54 per cento della capacità produttiva nazionale». E Pippo Ranci, che guida l'Authority per l'energia aggiunge: i tempi previsti per la cessione della quota in esubero di capacità produttiva da parte dell'Enel rischiano di rinviare eccessivamente il processo di liberalizzazione nel mercato elettrico. «La soluzione è cambiare il decreto Bersani, con un'indicazione forte per una holding ita¬ liana che sia competitiva sul mercato internazionale, mantenendo l'unitarietà, non facendo lo spezzatino come prevede il decreto, e mantenendo la tariffa unica nazionale», questa è la ricetta del leader Cisl, Sergio D'Antoni e il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, sottolinea: «Il riassetto del settore elettrico deve essere un'occasione per creare efficienza per il Paese, non una strategia per disintegrare e privatizzare l'Enel». Mentre il presidente di Confservizi-Cispel, Fulvio Vento, esprimendo «viva preoccupazione» ribadisce la necessità che il decreto Bersani si muova nel solco della direttiva europea e dell'indirizzo dato dal Parlamento «contrastando dunque le spinte a far sì che, gattopardescamente, tutto cambi perché niente cambi». Ma dai Ds arriva pronta una precisazione: nessuno nella maggioranza e fuori ha mai messo seriamente in discussione l'impianto del decreto Bersani. Quelle in discussione sono correzioni «del tutto fisiologiche in una materia così complessa» ma che non impediscono la possibilità di recepire la direttiva Ue entro il 19 febbraio. Intanto 1' amministratore delegato della società, Franco Tato ha annunciato che l'utile netto dell' Enel nel 1998 dovrebbe attestarsi a 2000 miliardi, più che raddoppiando rispetto ai circa 970 miliardi realizzati l'anno precedente. E nel '99 la società prevede di investire 6400 miliardi, avviando un nuovo piano di rilancio degh investimenti, [r. e. s.] «Il tetto di produzione ridotto vai 50 per cento non basta a garantire in modo soddisfacente l'apertura del mercato. Bisogna fare di più» Il ministro Pier Luigi Bersani
Persone citate: Franco Tato, Fulvio Vento, Giuseppe Tesauro, Paolo Pirani, Pippo Ranci
Luoghi citati: Roma
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