Niente intesa per le banane

Niente intesa per le banane Fumata nera dal Wto, oggi Ruggiero tenta di ricucire il dialogo Niente intesa per le banane Verso la rottura le trattative Usa-Ue ha presentato lo scorso anno un nuovo regime, che però - sostiene Washington - cambia poco o niente. Ecco così che il 10 novembre scorso gli Usa hanno annunciato sanzioni pesantissime - un dazio del 100% su prodotti europei per un controvalore di circa 800 miliardi di lire- che dal 1° febbraio verranno imposte come rappresaglia. Ma Bruxelles contesta il diritto di Washington ad agire unilateralmente. La mediazione tentata da Ruggiero prevedeva l'impegno degli Usa a non mettere in atto le sanzioni prima che un apposito comitato dell'Organizzazione non si fosse espresso sul regime europeo, probabilmente entro aprile; contemporaneamente i Quindici avrebbero accettato che lo stesso comitato decidesse sull'entità delle sanzioni statunitensi. Una delicata mediazione che si è strappata ieri, quando gli Usa hanno deciso di chiedere direttamente alla Wto il via libera per le sanzioni. Sanzioni che, ha ricordato ieri un portavoce della Commissione europea «colpiranno soprattutto Gran Bretagna e Italia». Sotto il tiro dei dazi al 100%, che renderebbero di fatto invendibili le merci negli Stati Uniti, ci sono infatti prodotti come il prosciutto crudo o il formaggio pecorino. La battaglia sulle banane è però solo la punta di un iceberg che riguarda le relazioni commerciali tra Usa ed Europa. Entrambe le parti hanno scelto la linea dura non per l'entità delle cifre interessate, ma piuttosto perchè ormai la questione si è trasformata in una prova di forza che riguarda sia le due capitali sia l'effettivo funzionamento dell'organizzazione per il commercio. Ieri da Bruxelles è arrivata la minaccia di denunciare alla Wto il capitolo 301, della legge commerciale Usa, cioè quello che prevede la possibilità di attuare rappresaglie commerciali. Ma secondo molti osservatori se la minaccia europea venisse davvero messa in pratica il suo effetto sarebbe solo quello di far uscire Washington dall'Organizzazione. A complicare rapporti già tesi contribuisce anche il caso della carne bovina Usa. Proprio oggi il Comitato veterinario dei Quindici potrebbe decidere di bloccarne le importazioni perchè le procedure di controllo dei macelli d'Oltreoceano non sarebbero soddisfacenti, Sebbene l'ammontare delle importazioni sia irrisorio - 30 miliardi l'anno - il ministro dell'Agricoltura di Washington Dan Glickman ha già avvertito Bruxelles che uno stop alla bistecca americana sarebbe visto come una provocazione. Francesco Manacorda BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stati Uniti ed Europa sono ormai a un passo dalla rottura definitiva sull'import di banane. E' uno scontro, il loro, che rischia di penalizzare le esportazioni europee oltreoceano e soprattutto di aprire una crepa profonda nei rapporti commerciali tra i due Paesi. Ieri la proposta di mediazione avanzata dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale per il Commercio (Wto) Renato Ruggiero è stata respinta dagli Usa e la rappresentante commerciale di Washington, Rita Hayes, ha anzi chiesto alla Wto di approvare immediatamente le sanzioni minacciate dagli Stati Uniti contro l'Unione europea. Ma la sua mossa è stata bloccata da Santa Lucia e Dominica, due stati caraibici, che hanno affondato l'ordine del giorno proposto, spostando quindi a oggi la discussione nella Wto. La guerra delle banane nasce dal regime preferenziale finora accordato dai Quindici ai produttori di Africa, Caraibi e Pacifico e motivato dai legami che queste ex colonie hanno con alcuni Paesi europei, specie la Francia e la Gran Bretagna. Ma gli Usa, che sebbene non producano banane agiscono su sollecitazione delle loro multinazionali che raccolgono i frutti in America Latina, contestano il trattamento di favore riservato ai Paesi Acp. Bruxelles, già condannata nel '96 dalla Wto,

Persone citate: Francesco Manacorda, Renato Ruggiero, Rita Hayes