«Le banche aprano all'estero»

«Le banche aprano all'estero» «Le banche aprano all'estero» Ma Fazio teme ancora sii stranieri ROMA.Il sistema bancario italiano deve internazionalizzarsi, nei due sensi: non solo più presenza di aziende estere nei gruppi di controllo di quelle italiane, ma acquisizioni «di efficienza, non di puro prestigio» delle banche italiane sui mercati esteri. Così il ministro Carlo Azeglio Ciampi cerca di sviare i sospetti che ci sia, su questo argomento, una differente sensibilità tra Tesoro e Banca d'Italia, con la seconda un po' preoccupata per l'arrivo in forze degli stranieri nel nostro Paese. «Siamo aperti a integrazioni in ambedue i sensi» ripete. Nel documento sulle riforme economiche in Italia, presentato ieri dal Tesoro e rivolto all'estero, viene presentato come elemento positivo che istituti finanziari internazionali stiano conquistando «un ruolo più significativo nel sistema bancario italiano». Segue una lista degli azionisti esteri più importanti; si nota che la Borsa nel '98 si è dimostrata ottimista sull'aspettativa di futuri aumenti di profittabilità delle banche italiane quotate, benché «nel sistema rimangano alcuni importanti fattori di debolezza strutturale» tra cui «eccesso di personale, alto costo del lavoro e frammentazione delle aziende». I rimedi da adottare si chiamano, secondo il Tesoro, «moderazione nell'aumento dei salari nominali, privatizzazioni, fusioni». Secondo i dati riportati, ammonta a 34.400 miliardi di lire il volume delle privatizzazioni nel settore finanziario (banche e assicurazioni) dal 1992 ad oggi. Dal '90 al '97 il numero delle banche è diminuito del 19 per cento. In questo quadro si inserisce la delibera della Banca d'Italia pubblicata ieri dalla Gazzetta Ufficiale che impone da quest'anno alle banche di credito cooperativo, per poter operare, di possedere un capitale minimo di 2 milioni di eu¬ ro (3 miliardi 872 nmilioni di lire), cioè quasi il doppio rispetto a quanto previsto fino al 31 dicembre 1998. Favorevole il commento dell'associazione di categoria, la Federcasse, secondo la quale epraltro già il 95 per cento delle 572 banche di credito cooperativo sono già in regola con i nuovi requisiti. Tra le privatizzazioni imminenti, secondo alcune voci, ci sarebbe quella del Mediocredito Centrale, controllato al 100 per cento dal Tesoro. Non è però ancora chiaro quale sarebbe la sorte del Banco di Sicilia, che dopo il salvataggio ha il Mediocredito come azionista di maggioranza (40,88 per cento); si parla di un interesse della Paribas per una quota di minoranza. Il Tesoro venderebbe la sua quota nel Banco di Sicilia, con privatizzazione contemporanea dei due istituti; il Mediocredito sarebbe ceduto ai privati attraverso le vie tradizionali, offerta pubblica di vendita e trattativa privata diretta alla formazione di un nucleo di azionisti stabili nel quale potrebbero entrare le banche popolari. Inoltre, il Banco ambrosiano veneto sarebbe intenzionato a rilevare la maggioranza del capitale del Cis (credito industriale sardo) di cui già possiede il 2,14 per cento. Attualmente le altre quote sono ripartite tra il Banco di Sardegna (28,33 per cento), la Banca di Sassari (3,26 per cento) e il Tesoro (53,23 per cento). Al momento l'advisor del Tesoro, la Rothschild, sarebbe in grado di formulare una controproposta che dovrebbe essere valutata dal consiglio di amministrazione dell'Ambroveneto giovedì prossimo. A Milano, intanto, fonti finanziarie smentiscono ogni interesse della Banca commerciale italiana sul Banco di Sardegna, come invece era circolato. La Comit resta per ora vincolala alla trattativa esclusiva con la Banca di Roma, che tuttavia sembra nuovamente arenata. [r. r.] Carlo Azeglio Ciampi e, in basso a destra, il governatore Antonio Fazio

Persone citate: Antonio Fazio

Luoghi citati: Cis, Italia, Milano, Roma, Sardegna