«L'Italia moderna a metà del guado» di Stefano Lepri

«L'Italia moderna a metà del guado» Il ministero auspica una ristmlturazione più rapida. Poste, Ferrovie e politica fra i nodi da sciogliere «L'Italia moderna a metà del guado» Ciampi: le tasse sono già scese ROMA. I governi vanno giudicati sulle riforme che sanno fare, molto più che sull'andamento contingente dell'economia: per Carlo Azeglio Ciampi, fatto l'euro ora il compito principale è rendere l'Italia un Paese moderno, nei servizi pubblici, nelle leggi, nelle infrastrutture, nel funzionamento dei mercati. Due palle al piede sono Ferrovie e Poste, dove «va accelerala la ristrutturazione». Tra gli obiettivi, il ministro del Tesoro indica una nuova legge per regolare gli scioperi nei trasporti, nuove liberalizzazioni di mercati (ordini professionali, trasporti marittimi), nuove privatizzazioni che dovranno culminare nello scioglimento dell'Iri entro giugno 2000. Ci sono date, impegni precisi, per misurare se il governo realizza quanto ha promesso? Ci sono, sostiene Ciampi, nel documento che è stato presentato ieri: sintetico, scritto direttamente in buon inglese, franco su alcune «resistenze al cambiamento» che si incontrano, questo Italy's Report on Economie Reform, richiesto da obblighi europei, cerca di presentare all'estero quanto è stato fatto o avviato (liberalizzazione del commercio, dei mercati di elettricità, acqua, gas) e quanto resta da fare. Per il ministro del Tesoro «sono le riforme strutturali che danno il senso dell'avanzamento di un Paese», assai più dell'andamento economico congiunturale tanto legato a influssi esterni. Ma l'instabilità politica non rischia di allungare i tempi? E l'immagine dell'Italia non rischia di soffire molto di più dalo spettacolo della continua rissa tra i partiti, come ha detto il commissario europeo Mario Monti? Ciampi è attentissimo a non sbilanciarsi ma ammette che il problema esiste: «Penso di interpretare le parole di Monti come una sensazione che tutti quanti noi proviamo: vorremmo che ai forti avanzamenti che abbiamo fatto in campo economico, e che hanno portato ad un miglioramento dell'immagine del nostro Paese si affiancasse un miglioramento altrettanto importante per quanto riguarda la stabilità politica». Più debole sarà l'assetto politico, più rischiano di essere forti le «resistenze al cambiamento» che il Tesoro individua negli «interessi costituiti che temono di perdere privilegi o quote di mercato», facendone due esempi: alcune forze sindacali del settore trasporti, alcune associazioni di categoria dei professionisti. Si intuiscono altri casi: la riluttanza a privatizzare da parte del management delle aziende pubbliche, la scarsa disponibilità della burocrazia a lasciarsi riformare. Ciampi chiama in soccorso i giornali: «Fate ogni tanto una inchiesta su quanto è stato realizzato nella riforma dell'amministrazione: il governo non potrà che esservene grato, pur se sul momento darà fastidio». Il testo diffuso ieri dal Tesoro, pensato in inglese per essere presentabile all'estero, contiene espressioni più concrete e più crude di quanto si usi di solito in italiano: le Fs «sono l'anello debole del sistema dei trasporti italiano», soffrono di «eccesso di personale» e di «un sistema retributivo troppo generoso»; il sistema bancario soffre di «un alto costo del lavoro e di normative troppo rigide sull'impiego del personale». Più tenero il tono verso le Poste, nonostante i ritardi constatati nel periodo delle feste: la trasformazione in SpA «sta producendo effetti positivi su efficienza e trasparenza». Tutto concentrato sull'importanza delle riforme di struttura, Ciampi ieri si è rifiutato di rispondere a domande sui grandi numeri dell'economia. Unica eccezione, la conferma che le cifre finali sul '98 mostreranno «già diminuita in modo consistente» la pressione fiscale, ben al di là della restituzione al 60% dell'eurotassa. E mentre il presidente della Banca centrale europea, Wim Duisnberg, rimprovera a tutti i Paesi euro un «insufficiente impegno nel risanamento dei conti pubblici» sembra sempre più probabile che, a causa della minor crescita economica, il Tesoro sposti al 2,2 per cento, dall'attuale 2 per cento, l'obiettivo di deficit per il'99. Stefano Lepri

Persone citate: Mario Monti

Luoghi citati: Italia, Monti, Roma