IL FLANEUR DI SATURNO di Luigi Forte
IL FLANEUR DI SATURNO IL FLANEUR DI SATURNO «Anelli» settecenteschi di Sebald GLI ANELLI DI SATURNO W. G. Sebald a cura di Gabriella Rovagnati Bompiani pp. 272 L. 34.000 EBALD ama passeggiare nel tempo. Non ha bisogno di grandi distanze, gU basta il perimetro di una biblioteca, una marea di volumi e la sua mente diventa un tavolo anatomico. Viviseziona, assembla, tagba e cuce e ben presto il cadavere torna a vivere. Con testi di storia e di scienze naturali, trattati di filosofia e memoriali, carte geografiche e resoconti di viaggi, letteratura e scienza, articoli di giornale e documentari, fotografie e riproduzioni di antichi documenti, Sebald costruisce le sue anomale creature e le chiama romanzi. L'ultimo del 1995, che è anche il primo tradotto in Italia, Gli anelli di Saturno, è uscito da poco presso Bompiani a cura di Gabriella Rovagnati. Stavolta la sua biblioteca è un angolo proteso sul mare a Nord-Est di Londra: le contee di Suffolk e Norfolk. Qui Sebald è di casa e si fa chiamare Max. A Norwich precisamente, dove insegna letteratura tedesca dal 1970. Ma la sua famiglia di vecchia tradizione socialista è dell'Allgàu, dove lui è nato nel 1944. Dunque è bavarese come Enzensberger, che lo scoprì nel 1990 pubblicandogb il primo mquietante romanzo, Vertigini. Sentimenti nella raffinata collana che dirige presso l'editore Eichborn di Francoforte. A Enzensberger piaceva il gusto erudito, il gioco imprevedibile di fantasia e documento, il fiuto del segugio a caccia di particolari eccentrici e curiosi. La finestra sul mondò di Sebald è in realtà, come in certi quadri olandesi, solo uno sfondo: in primo piano c'è l'intérieur letterario dove si ritrovano con un pretesto sottile come un filo di seta (con una felice dissertazione sui bachi da seta si chiude Gli anelli di Saturno'.) personaggi stmlimi e gente curiosa per tm'mterminabile causerie. E' un teatro magico che accoghe sulla scena ciarpame storico e aneddoti letterari (splendide le pagine sull'amore platonico fra Chateaubriand e Charlotte Ives), evocazioni di giardini orientali e ghirigori sulla figura del poeta Swinburne o sulla giovinezza di Conrad, fra gebde pianure polacche e mari del Sud. Si assiste impotenti di fronte a questo bricolage che dissolve ogni barriera di tempo e spazio e trascina in pellegrinaggio ai lemmi del sapere: senza fine, in una carambola di alfabeti e linguaggi, in un viaggio che trasforma la quotidianità in spazi di archeologica fantasia. Alla fine uno cerca di ribellarsi: ma questo non è un romanzo! E' montaggio storico, documento, erudizione, ma non romanzo. E Sebald risponde che non può più lavorare con un congegno narrativo «in cui si vede sempre come si muovono le rotelhne dell'ingranaggio». Così il professore crea un narratore che coniuga il causeur e l'archivista, il mago e lo storico: non guarda solo la realtà, la cataloga. E poi vi scopre corrispondenze infinite o le inventa nel suo itinerario. Gli anelli di Saturno sono una promenade culturale e un contephilosophique con il settecentesco invito alla meraviglia. Se pensate che si vada lontano, siete fuori strada, ma non poi tanto: fino a Southwold o a Lowestoft sulla costa del Suffolk sono infatti una manciata di chilometri. Ma lungo la riva del mare può succedere d'essere catapultati d'improvviso in Ucraina o in un museo di Amsterdam, di conoscere tutto sulla pesca dell'aringa, di scorgere, come in sogno, la battagha di Waterloo o di fuggire in portantina oltre la muraglia cinese con il giovane imperatore Hsieng-feng, oltre un secolo fa. E' l'imprevedibilità, il totale effetto di stramamento che affascina nei romanzi di Sebald. Il lettore vi è coinvolto a tal punto che, nonostante la fatica, vuole andare fino in fondo e poi ancora oltre, convinto che il romanzo non finirà mai come non può finire la biblioteca reale e fantastica del suo autore. Spesso, come in questo caso, proseguire significa scendere lungo il corso del tempo: fino all'imperatore Hoang-ti, che introdusse la sericoltura in Cina duemilasettecento anni prima di Cristo, passando per la Francia di Enrico IV e l'Inghilterra di Giacomo I, grandi estimatori di quel baco da seta che produce un filo lungo quasi mille piedi. Forse è un po' la metafora degli imprevedibili percorsi di Winfried Georg Sebald, il suo lungo dipanare la vicenda umana tra mille curiosità. E' il tramestio intellettuale di uno scrittore che cerca senza posa una patria nel libero territorio del sapere. E finisce per scoprirvi, non senza delusione, solo i resti di vecchie e nuove costrizioni, il volto di una storia come grande marasma, caos impietoso che si perde nella notte dei tempi. Luigi Forte GLI ANELLI DI SATURNO W. G. Sebald a cura di Gabriella Rovagnati Bompiani pp. 272 L. 34.000
Persone citate: Charlotte Ives, Enrico Iv, Gabriella Rovagnati, Gabriella Rovagnati Bompiani, Norfolk, Saturno, Winfried Georg Sebald
Luoghi citati: Amsterdam, Cina, Francia, Francoforte, Inghilterra, Italia, Londra, Ucraina
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