UN CAVALIERE ERRANTE BUSSA DI PORTA IN PORTA di Bruno Quaranta

UN CAVALIERE ERRANTE BUSSA DI PORTA IN PORTA UN CAVALIERE ERRANTE BUSSA DI PORTA IN PORTA ATTENTI AL CANE Angelo Ferracuti Guanda pp. 171 L. 22.000 ALLE Marche, da Fermo, all'officina parmigiana di Franco Brioschi, ovvero casa Guanda. E' giunta a destinazione la lettera in forma di romanzo del postino Angelo Ferracuti. Attenti al cane, come avvisa il cartello spesso sbiadito, spesso sonnacchioso, penzolante davanti alle villette a schiera. L'io narrante lo registra sul taccuino, fra uno sfogo, una malinconia, una strana abitudine: di questo o quel destinatario. Ogni sosta una storia, una sonda infilata nella provincia, nella carta d'identità autentica, verace, che è dell'Italia. Ha quasi trentanove anni, Angelo Ferracuti. E un destino mercuriale: di cassetta in cassetta, a tracolla la borsa gonfia di raccomandate, cartoline, missive, stampe... Che noia, verrebbe da dire. E invece no. Il nostro portanotizie non è un robot, l'occhio fisso all'orologio, l'assillo di finire presto, poco importa se bene, il compito quotidiano. E' un flàneur e, quindi, un salvato: «Cammino e consegno e me ne sto sempre un po' svagato, con la testa tra le nuvole, guardo le vie solitarie dove cammino spirito da una forza sinistra. E ogni cosa che vedo, o persona che incontro, cambia i miei pensieri e la mia prospettiva. Lo sguardo si allena, diventa fiero e impietoso». «Attenti al cane»: il postino marchigiano di Angelo Ferracuti decifra la provincia, tra sfoghi, malinconie, menzognere vocazioni, Sposato, due fighe, Angelo Ferracuti indossa la divisa alle sette, la smette alle tredici. «L'ho ottenuta dopo qualche scivolone, scolastico e lavorativo. C'era un concorso per titoli, l'ho vinto... Non è che coltivassi speciali, alate aspirazioni». Perché la letteratura non è un mestiere, bensì un intermezzo, ima scorciatoia, un infernotto spalancato e così inaccessibile agli alfieri dell'ovvio. «Due i miei modelli: Romano Bilenchi, maestro di stile, e Beppe Fenoglio, l'artigiano di un realismo al diapason». Italiane, ma non unicamente, le sponde di Ferracuti. Il misantropo per vocazione, per necessità, per estetica molla che va su e giù lungo Attenti al cane è un osservatore, come il cronista di Sherwood Anderson. A bordo di una sgangherata 112 Abarth, è il testimone di un mondo piccolo eppure - cambiano i tempi - catapultato dai media nel villaggio globale, dai media irreversmilmente.snaturato, ingigantito. «I ritmi di vita non sono molto più lenti di quelli dominanti nelle metropoli. I vantaggi via vi si assottigliano, appesantendo le indigene servitù. Come il controllo sociale, implacabile, inesorabile. I paesi, le piccole città altro non sono che dei parlatori, telefoni senza fili, voci che corrono di bocca in bocca sino a raggiungere - capita - lo stadio menzognero della metamorfosi». Attenti al cane non rappresenta il debutto di Angelo Ferracuti. Esordì con Norvegia, a cui seguì Nafta, per i tipi di Transeuropea, alias Canalini. «A guidarmi verso la pubblicazione furono Giovanna Bemporad, la traduttrice dell'Odissea, e Mario Spmella, nonostante difendesse un'idea narrativa tanto diversa». La galleria dei «maieuti» non si esaurisce qui: «Debbo almeno ricordare Joyce Lussu, una moralista d'antan, affascinante e insieme irritante: demoliva tutto, subito allargando, sulle macerie, un velo affettuosissimo. E Claudio Piersanti, che mi ha condotto da Guanda». Attenti al cane, dunque. «Una solitudine al cospetto della moltitudine, ancorché liquida, a ranghi sparsi» è la scommessa affrontata da Angelo Ferracuti. Il suo cavaliere errante passa in rassegna un'umanità né triste né beta, affogata nel limbo, disarticolata, marionette esaurite, anime aspirate, essiccate, cloroformizzate. Di appartamento in appartamento, un itinerario tragico, di una tragicità folgorata nell'essenza, un ottovolante che, a motore spento, lascia il passeggero ottenebrato, smarrito, ammaccato. Angelo Ferracuti, come il Silvio D'Arzo di Casa d'altri evocato nell'epigrafe, non esita: «Ci sono sottili dolori, certe situazioni e rapporti, che mi commuovono assai di più di una città distrutta dal fuoco». L'alcolista che cerca rifugio nei Legami familiari di Clarice Lispector, il padre separato che per vedere il figlio la notte di Natale si traveste da Santa Klaus, il bambino battezzato Gei Arre, le «madonnine» slave lungo strade non asfaltate.... Evitando di consolare e di consolarsi, disdegnando la lacrima e la pillola sociologica, il postino Ferracuti regge lo sguardo della realtà. Nuda. Insofferente di qualsiasi fronzolo. Indecifrabile come la mano che si ostina a depositare nella buca per le lettere, giorno dopo giorno, una busta bianca, e vuota. Bruno Quaranta «Attenti al cane»: il postino marchigiano di Angelo Ferracuti decifra la provincia, tra sfoghi, malinconie, menzognere vocazioni, strane abitudini ATTENTI AL CANE Angelo Ferracuti Guanda pp. 171 L. 22.000

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