«Baci e abbracci», una commedia riuscita
«Baci e abbracci», una commedia riuscita PRIME CINEMA «Baci e abbracci», una commedia riuscita Vini: e gli struzzi stanno a guardare BELLA commedia del tempo dell'«economia al primo posto». Come tanti italiani contemporanei, in «Baci e abbracci», quarto film diretto dal trentacinquenne livornese Paolo Virzì (e pure nell'imminente «Panili sporchi» di Mario Monicelli), tutti sono squattrinati disperati: assediati dai debiti, dalle scadenze e dagli arretrati, inseguiti dagli strozzini e dalle bollette, respinti dalle banche, minacciati di pignoramenti e fallimenti, senza riscaldamento (mancano i soldi per il bombolone del gas), senza vie d'uscita. I protagonisti del film corale di Virzì sono tre ex operai disoccupati toscani che hanno tentato l'iniziativa privata mettendo su un disastroso allevamento di struzzi da carne, l'Asa, Azienza Struzzi Associati, e il salernitano Francesco Paolantoni che avendo visto fallire e dovuto chiudere il ristorante di cui era proprietario vuole soltanto il suicidio. Per un equivoco alla «Ispettore generale» di Gogol, gli uni scambiano l'altro per 1 assessore cho dovrebbe procurar loro certi finanziamenti pubblici. Lo invitano in casa a Natale, lo adulano, lo rimpinzano, lo tentano con una ragazza, lo circondano di cortesie e d'affetto; la esuberante amicizia interessata sconcerta l'ospite frastornato, smarrito, che una volta emersa la verità per poco non viene picchiato. Ma Paolantoni ricorre al proprio talento di cuoco, prepara un gran pranzo, nutre tutti, e nel calore del cibo, delle strette dei corpi, dei baci e degli abbracci, i protagonisti ritrovano il piacere di vivere e una specie di speranza (ora progettano d'aprire un ristorante). «Non si soffre più» è lo slogan che ripetono in coro saltando, come una rivendicazione: e alla festa s'uniscono pure i giovani musicisti ospitati nella stalla, veri animali sudicioni autobattezzatisi «Gli Snaporaz» con il nome dato da Fellini a Mastroianni e guidati da Carlo Virzì, fratello del regista. Il tema di «Baci e abbracci», che non potrebbe essere meglio scelto e più attuale, è affrontato con realismo e sarcastico divertimento, né si può accusare il finale di spirito accomodante: nella realtà, milioni di persone combattono crudelmente coi soldi ma sopravvivono. I non-attori sono scelti e diretti bene, mentre Francesco Paolantoni della tv si rivela un ottimo interprete: e le intonazioni dialettali livornesi risultano più naturali che macchiettistiche. E' melenso qualche momento «poetico» preso in prestito da Scola o da Tornatore: fiocca di notte una neve leggera e (chissà perché) magica, che ai ragazzi fa venire voglia di piangere e d'abbracciarsi; appaiono nella bruma Giuseppe con Maria e Gesù in groppa all'asinelio, aureolati e sperduti personaggi d'un presepe vivente; si presentano sogni radiosi e lussuosi. Cattive idee: mentre nel film molto riuscito scandito in capitoli (La Vigilia, Il pranzo di Natale) è bellissimo il modo stralunato, perplesso e severo con cui gli esotici struzzi contemplano dall'alto il dibattersi dei loro allevatori-killer. Lietta Tornabuoni BACI E ABBRACCI di Paolo Virzì con Francesco Paolantoni Massimo Gambacciani, Isabella Cecchi, Paola Tiziana Cruciani, Edoardo Gabbriellini Daniela Morozzi, Carlo Virzì Commedia Italia, 1999 Cinema Adua 200, Eliseo Rosso Romano di Torino; Ducale 1 Mignon di Milano; Ambassade 1 Atlantic 1, Broadway 1, Ciak 2 Empire, Excelslor 1, Paris Quirinale 1, Reale 1 di Roma
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