Madaski, l'uomo che fu ballare l'Italia

Madaski, l'uomo che fu ballare l'ItaliaSul palcoscenico del Festival il musicista considerato il mago dei remix e la supermodella del momento Madaski, l'uomo che fu ballare l'Italia «Con l'elettronica sperimento la creatività» TORINO. Sorrido, questo bel Madaski, contemplandosi il suo vistoso pellicciottone ecologico di pelo bianco e nero. «So che al Festival c'è una commissione per l'abbigliamento. Vorrei dirigere l'orchestra con questo cappotto: me lo permetteranno?», e ghigna. Il signor Madaski è anche professore di musica, e l'hanno chiamato per accompagnare a Sanremo i debuttanti dr. Livingstone; ma è probabile che il pellicciottone resti nel guardaroba dell'Ariston, e quella del Festival sarà solo una balzana esperienza per il re italiano del tedino beat e del remix, che nel suo studio della natia Pinerolo insegue progetti di tutt'altra musica. Trentatré anni, un gigantone di riccioli rasta, alla vigilia di una tournee nel giro tutto riservato dei club, Madaski ha appena scoperto che il suo ultimo album, «Da shit is serious», ha avuto l'onore di una citazione sulla bibbia del musiebusiness internazionale, il Billboard, per gli sviluppi drum'n'bass e ragamuffin e per le voci (anche quella di Raiss degli Almamegretta) innestate sulla distorsione elettronica. E' un apripista di questo filone, lui. Non sarà roba per tutti, d'accordo; ma l'ultima ola parla quel linguaggio, e Madaski si definisce un compositore: «I campionatori sono l'orchestra del nostro tempo d'oggi, e nei secoli i compositori hanno sempre usato quel che avevano sotto mano». All'anagrafe signor Francesco Caudullo, di padre siciliano e di mamma piemontese, grazie a una preziosa inventiva il musicista Madaski è in- seguito da una turba affollata di artisti che vogliono far diventare ballabili i loro brani, con quei famosi remix dei quali lui è ritenuto un mago. Madaski, quando è in studio a lavorare, sbatte via tutti. E' la solita leggenda dell'artista genialone? «E' vero che a me piace far da solo. In un remix devi dare la tua interpretazione di un brano, non puoi avere tra i piedi qualcuno che ti distrae». Battiato si è affidato spesso a lei, anche per «Shock in my town». «Ci lavoro bene. Avevo già preparato varie versioni di "Strani giorni", e in "Gommalacca" ho lavorato su 4 pezzi». Ma che mestiere è il remixer? «Diciamo anzitutto che io sono un musicista che con una cultura elettronica cerca di manipolare la struttura delle canzoni. I remix si fanno per far ballare la gente nei club, o per sperimentare la creatività in un terreno dominato dalla tecnica. Ma la creatività resta indispensabile, nella musica, se vuoi dare un'impronta netta ai pezzi di un altro. Quando remixi un brano di Battiato, uno della Ruggiero, o di Jovanotti, come io ho fatto, si sbiadisce l'appartenenza originaria; è come se cancellassi l'inchiostro della partitura. L'elemento fondamentale è tenere solo la voce, e rifare tutto il resto: a volte, non tengo neanche la velocità globale del pezzo». E questo suo terzo disco, «Da shit is serious»? «Come mi occupo principalmente di trame musicali, ho potuto notare che al mio tipo di basi si applicano assai bene le voci. E allora ho chiamato ospiti diversi, da Reeno ai Soul Kingdom dei Casinò Royale alla voce delle Funky Roberta Bacciolo per la cover di "Forest" dei Cure: ma gli ho lasciato la loro creatività, gli ho solo dato indicazioni di massima. E poi ho rivisto il tutto. A me piace intervenire in una seconda fase, mi piace trattare tutto, anche le voci, come strumenti. Secondo me, la musica che faccio è purezza, e per questo mi sono messo con l'ironica borsa dei dollari sulla copertina: non ti piace la mia roba? Amen». E' ancora negli Africa Unite? «Certo. Il disco nuovo uscirà in primavera». E' vitale la scena italiana to chno? «Non sono esterofilo, ma mi augurerei che l'Italia fosse più concorrenziale. Le major continuano ad investire per esportare certa musica, gli altri restano eterni emergenti. C'è inadeguatezza di strutture ed idee». Marinella Venegoni Il tour: 28 gennaio Salerno, 29 Napoli, 30 Roma, 12 febbraio Cuneo, 19 Torino Hiroshima, 20 Padova, 3 marzo Milano, 5 R. Emilia, 12 Genova, 13 Bologna Terzo disco e tournée per l'arrangiatore di tanti successi come «Shock in my town» di Franco Battiato «Non sono esterofilo ma vorrei tanto che riuscissimo ad essere più concorrenziali» r Wm

Persone citate: Francesco Caudullo, Franco Battiato, Marinella Venegoni, Roberta Bacciolo