Siamo malfatti

Siamo malfatti LETTERE AL GIORNALE Parrucchiere e libraio fanno politica. Il dionisiaco che c'è in noi La marcia su Milano Quanti dicevano che senza i partiti non si fa nulla dicono oggi che senza i partiti non si fa politica. Esistono ancora ceti non protagonisti che hanno bisogno dei partiti per esprimersi? La marcia silenziosa per la sicurezza di sabato scorso a Milano mi ricordò la mag gioranza silenziosa dei primi Armi Settanta. «No, disse il parrucchiere, questa è opposizione». Il parrucchiere si offese quando il libraio suo vicino non l'invitò all'inaugurazione della sua bottega. Il parrucchiere passò una settimana a Londra durante le feste di Natale perché gli piace come si vive in quella«città. La poetessa dal cattivo carattere sarebbe morta da sola se non l'avesse assistita la moglie del parrucchiere. La moglie del parrucchiere va tutte le domeniche a scuola con il suo cane per imparare a trovare sepolti e dispersi nelle calamità. Oretta Dalle Ore, Milano Fratellanza e Spinelli Ho letto «Fraternité» su La Stampa di venerdì. Mi è piaciuto. Penso che senza il pensiero forte la fratellanza non si regga né si spieghi: il fondamento è Dio, il Padre, come lo ha sentito Gesù. E' in Dio che si rivela la mia identità e la tua: di fratelli. Mi servirà per l'omelia di domenica per il «convertirsi» Mt. 4.12 seg. Un bravissimo a Barbara Spinelli; sapesse quanto mi ha fatto pensare. Appunto bisogna ritornare al pensiero forte. Torno ora (ore 23) da una riunione di giovani ed ho trattato dell'editoriale «Il trono vuoto del papa». Solo starei attento con Drewermann perché esiste anche quell'altra dimensione che non toglie il peccato ma certi sensi di colpa: ad es. dovuti ad una sbagliata educazione. Con Drewermann ho capito meglio certi brani del Vangelo e affermazioni bibliche altrimenti inspiegabili. Perché oltre la componente razionale c'è nell'uomo anche il mondo dionisiaco e il suo inconscio. Anche il mondo dell'uomo è trinitario. don Giuliano Gigli, Rosora (An) Tornatore e l'infortunio del Teatro Stabile A proposito dell'ultimo «infortunio» del Teatro Stabile di Torino, che ha cancellato dal cartellone lo spettacolo di Giuseppe Tornatore, vorrei raccontare nei dettagli, essendone stato protagonista, quel che accadde con il Puntila di Trionfo-Buazzelli, episodio ricordato da Osvaldo Guerrieri nella sua analisi. Il Puntila di Brecht fu scelto dalla direzione collegiale: Messina, Morfeo, Bartolucci, Doglio. Io, com'era mio dovere, mi sobbarcai l'onere (e il piacere) di predisporre una produzione quasi perfetta, con attori di livello e... con tutti i contratti firmati. Avevo anche firmato il contratto di Carotenuto, prima di accorgermi che Grassi - alfiere di Brecht in Italia - aveva messo il veto, per un precedente sgarbo di Carotenuto al Piccolo di Milano e a Brecht. Ero andato da Helene Weigel a Berlino, accompagnato da Giulio Einaudi e Giorgio Zampa (che non era il traduttore, ma un amico e un eccellente interprete). Avevo ottenuto i diritti, ma mi trovai senza l'attore. Annunciammo la produzione solo dopo che mi ero garantito il grande Tino, con contratto firmato! Nuccio Messina, Torino La Guleghina non teme di dire la verità Su La Stampa dell'I 1 gennaio l'articolo di Armando Caruso dal titolo «Guleghina: non canterò più a Mosca», riporta dichiarazioni del grande soprano, che ci confortano. Ci fa enorme piacere che uno dei soprani più importanti, un'artista celebre, invitata in tutto il mondo, non abbia paura di dire la verità anche a costo di pungere qualcuno. Un coraggio, quello della Guleghina, che dimostra il suo grande amore per la musica, perché amare vuol dire anche difendere. Da anni io e tanti altri colleghi ci battiamo contro certe arbitrarie manomissioni registiche, che non rispettano l'opera d'arte, la quale per ciò stesso - deve essere presentata e riproposta nella sua autenticità. Ci auguriamo che, con l'intervento di artisti coraggiosi come Maria Guleghina, venga a cessare la moda registica degli «ammodernamenti», che - disorientando il pubblico, deturpando i capolavori musicali - sono, purtroppo, un'operazione anticulturale. Giuseppe Zecchino, Milano Segretario nazionale Artisti Lirici «Nessun equivoco con D'Alema» Sulla Stampa di ieri è stato pubblicato un articolo che mi riguarda. Personalmente non ricordo «incomprensioni» con il Presidente del Consiglio sui temi di politica estera. Rilevo invece, e ne sono profondamente grato al presidente D'Ale¬ ma, che a seguito della mia nomina ad altro incarico da parte del Consiglio dei Minsitri, egli ha voluto pubblicamente affermare il suo apprezzamento per il contributo da me offerto come capo dell'Ufficio del Consigliere Diplomatico. E' un riconoscimento che mi onora e che mi ricompensa di ogni altra diversa interpretazione. Vi prego di credermi. Giovan Battista Verderame Roma Consigliere Diplomatico del presidente del Consiglio dei Ministri Di incomprensioni, ad esempio nei primi giorni del caso Ocalan, ve ne sono state. Ma ciò nulla toghe, anzi avvalora, le espressioni di apprezzamento di D'Alema. [m. mo.J Uno scatto buonista sulle biotecnologie Circa il coinvolgimento del governo italiano nell'impugnativa olandese della Direttiva comunitaria sulle invenzioni biotecnologiche, vorrei far presente il carattere surreale in cui ci stiamo trovando dopo questo «scatto di reni» buonista del Consiglio dei mùiistri. 1) Per fortuna esiste già un Brevetto europeo a Monaco di Baviera in seguito ad una Convenzione internazionale ratificata anche dall'Italia che viene rilasciato tranquillamente alle invenzioni biotecnologiche con buona pace di Verdi, sette religiose riformate e non, politici pentiti e legislatori nervosi che non conoscono neanche il contesto legislativo in cui vorrebbero operare. 2) Lo stesso vale per la cosiddetta convenzione Upov in materia di varietà vegetali per cui gli strilli della Vandea nostrana incapace di adeguarsi alle tecniche moderne cadono comunque nel vuoto aggravando ulteriormente l'uscita definitiva dai mercati dei prodotti agricoli nazionali. 3) Anche in Italia, sapendo benissimo di dover rispettare le leggi vigenti, si possono già rilasciare brevetti biotecnologici, per cui la Direttiva Comunitaria si configura soltanto come un modo per uniformare le legslazioni nazionali, così da impedire disparità di trattamento, favorire lo sviluppo economico promosso dalle innovazioni biotecnologiche, migliorare la protezione della salute e la qualità della vita. 4) A questo punto si dovrebbero azzerare anche la rettifica italiana del trattato sul Brevet.o europeo, la partecipazione nazionale alla convenzione Upov, e riportare la legge-invenzione ai tempi di Benito che, come noto, volle vietare la brevettabilità dei farmaci, :ol brillante risultato di distruggere per decenni la ricerca e le industrie farmaceutiche italiane (...). prof. Vittorio Menesini Segretario generale Società italiana studio proprietàintellettuale Il Novecento di Bettiza Gradirei sapere se gli articoli di Enzo Bettiza sulla storia del '900 che la Stampa pubblica al sabato verranno raccolti in un libro. La pubblicazione è molto interessante, ma la «conservazione» delle pagine del giornale crea sempre qualche problema: a lungo termine, il libro è insostituibile (altro che computer!). Massimo Taggiasco taggy@iol.it Fuori dal coro Per un errore di trasmissione, è stata ripubblicata ieri una vecchia rubrica di Paolo Guzzanti. Ce ne scusiamo con le lettrici e i lettori.