LETTERE

LETTERE LETTERE AL GIORNALE Dopo il suicidio nel carcere C'è una canzone triste nel mio cuore: così un noto cantante. Così mi sento di fronte alla notizia di quanto è avvenuto nella Casa Circondariale di cui sono cappellano. Chi ha il compito di sorvegliare deve prendere provvedimenti ed andare fino in fondo: anche se la persona deceduta non è di cittadinanra italiana. Non posso fare a meno che essere vicino ai familiari di questo giovane, alla moglie e alla figlia di pochi mesi e ancora sono accanto ai detenuti, provati da tale fatto è ora in uno stato di ovvia tensione; e sono vicino al direttore e a chi ha il compito di amministrare questo luogo. Le confidenze, le amarezze, le difficoltà che ricevo sono molte. Si potrebbe dire che quanto avvenuto sia un episodio a parte, che ci si auguri non accada altre volte. Si sa che la debolezza umana porta a compiere gesti particolari, ma d'altra parte si sa pure che l'intelligenza umana può arrivare a fermare o lenire certe situazioni. Questo avvenimento ci deve far compren¬ dere come il limite del fratello segna l'inizio della mia responsabilità; limite che richiede di rimboccarsi le maniche in un impegno generoso senza limite. Un invito a fare nuovi tutti i rapporti. Il perdono è l'elemento base per ripartire. Come è bello non fermarsi al limite del proprio fratello, ma incontrarsi con il fratello che ha dei limiti! Uno scritto questo che, forse, ha la pretesa di far comprendere che il tempo che trascorro nella Casa circondariale di piazza Don Soria è per portare la luce dove vi è tenebra, sale dove vi è ancora poco sapore, speranza dove vi è disperazione, unione dove c'è divisione, verità quando viene calpestata, giustizia nella fermezza che quello che compio lo compio nel nome di Colui che mi ha mandato Gesù Cristo e mi ha inviato a tutti: italiani e immigrati. E a chi fosso venuto in mente la deprecabile frase «Uno straniero in meno fra noi» posso solo affidarlo alla misericordia e alla bontà di Dio nostro Padre. Non è uno straniero in meno fra noi, ma un uomo. Don Gi, Alessandria

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