Sepolti da una montagna di carta

Sepolti da una montagna di carta Sepolti da una montagna di carta Via delle Orfane, la sede più fatiscente LA GIUSTIZIA CHE ARRANCA VIA delle Orfane 20. Il portoncino è chiuso. La scala che porta al corridoio della seconda sezione civile inaccessibile. In tutto il palazzo, per scendere e sabre, rimane una sola rampa di scale, oltre a un ascensore. «Se ci scappa un incendio, con i corridoi ingombri di armadi pieni di fascicoli... io ho declinato ogni responsabilità». Mario Garavelli, presidente del Tribunale, non osa parlare di quel palazzo come di una trappola per topi. E' un piemontese che non ricorre mai ai toni forti. Ma i topi, ammette, fanno grande compagnia ai corpi di reato accatastati nell'archivio sistemato nei sotterranei dello stesso palazzo. Una delle dodici sedi del Tribunale. La meno sicura, e la più fatiscente. Simbolo di una giustizia che arranca sommersa da sempre più nuove cause e che si deve arrangiare in condizioni di forte degrado per numero di organici e mezzi a disposizione. «E poi accade che un giudice possa ammazzarsi per lo stress, e ci si. stupisce», mormora Garavelli. Via delle Orfane 20. Si riparte da quel portone chiuso perché non esistono carabinieri per presidiarlo adeguatamente. Incredibile, ma pare sia andata proprio così. Si entra dal numero civico 20 e al primo piano la rappresentazione della giustizia proiettata verso il nuovo millennio si arresta di fronte allo spettacolo della cancelleria delle esecuzioni immobiliari: 5476 fascicoli sparsi in quello stanzone, per terra, sui tavoli, sistemati negli scaffali a loro volta piazzati ovunque rimanesse uno spazietto libero. E tutt'intorno una trentina di legali nell'affannosa ricerca della documentazione che interessa loro. Carta, montagne di carta. Da suk giudiziario. I computer stanno altrove. Nelle stanze dei giudici. Una conquista moderna. Finalmente. Ma le cause devono essere raccolte sui pavimenti. Là giacciono faldoni su faldoni. Garavelli non enfatizza. Elenca i progressi delle sezioni civili nello smaltire il mitico arretrato paragonabile solo qualche anno fa a una corazzata Potiemkin in disarmo: 40 mila cause ordinarie nel 1990, scese a 37 mila due anni dopo. Risalite, ma ancora scese e ridottesi a 21.478 a fine settembre scorso. Metà sono state assegnate alle nuove sezioni stralcio. Si sta per rientrare nella normalità? «Le pare la normalità che il nuovo palazzo di giustizia sia in costruzione dal 1988 e che il nostro tribunale continui ad avere sedi sparse per tutta la città? L'archivio è alle Vallette, uffici in via San Secondo, in via Bologna, in via Del Carmine, oltre al blocco centrale di via Corte d'appello e delle vie limitrofe. Per un centi- naio di giudici, 101 per l'esattezza, metà dei quali assegnati alle sezioni civili. Un organico decisamente sottodimensionato in proporzione ai carichi di lavoro e al personale di quelli di Roma e Napoli, e pure di Milano. Il nostro è il quarto tribunale d'Italia per ordine di grandezza. E quando si dovrà applicare la riforma del giudice unico - con 170 magistrati - sarà comunque ingestibile. Troppo grande». Garavelli pesa le cifre e pesca quella più grave: la pianta organica del personale amministrativo, 255 posti, 79 vacanti, considerati anche gli ultimi trasferimenti al Sud. «Sono soprattutto gli assistenti e gli operatori giudiziari a mancare. Quelli che vanno in udienza. Il risultato è che i giudici civili debbono verbalizzare da sé anche le udienze. Gli arnministra- tivi fanno solo più le notifiche. Rispetto ad altri uffici è un problema tutt'altro che trascurabile. Sommato ai carichi di lavoro, si può capire la fatica di tanti magistrati». Le ultime parole del presidente sono per il ministero: «Bisognerebbe che a Roma si rendessero conto della disparità di tratta- mento fra le varie sedi giudiziarie». Evocato, il Guardasigilli si materializzerà a Torino a fine settimana: sabato a Torino lo attendono impegni di partito, ma anche le autorità giudiziarie e lo stesso presidente dell'Ordine forense per la «grana» del Palagiustizia di corso Vittorio. Oliviero Diliberto troverà i 40 miliardi che servono per completare il complesso? Per ora il ministro non si sbilancia. Ma fa sapere, attraverso le agenzie di stampa, che verrà a Torino anche per incontrare Alberto Oggè, il procuratore capo di Novara e soprattutto il marito della dottoressa Lo Moro. Per porgergli le sue personali condoglianze. Anche il Consiglio superiore della magistratura ieri ha ricordato (con un minuto di silenzio) la figura del giudice scomparso tragicamente. E, in una lettera al presidente della Corte d'appello, oltre a esprimere «rimpianto per la perdita di un valoroso magistrato», rilancia la denuncia di Garavelli. Scrive: «Per la mancanza di strumenti atti a porre rimedio a una situazione più volte segnalata di drammatica carenza degli organici aumenta il senso di frustrazione», [al. ga.] Da sinistra Mario Garavelli e il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto sabato a Torino

Persone citate: Alberto Oggè, Mario Garavelli, Oliviero Diliberto

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Novara, Roma, Torino