«L'hanno dimessa troppo in fretta dal Martini»

«L'hanno dimessa troppo in fretta dal Martini» La direzione sanitaria: era stata rimandata a casa perché aveva superato la fase acuta della malattia «L'hanno dimessa troppo in fretta dal Martini» Pensionata muore dopo il secondo ricovero, la figlia accusa Dimessa dall'ospedale Martini, è stata di nuovo ricoverata poche ore dopo. Novantaquattro anni: «Non riesco a respirare, mi fanno male i polmoni». Luisa Riva è morta ieri mattina su un letto del reparto di Medicina accanto a quello dove otto giorni fa l'avevano dimessa. E ora la figlia. Rosa Maria Munno, si domanda se le dimissioni dall'ospedale hanno potuto accelerare qualche modo la fine: «Non chiedevo il miracolo, mi rendo perfettamente conto dell'età e degli acciacchi di mia madre». Ma il dramma del distacco non conosce «però», fa più male quando quando c'è l'ombra del dubbio: «Vorrei mi dicessero che è stato fatto tutto il possibile - si tormenta -. Vorrei la verità: mi giurino che non è stata mandata a casa solo perché era anziana, perché non c'era più nulla da fare. O peggio: perché servivano letti liberi in ospedale». La direzione sanitaria del Martini risponde: «La signora Riva non è stata dimessa per far posto a nessuno. Il reparto non era intasato, e se anche lo fosse stato, avremmo sempre potuto trasferirla in un altro reparto. Non è nostra abitudine rimandare a casa i pazienti in pericolo. Quella donna è stata dimessa sempbcemente perché aveva superato la fase acuta della malattia». Luisa Riva, classe 1905, sarà sepolta domani mattina. Rosa Maria Munno non è convinta, tiene stretta in mano una vecchia foto in bianconero, chiede un'indagine interna: «Come si fa a vivere col sospetto che qualcosa sarebbe cambiato, se l'avessero tenuta in reparto? I suoi ultimi giorni sono stati tremendi. Vorrei che i medici si mettessero una mano sulla coscienza e mi dicessero che hanno davvero fatto il possibile. E se non è così, che non succedesse più». Il punto è che sul foglio di dimissione della Riva era scritta fin troppo chiara la situazione clinica della donna: polmonite, scompenso cardiaco, e altri problemi al cuore e ai polmoni. «E come si può dimettere una persona in queste condizioni? Come si può mandare a casa una novantenne col cuore che può cedere da un momento all'altro?». Non ci sono e non ci saranno denunce. Ma come togliersi quel dubbio atroce dalla mente? «Quando i medici mi hanno detto che mia madre poteva essere portata a casa li ho guardati fisso negli occhi. Mi sono sentita persa, perché a casa, mia madre, è subito peggiorata. Le ho preparato un brodino, non l'ha toccato. Soffriva, e si vedeva. Dopo qualche ora ho richiamato l'ambulanza. E al Martini dove poco prima l'avevano dimessa hanno detto che era grave, che doveva essere ricoverata subito». Maria Munno sostiene che al sesto piano del Martini, nel reparto di medicina dove hanno accompagnato le ultime ore della madre, «sono stati davvero premurosi: l'hanno seguita in modo esemplare fino alla fine». Ma prima? «Mettetevi nei miei panni. Mia madre in quelle condizioni e un medico che ti dice: "La porti a casa, non c'è ragione perché sua madre stia ancora qui da noi». . [m. acc] «Viste le sue condizioni sarebbe stato opportuno trattenerla in reparto»

Persone citate: Luisa Riva, Maria Munno, Rosa Maria

Luoghi citati: Medicina