Lo «007 della Valsusa» ricostruisce i delitti ordinati dal dirigente del Sismi suicida di Alberto Gaino
Lo «007 della Valsusa» ricostruisce i delitti ordinati dal dirigente del Sismi suicida Lo «007 della Valsusa» ricostruisce i delitti ordinati dal dirigente del Sismi suicida «Ammanavo per fare un favore» La fine dell'architetto di Chieri Servizi segreti che compaiono e scompaiono come ombre, da copione, intorno a una caserma periferica dall'attività apparentemente più innocua: deposito di divise militari. Ma anche agende dell'assassinato che svaniscono nel nulla, documenti di lavoro che fanno la stessa fine, accertamenti di polizia lacunosi persino sulle modalità dell'omicidio. Il caso venne frettolosamente archiviato e, 13 anni dopo, è stato riesumato solo grazie alla spontanea confessione dell'assassino. Quel Franco Fuschi che ha sommerso la Procura di notizie di reato. Vere e false. Fra le prime spiccano i racconti di undici omicidi, tutti già chiusi come «casi insolutb. Fuschi li ha riaperti rivelando di aver ucciso perché sorpreso a rubare in case isolate o, meno credibilmente, per provare la precisione di un fucile su un «bersaglio mobile». Noir di campagna scanditi da una torbida casualità che sarebbe piaciuta a un regista come Chabrol? Non tutti. Per tre della serie Fuschi ha prospettato ben altro scenario. «Fu per fare un favore a Mario che ammazzai Asteggiano, Lea e Mantovani. A Mario non si potevano rifiutare favori». Mario sarebbe stato niente meno che il dirigente del Sismi trovato morto, nel luglio del 1994, in un'insolita posizione per un suicida: appeso al porta-asciugamani del bidè di casa, a Roma. Teatrale, ma Mario Ferraro compare nel rinvio a giudizio di Fuschi come il mandante di quei tre delitti. Vero o falso, se ci si attiene ai fatti che stanno emergendo in corte d'assise, la morte di Ivo Asteggiano, un architetto di 32 anni, appare comunque segnata da troppe strane coincidenze per liquidarla come venne fatto in seguito alle prime indagini. In aula il pm Gabriella Viglione ha strapazzato un colonnello (al tempo capitano) e un maresciallo dei carabinieri che si occuparono del caso. E ha chiarito: «Fuschi ha confessato di aver atteso Asteggiano al rientro a casa, di averlo colpito con una baionetta e inseguito per finirlo. L'architetto cercò la fuga gettandosi in un prato. Il particolare non era mai stato rivelato dai giornali che si attennero fedelmente al rap¬ porto dei carabinieri. Allora, non si effettuò alcun rilievo nei dintorni della villetta. Ci si fermò all'evidenza: Asteggiano si era trascinato sino a casa prima di spirare. Era la sera del 12 giugno 1986. Asteggiano rientrava da una cena con gfi allievi di una delle sue classi. Era un insegnante precario, ma anche un professionista che lavorava per il Comune di Chieri: stava completando il censimento di un'ampia zona del territorio della cittadina. «Dovevamo recarci casa per casa - ha spiegato ieri in aula il collega Renato Lucca - prendere nota degli immobili esistenti e compilare per ciascuno una schieda informativa da mettere a disposizione dell'architetto Vernetti, in- caricato di redigere la variante del piano regolatore». Due giorni dopo la morte di Asteggiano, Lucca si recò dai carabinieri di Chieri a dire che il collega aveva avuto dei problemi con il proprietario del numero civico 47 di via Monti: «Gli aveva strappato due volte la scheda, non voleva che si censisse il suo immobile». Dopo la morte di Asteggiano, Lucca avrebbe completato la documentazione che però è scomparsa dall'archivio del Comune di Chieri. Soltanto quella scheda. Che non era stata consegnata nemmeno all'architetto Vernetti. Le coincidenze aumentano con il rapporto dei carabinieri di Chieri al pm delle prime indagini: «Non esiste il numero civico 47 di via Monti». Il nuovo pm rincara: «Eccome se esiste. Corrisponde a ima cascina e nelle sue adiacenze c'era e c'è tuttora un edificio militare». L'assistente di polizia Gian Claudio Vianzone non ha scritto allo Stato maggiore dell'Esercito per saperne di più. Una «fonte confidenziale» lo aveva messo sull'avviso, indicando quella caserma come un centro logistico dei servizi segreti. Così si è rivolto a un maresciallo di stanza in quell'edificio militare e ha appreso che in fondo a quella via periferica si stoccano divise militari. Mistero chiarito oppure no? Asteggiano aveva fatto più di una scoperta andando casa per casa. Alberto Gaino Il caso venne archiviato tredici anni fa come «delitto insoluto». Il professionista fu trapassato da una baionetta davanti a casa Da sinistra la villetta davanti alla quale venne ucciso Ivo Asteggiano: delitto di cui si accusa Franco Fuschi; qui a fianco il pubblico ministero Gabriella Viglione
Persone citate: Franco Fuschi, Gabriella Viglione, Mario Ferraro, Renato Lucca
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