«Il boom economico che non c'è »

«Il boom economico che non c'è » «Il boom economico che non c'è » «Gli Usa fanno festa sull'orlo di un crack» LESTER THUROW L'ECONOMISTA DEL «MIT» CAMBRIDGE AL punto di vista economico gli ultimi due anni sono stati favolosi. L'inflazione è sparita; la disoccupazione, come gli omicidi, è scesa a livelli mai visti dagli Anni Sessanta, e la crescita marcia vigorosa al 4 per cento. Il mercato borsistico ha reso irrilevanti i milionari (in dollari). Per essere ricchi, oggi, bisogna essere imbardali. Nulla a memoria d'uomo può essere paragonato a ciò che è accaduto nel biennio 1997-1998. Persino negli spensierati Anni Ottanta «l'indice della miseria)» - inflazione più disoccupazione - era sempre stato assai più alto. Nel messaggio sullo Stato dell'Unione di stanotte, il Presidente Clinton ci ricorderà probabilmente che ci troviamo nel mezzo della più lunga espansione in tempo di pace della storia americana. Eppure, come sempre in economia, esiste un altro aspetto. Uno sguardo leggermente più lungo mostra che i redditi della famiglia media non sono aumentati dall'inizio degli Anni Settanta, anche se le mogli, in media, lavorano 15 settimane in più all'anno di quanto non facessero allora. Il reddito reale per l'80 per cento della forza lavoro maschile è al di sotto di quel che era all'epoca. Quasi il 90 per cento dei guadagni di Borsa sono andati a quel 10 per cento di famiglie più facoltose, ed il 60 per cento di americani meno ricchi non possono trarre beneficio dal boom borsistico, poiché non posseggono alcuna azione. Ci sono stati anni migliori in passato: nel 1964-65 la crescita raggiunse il 6,5 per cento, l'inflazione era assai più bassa nel 1961-62, e la disoccupazione era al 3,5 per cento nel 1968-69. Ma gli americani non vogliono sentire questa musica, così come non vogliono saper nulla dell'impeachment di Clinton. La statistica che meglio definisce gli ultimi due anni è il tasso di risparmio negativo registrato per la prima volta nel settembre '98. Tassi di risparmio negativi non si vedevano dal 1933. La Grande Depressione era in corso, la disoccupazione si avvicinava al 30 per cento, i redditi erano crollati, gli ammortizzatori della disoccupazione dovevano ancora essere inventati, nessuno sapeva cosa fosse lo Stato sociale, e se si voleva mangiare, bisognava vendere i propri beni. Il consumo superava i redditi perché troppe persone non avevano alcun reddito. La storia è assai diversa, però, per i tassi di risparmio negativi del 1998. Gli americani si sono sentiti ricchi a causa del boom borsistico, e non sorprende che abbiano voluto spendere parte della propria nuova ricchezza. I consumi hanno superato i redditi non perché i redditi siano calati, ma perché la ricchezza è cresciuta. Gb americani erano stanchi di veder crescere la propria ricchezza sulla carta, e volevano sentire e toccare un po' dei loro soldi con una macchina sportiva «più grande di quella del mio vicino», con case da 300 metri quadri, o con qualche altro bene cospicuo. Questo ragionamento suona sensato fino a che non ci si riflette per più di un microsecondo. Il tasso di risparmio negativo è stato registrato per la prima volta in settembre, quando la Borsa cedeva. In quel momento c'erano reali timori di un collasso americano simile al crollo economico del Giappone nel 1990. La Russia stava crollando, portando con sé al¬ cune grossissime banche. Bankers Trust e la Bank of America avevano annunciato miliardi di dollari di perdite. Il Brasile era scosso, come lo è ora. E come ora, sembrava verosimile che portasse con sé il resto dell'America latina. Il governo stava organizzando un salvataggio da mille miliardi di dollari per un «hedge fund», il Long Terni Capital Management, per evitare che esso tirasse giù il sistema finanziario. Alla direzione della Federai Reserve, Alan Greespan abbassò i tassi d'interesse tre volte in quattro settimane, una delle quali in situazione d'emergenza. A settembre nessuno prevedeva un balzo in avanti dei prezzi azionari per novembre. Chi si era mostrato ottimista ad agosto, veniva disprezzato. Ma nessuna di queste cattive notizie ha scoraggiato il desiderio di spendere degli americani. La gente consumava come se la Borsa fosse in crescita, mentre in realtà stava calando. Gli americani volevano semplicemente far festa. E in parte per questo il mercato è tornato su. Sembra dunque che le questioni interessanti circa il 1997-98 siano probabilmente sociologiche, non economiche. Sono stati due anni buoni, economicamente, ma pare che a noi sembrino assai migliori dal punto di vista sociologico di quanto non indichino i fondamentaU. Perché? Ci sono molte ragioni per far festa. Si può far festa per celebrare una vittoria. In qualsiasi modo si giudichi la situazione americana negli ultimi due anni, certo è che è stata la migliore del mondo. Nel 1990 solo una delle 10 azien¬ de a grande capitalizzazione del mondo era americana. Nel 1998 nove su 10 erano americane. Si può anche far lesta per scacciare dalla mente, almeno per un po', cose cui non si vuole pensare. C'è molto da scacciare dai pensieri: il processo per l'impeachment, i bambini che muoiono in Kosovo, il fallimento dell'accordo di pace in Medio Oriente e il caos in Africa. Io sospetto che gli analisti politici si sbaglino sull'impeachment del presidente Clinton. Essi spiegano i sondaggi che sostengono il Presidente con il credito che l'opinione pubblica gli dà per la situazione economica, e con il timore di distruggerne i buoni risultati. Ma davvero tanti americani credono che il bel tempo in economia sparirà se sparirà anche il Presidente? Infine si può far festa semplice¬ mente per annunciare: sono ricco. In questo caso, più grande è la festa, meglio è. Il solo scopo della festa è rendere i vicini invidiosi del mio successo. Gli americani possono naturalmente voler festeggiare per una qualsiasi di queste ragioni, Ma devono ricordare che, come ogni festa, i bei tempi prima o poi finiscono. Ma chi vuole pensare alle prospettive del 1999 - l'esplosione del nostro deficit commerciale, il collasso incipiente del Brasile, il rallentamento della crescita economica - quando la festa del 1998 è ancora in corso? Lester C. Thurow Professore d'Economia Massachusetts Institute of Technology Copyright The New York Times La Stampa «Si sbagliano gli analisti politici secondo cui gli americani non vogliono l'impeachment di Clinton perché temono che possa porre fine alla crescita» Una giornata schizofrenica per Clinton A sinistra l'avvocato Charles Ruff che oggi lo difenderà davanti alla Commissione impeachment Il procuratore Kenneth Starr, deciso a destituire il Presidente

Persone citate: Alan Greespan, Charles Ruff, Kenneth Starr, Long Terni

Luoghi citati: Brasile, Giappone, Kosovo, Russia