Metà dei condannati evita il carcere

Metà dei condannati evita il carcere Giustizia sempre più virtuale: solo pochi pagano anche le pene pecuniarie Metà dei condannati evita il carcere Servizi sociali alposto della cella Giustizia virtuale. Indagini, processi, condanne, ma al momento dell'esecuzione della pena, toh, la sorpresa: dei 10 mila condannati l'anno scorso in Piemonte a una pena definitiva, una buona metà ha evitato di finire in cella perché o ha ottenuto l'affidamento ai servizi sociali o, in attesa di averlo, ha beneficiato della legge Simeone che sospende automaticamente l'esecuzione delle condanne non superiori ai 3 anni (che diventano 4 se si dimostra di essere tossicomani). Con il varo di questa legge, nel giugno scorso, il carico di lavoro del Tribunale di sorveglianza è aumentato del 30 per cento e, senza che siano stati adeguati gli organici di magistrati e cancellieri, i tempi per esaminare le istanze dei condannati restati in libertà sono slittati di almeno un anno. Un «bonus» extra che si aggiunge a sconti di pena, reiterabili nei diversi gradi di giudizio, e alla certezza per tanti di conquistare, alla fine del percorso giudiziario, Inaccesso» all'affidamento al servizio sociale. Ma che cos'è questo servizio? Una firma su registro della questura o un incontro una tantum con uno degli appena 58 assistenti sociali che il ministero ha previsto per l'intera regione. Altro che attività risarcitone con cui rendere effettive le sanzioni alternative. Il Parlamento, qui, latita. Il legislatore si ricorda ancor meno delle vittime dei reati. Scegliamo un esempio quasi a caso? Carlo Giacoma - finanziere finito nei guai dopo il fallimento per 30 miliardi, nel 1993, della Commissionaria Italiana srl - fu condannato tre anni dopo a 4 anni di carcere per avente distratti 8. La pena iniziale era di 6 anni: per aver chiesto il giudizio abbreviato ottenne lo sconto di un terzo. E fu il primo: il codice consente di recuperare il tempo risparmiato all'ingolfata amministrazione giudiziaria ricorrendo poi in appello. E, arrivato un mese fa davanti ai giudici di secondo grado, Giacoma ha rinunciato al processo e per questo ha avuto il secondo sconto di pena. Scesa così a 2 anni e 6 mesi. Commento dell'avvocato Carlo Mussa, legale dei creditori costi¬ tuitisi parte civile: «Non abbiamo riavuto una lira. Nemmeno il risarcimento delle spese processuali che i giudici avevano condannato Giacoma a pagare». Nel frattempo l'imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione. Chissà che in quella sede, per una improvvida e recente leggina ad hoc per processi in corso, non patteggi e ottenga un terzo sconto. La Legge ha pensato anche ai detenuti che, avendo ancora due anni di carcere da scontare, ora possono ottenere gli arresti domiciliari. «Sono quelli cui, prima, erano stati negati tutti gli altri benefici», ricorda Mario Vaudano, presidente del Tribunale di sorveglianza del Piemonte e Valle d'Aosta. L'ufficio che nell'ultimo anno giudiziario (dal luglio 1997 a quello scorso) ha gestito l'ingresso di 14.109 persone negli istituti penitenziari delle due regioni, mentre 11.359 ne sono uscite nello stesso periodo. Tradotto in carichi di lavoro per i 10 magistrati dell'ufficio, si è trattato dì esaminare 12.400 fascicoli, comprendenti ciascuno più istanze. Due le udienze per settimana, 120 casi per volta. Dice Vaudano: «Non si può decidere della vita delle persone in 2 minuti». Ma è così che va a finire, malgrado il suo impegno e quello di altri giudici. Il Tribunale di sorveglianza è diventate un tappo sull'atto finale del percorso giudiziario: l'esecuzione della pena. Tant'è che, incaricato pure di convertire in misure di libertà vigilata (la solita firma su un registro di commissariato) le condanne non rispettate a una multa, non ce la fa. «Non con i nostri organici. La sanzione della multa non esiste più», ammette Vaudano. «Del resto, che senso ha convertire in un provvedimento ridicolo una multa di 50 milioni non pagata?». Ultima sorpresa: le pene pecuniarie non pagate dai condannati e «passate» al Tribunale di sorveglianza sono 11 mila. Ma quanti pagano le multe inflitte dai giudici? Il sospetto che siano pochissimi è forte. Anche questa è giustizia virtuale. Alberto Gaino E la legge Simeone salva chi ha avuto meno di tre anni LE SENTENZE IN PIEMONTE Ogni anno 10 mila condannati al carcere La metà evita la prigione, fra sospesi e affidati al servizio sociale Solo a Torino 1500 affidati al servizio sociale La legge Simeone severa con cni sta già in cella: accettate 28 delle 644 istanze di scarcerazione presentate da detenuti Al macero 11 mila condanne pecuniarie Ogni anno i procuratori denunciano i mali della giustizia ma poco cambia

Persone citate: Alberto Gaino, Carlo Giacoma, Carlo Mussa, Mario Vaudano

Luoghi citati: Piemonte, Torino, Valle D'aosta