Si riaccende il Kosovo

Si riaccende il Kosovo L'esercito albanese in stato di massima allerta dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri jugoslavo Si riaccende il Kosovo Feriti anche due ispettori delVOsce ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO S'infiamma ancora la crisi nel Kosovo, dove per la prima volta verificatori dell'Osce sono stati feriti ieri pomeriggio nelle vicinanze di Decani. Altissima la tensione tra Jugoslavia ed Albania, dopo le dure dichiarazioni rilasciate dal ministro degli esteri jugoslavo Zivadin Jovanovic. Accusando l'Albania essere «il trampolino delle infiltrazioni terroristiche» in Jugoslavia, Jovanovic aveva detto giovedì che Belgrado è decisa a difendere con ogni mezzo i propri confini. Così, ieri sera, U ministero della Difesa albanese ha annunciato la messa in stato d'allerta dell'esercito in tutto il Paese: «Il nostro esercito è pronto a compiere senza esitazioni il suo compito fondamentale di preservare 1' integrità dell'Albania - recita il comunicato del ministero -. Le nostre forze armate sono profondamente motivate dal loro dovere verso la patria». Fino a sera però, l'attenzione intemazionale era rimasta puntata sull'agguato ad un osservatore britannico dell'Osce ed al suo interprete serbo, colpiti mentre viaggiavano a sul proprio veicolo, in convoglio con un altro mezzo dell'Osce. Secondo un portavoce dell'Organizzazione, gli spari provenivano «apparentemente da un'area controllata dagli indipendentisti albanesi dell'Uck». I due, trasportati immediatamente all'ospedale di Pristina, sono fuori pericolo. Poco dopo, al loro capezzale è arrivato il capo della missione dell'Osce in Kosovo, il diplomatico americano William Walker. «I nostri verificatori sono stati presi di mira, non si sono trovati per caso in mezzo a una sparatoria», ha detto il portavoce dell'Osce a Vienna, Mons Nyberg, aggiungendo che non si sa ancora chi abbia sparato. «Certo, si tratta di una cosa molto spiacevole ha detto -. E' la prima volta che qualcuno della missione viene ferito nel Kosovo. Ma di sicuro non porterà all'evacuazione dei verificatori. Si tratta per il momento di un incidente isolato. Rafforzeremo le misure di sicurezza per tutto il personale sul terreno, ma il nostro lavoro non cambierà». «La missione andrà avanti malgrado tutte le difficoltà», ha affermato un paio di giorni fa il nuovo presidente di turno dell'Osce, il ministro degli Esteri norvegese Knut Vollebaeck. La sua prima visita nel Kosovo si è conclusa con un importante successo dell'Osce: la liberazione, dopo trattative estenuanti, di otto soldati jugoslavi presi in ostaggio dai ribelli albanesi. Ma poche ore più tardi sono ripresi i combattimenti. Le truppe di Milosevic, appoggiate da colonne di carri armati, hanno attaccato ieri due villaggi a Sud di Pristina, in direzione del confine macedone. Secondo fonti albanesi, nei bombardamenti sono stati uccisi sei civili. Belgrado sostiene invece di avere ucciso quindici guerriglieri dell'Uck. «Il governo jugoslavo sembra prepararsi a una nuova grande offensiva nel Kosovo», ha dichiarato il comandante in capo delle forze Nato, gen. Wesley Clarice, in visita in Bosnia. «Se non verrà trovata al più presto una soluzione politica, la guerra riesploderà in tutta la sua forza non appena farà un po' più caldo», ha aggiunto l'alto ufficiale militare, ricordando che sono tuttora in vigore le minacce dei bombardamenti della Nato contro le postazioni serbe. Per impedire gli attacchi aerei degli alleati nello scorso ottobre, il presidente jugoslavo Milosevic aveva infatti acconsentito a ritirare una parte delle sue forze dal Kosovo. Ma in seguito agli scontri di Natale, Belgrado ha rimandato sul terreno nuovi,' unità militari i on l'in¬ tento di sferrare l'offensiva finale contro l'Uck. Le battaglie di iori, dopo l'ultima uccisione di un agente serbo, sono state le più violente dall'inizio della tregua. I verificatori del''Osce, che hanno nuovamente tentato di mediare tra le due parti, non hanno ottenuto il permesso dalle forze serbe di recarsi sul luogo degli scontri. 1 negoziati tra serbi e albanesi sembrano più lontani che mai. «Non trattiamo con i terroristi», ha confermato il vice premier di Belgrado Nikola Sajnovic, incaricato di occuaparsi del Kosovo. tngrid Badurina Colpiti un osservatore britannico e il suo collaboratore locale forse dal fuoco dei separatisti Ei^^^Sfc In alto, tank serbi tra i villaggi di Racak e Petrovo Qui accanto nella stessa zona un osservatore dell'Osce

Persone citate: Knut Vollebaeck, Nikola Sajnovic, Wesley Clarice, William Walker, Zivadin Jovanovic