Vigevano, sarà centro per clochard con il «Servizio francescano» di Claudio Bressani
Vigevano, sarà centro per clochard con il «Servizio francescano» Vigevano, sarà centro per clochard con il «Servizio francescano» Il bar del clan apre ai poveri Sequestrato alla famiglia di usurai Valle AVIGEVANO NNI fa il bar era di un clan criminale, fu acquistato con i soldi estorti a decine di commercianti e piccoli imprenditori finiti nella spirale dell'usura. Era il punto di ritrovo di pregiudicati. Ora sarà trasformato un centro di accoglienza per poveri e senzatetto gestito dall'associazione «Servizio francescano». La cerimonia di consegna è oggi alla presenza del presidente della Camera dei deputati Luciano Violante e di don Luigi Ciotti, dell'associazione «Libera» che si batte per la confisca e il riutilizzo a fini sociali dei beni della criminalità organizzata. La legge che lo consente è del '96, ma l'applicazione è complessa e prevede una lunga serie di tappe burocratiche: il caso di Vigevano è uno dei primi giunto a buon fine in Italia. Quello che fino al febbraio '97 si chiamava bar «La Giada» è in viale Artigianato, sulla circonvallazione della città, e ha un valore catastale di 472 milioni. Apparteneva al clan Valle, la fa- miglia di Reggio Calabria che aveva avviato un vorticoso giro di prestiti ad usura e in diversi casi non esitava a ricorrere a vere e proprie estorsioni per costringere le vittime a pagare. Nella rete erano finiti a decine, per lo più negozianti, piccoli imprenditori, artigiani. La famiglia continuò a fare affari d'oro per anni accumulando un piccolo impero immobiliare, finché un'orefice vigevanese, Maria Grazia Trotti, non trovò il corag¬ gio di denunciare tutto alla polizia. Scattarono gli arresti in flagranza e, quando il clan era dietro le sbarre e faceva meno paura, numerose altre vittime si decisero a recarsi in commissariato per firmare denunce contro i Valle. Ne nacquero due maxi processi, finiti con condanne passate in giudicato per circa 40 anni di carcere complessivi. Intanto si avviò la procedura per il sequestro e poi la confisca dei beni del clan, sancita definitivamente dalla Cassazione nel '96. Con il bar «La giada» passò al Comune una villa da un miliardo e 63 milioni in via Oroboni poi assegnata all'associazione «La Fucina» che si occupa di disabili. Allo Stato andarono un'altra villa da 718 milioni in via VaUetta Fogliano (forse sarà usata dalla polizia) e 4 appartamenti a Vigevano, Cilavegna ed Alagna per 427 milioni. Il programma della giornata di oggi prevede a partire dalle 15 un incontro con Violante e don Ciotti al teatro Cagnoni su «L'uso sociale dei beni confiscati alla mafia». Subito dopo in municipio il sindaco Valerio Bonecchi e il presidente dell'associazione «Servizio Francescano» Cesare Porro firmeranno la convenzione per la concessione dell'immobile. Infine il presidente della Camera, quello di «Libera» e le altre autorità effettueranno un sopralluogo all'ex bar del clan Valle e anche alla villa di via Oroboni. Claudio Bressani ANCHE COSI' SI SCONFIGGE LA CRIMINALITÀ' Oggi consegna dell'edificio con Luciano Violante presidente della Camera e don Luigi Ciotti fondatore di «Libera»
Persone citate: Cesare Porro, Luciano Violante, Valerio Bonecchi
Luoghi citati: Alagna, Cilavegna, Italia, Reggio Calabria, Vigevano
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