Si tinge sempre più di «giallo» la morte del custode-bracciante di Bormida di Fabio Pozzo

Si tinge sempre più di «giallo» la morte del custode-bracciante di Bormida Si tinge sempre più di «giallo» la morte del custode-bracciante di Bormida Perì nel rogo: è un omicidio? La perizia del Cis alimenta i sospetti delpm SAVONA. Romano Olivieri, il bracciante-custode trentunenne di Bormida trovato morto carbonizzato nella sua auto nell'ottobre scorso, potrebbe essere stato vittima di un tragico scherzo oppure ucciso intenzionalmente. Entrambe le ipotesi non sono state escluse dagli inquirenti, che hanno invece espresso forti dubbi sull'accidentalità del rogo e sull'ipotesi del suicidio. A suffragare l'origine dolosa dell'incendio, che ha distrutto la Fiat Croma ferma in una piazzuola della strada provinciale Carcare-Bormida, sarebbero le conclusioni della perizia effettuata sui residui del veicolo dal Cis di Parma, il centro d'investigazioni scientifiche dei carabinieri. Il primo elemento emerso è legato al punto di partenza delle fiamme. L'incendio sarebbe divampato dall'abitacolo della «Croma». Non dal vano motore, non dal serbatoio collocato nella parte posteriore dell'auto. Tali risultanze confuterebbero l'ipotesi della perdita accidentale di benzina. Sono state trovate inoltre tracce di carburante sotto il sedile anteriore destro e sulla stoffa del sedile posteriore, sempre sul lato destro, mentre non ne sono state trovate nel bagagliaio. Ciò confermerebbe ulteriormente che non c'è stata perdita dal serbatoio, nè dalla pompa del vano motore. Ma a ridurre ulteriormente quest'ultima ipotesi c'è un'altra considerazione: il liquido infiammabile che ha svolto funzione di accelerante delle fiamme sarebbe di tipo dissimile dal carburante contenuto nel serbatoio della Fiat Croma. Senza contare che, se ci fosse stata una perdita di benzina, quest'ultima sarebbe evaporata in breve tempo. E poi, quale innesco? Non sarebbe bastato un mozzicone di sigaretta. Messa da parte l'ipotesi accidentale, potrebbe trovare spazio quella del suicidio. Olivieri potrebbe aver portato con se una tanica di liquido infiammabile: se lo è rovesciato addosso e ha innescato il rogo... Ma la perizia del Cis mette in forte dub¬ bio anche questa soluzione. Perchè non è stata trovata la tanica, nè sono stati trovati residui che potrebbero far risalire ad essa. E poi perchè non sono state trovate tracce di liquido infiammabile sul cadavere. E allora, cosa potrebbe essere successo? Un passo indietro. Olivieri è nell'auto, intontito dall'alcol (è emerso dall'autopsia). Qualcuno versa il liquido infiammabile nell'abitacolo, dal lato passeggero, e gli dà fuoco. Il bracciante si dibatte tra le fiamme (lo conferma la postura innaturale del cadavere), non riesce a liberarsi dal rogo, muore per asfissia e ustioni. Se così fosse, allora è stato un'omicidio prerintenzionale (lo scherzo), o un omicidio volontario? Lo diranno le indagini, svolte dai carabinieri di Cairo e coordinate dal procuratore capo Vincenzo Scolastico. Fabio Pozzo La Fiat Croma distrutta dalle fiamme. Nel riquadro: Romano Olivieri

Persone citate: Romano Olivieri, Vincenzo Scolastico

Luoghi citati: Bormida, Carcare, Cis, Savona