«Ergastolo, deterrente contro la criminalità» di Claudio Giacchino

«Ergastolo, deterrente contro la criminalità» Il Pannunzio: no all'abolizione «Ergastolo, deterrente contro la criminalità» Petizione firmata da Valiani, Soldati Gabri, dalle vedove Casalegno e Croce Chissà se al ministro della Giustizia Diliberto sono fischiate le orecchie. Eh sì, perché al Centro Pannunzio ieri s'è sostenuto l'esatto contrailo di quanto va dicendo il Guardasigilli e cioè che l'ergastolo va mantenuto, che abolirlo è una stupidaggine infinita come l'orizzonte: oltre che un oltraggio, anch'esso senza fine, alle vittime della criminalità. Inoltre, l'avvocato Gabri ha definito DiUberto «il peggior ministro di sempre, ogni giorno ne dà prova ulteriore». Lo storico centro culturale presieduto da Franco Quaglieni, per una mattina, è dunque diventato roccaforte dei sostenitori del carcere a vita come deterrente massimo della violenza seminata dalla delinquenza. L'avvocato Gabri ha presentato una petizione al Parlamento contraria alla sempre più ventilata abolizione dell'ergastolo. Petizione nobilitata in calce da firme illustri: tra cui quelle di Leo Vallarli, uno dei padri della Costituzione, dello scrittore Mario Soldati, degli accadenùci dei Lincei Giovanni Tabacco e Giorgio Gullini. Tra i firmatari anche due donne che hanno avuto la vita segnata dalla criminalità: le vedove di Fulvio Croce e Carlo Casalegno, il presidente dell'ordine forense e il vicedirettore de La Stampa assassinati dalle Brigate rosse. In fondo, anche la firma di Wilma Baudino: era una ragazzma quando, 29 anni fa, Giorgio Panizzari, delinquente comune poi diventato terrorista dietro le sbarre, uccise suo padre nell'assalto all'oreficeria di corso Agnelli. Panizzari è stato graziato da Scalfaro, a Natale è ridiventato uomo libero. Gianvittorio Gabri, sordo alle minacce di morte dei brigatisti, nel 1977 accettò di succedere a Croce nella guida degli avvocati torinesi. L'avvocato Gian vittorio Gabri Ha illustrato significato e contenuti della petizione: «E' un falso storico sostenere che l'ergastolo è incostituzionale, prova ne sia che la Suprema Corte nel 1956 ne ribadì la piena legittimità... purtroppo viviamo nel paese di Pinocchio, in un Paese in cui esiste la pena di morte: quella che con sempre maggiore frequenza i criminali decretano per le persone per bene. Gli abolizionisti? Stolti e pie dame che non sanno come impiegare il tempo». Di fatto il carcere a vita è già parola vuota giacché sconti di pena, semilibertà, talvolta la grazia, schiudono le porte delle galere dopo 20-26 anni. Nel 1981 con il referendum gli italiani votarono per il mantenimento dell'ergastolo e con questa petizione, ha ricordato Franco Quaglieni, «diamo voce a loro, a quei 77,3 per cento della popolazione che disse "La massima condanna non va tolta"». Già, il referendum. Violante ha appena sostenuto che il responso di queste consultazioni popolari vale 5 anni, decade con la fine della legislatura. Sarcastico Gabri: «Ridicola questa scoperta che adesso i referendum hanno una validità, dovremo scrivergli sopra il timbro di scadenza, come sulle scatole di conserva». Gian Paolo Zancan è succeduto a Gabri alla presidenza dell'ordine forense. Convinto abolizionista, rifugge da polemiche, «rispetto ogni opinione», e afferma di condividere i principi di Diliberto, «il carcere a vita non è im deterrente, farlo scomparire è ima questione di civiltà giuridica contenuta nella Costituzione. Tre sono gli unici veri, sicuri deterrenti: certezza, rniraediatezza e adeguatezza delle pene». Claudio Giacchino La vedova dell'avvocato Fulvio Croce presidente dell'Ordine forense ucciso dalle Brigate rosse nel 1977 Ha firmato anche lei la petizione presentata in Parlamento contro la ventilata abolizione dell'ergastolo L'avvocato Gianvittorio Gabri